19/10/2018

Censura contro i pro life. Ma c’è ancora chi grida che il re è nudo

Vanno moltiplicandosi, da un po’ di tempo a questa parte, gli episodi di spietata censura nei confronti di iniziative pro life e pro family. L’ultimo, com’è noto, con la richiesta di rimozione dei manifesti fatti affiggere a Roma, da ProVita e Generazione Famiglia, contro la pratica dell’utero in affitto. Iniziativa che ha meritato il pronto intervento della Cirinnà nei confronti del sindaco Virginia Raggi, in quanto i manifesti sarebbero lesivi dei diritti degli omosessuali (dei diritti dei bambini, neanche un accenno, verrebbe da sottolineare…). Quello della senatrice dem non è l’unico intervento “punitivo” di cui si è resa protagonista. Già lo scorso aprile, arrivò ad invocare, insieme alle consigliere del PD al Campidoglio, il ritiro del permesso di affissione per il maxi manifesto di Roma. Si pensi, ancora, all’increscioso episodio che ha riguardato gli Universitari per la Vita, aggrediti da un gruppo di pro choice durante un volantinaggio di sensibilizzazione sul tema dell’aborto, regolarmente autorizzato, presso l’università La Sapienza.

Si aggiunge, poi, all’elenco degli assalti alle iniziative pro life, un’altra assurda vicenda di pochi giorni fa che ha avuto come protagonista l’avvocato Pietro Guerini, presidente del Comitato No194 che si batte per l’abrogazione della legge sull’aborto, il quale ad appena un’ora e mezza dall’inizio del corteo pro life che aveva organizzato a Milano lo scorso 13 ottobre, con ben 500 partecipanti, si è visto annullare l’evento tramite un provvedimento della Questura di Milano con una motivazione singolare: la presenza di Forza Nuova tra i partecipanti, che avrebbe dato all’evento «una connotazione differente da quella oggetto del preavviso formale». Più che una motivazione, diremmo una scusa, considerato che Forza Nuova è un partito legale, che corre regolarmente nelle elezioni italiane e avrebbe avuto il diritto di manifestare pubblicamente il suo pensiero, come qualunque altro partito, partecipando al corteo di Milano. Non solo: questa “presenza” era stata registrata già alle due precedenti edizioni senza alcun problema da parte delle autorità. Cosa c’era di diverso stavolta? Guerini, in un suo comunicato sull’accaduto, dichiara: «Da parte mia confermo la linea che abbiamo sempre tenuto in questi anni, apertura a tutti coloro che sono antiabortisti, quindi abrogazionisti, a prescindere dal credo politico».

Quando, come nel caso delle recenti campagne pro life, il linguaggio, nella sua semplicità spiazzante, si rifiuta di servire il totalitarismo dilagante, va senza indugio censurato. E uno dei mezzi più efficaci usati oggi per realizzare questa operazione di vero e proprio imbavagliamento culturale è il generoso impiego del termine “discriminazione”, con cui si procede a tappare la bocca ai cosiddetti “bigotti”, “retrogradi”, o anche “fascisti” (che non guasta mai), colpevoli di dissentire dal pensiero dominante che trasforma magicamente gli abortisti in paladini della libertà e i pro life in criminali.

Ma evidentemente la forza esplosiva del grido di chi afferma che, semplicemente, il re è nudo può arrivare a corrodere l’ideologia, buttando all’aria il suo castello di carte costruito sul nulla, e questo il potere lo sa e forse proprio per questo ricorre alla forza.

Manuela Antonacci

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