20/09/2016

Chi ama la vita è alla ricerca de La Verità...

È da ieri in edicola un nuovo quotidiano: La Verità, fondato e diretto da Maurizio Belpietro.

Noi di ProVita, che ci pregiamo di essere incessantemente volti alla ricerca della verità, guardiamo con molto interesse a questa nuova testata che, dal punto di vista bioetico, ci sembra ispirata ai medesimi valori che sono riferimento e guida per la nostra Redazione.

Il nostro Presidente ha quindi rivolto alcune domande al Direttore Belpietro, il quale gentilmente – nonostante il gran da fare di questi giorni – gli ha dato pronta risposta. 

  • Perché un altro giornale cartaceo?

La risposta sta nella testata. Perché c’è bisogno di un giornale che dica la verità e che voglia dare le notizie invece di nasconderle. Troppo spesso i giornali pubblicano ciò che piace ai loro editori, omettendo ciò che dispiace. Noi pubblicheremo ciò che piace ai Lettori, che sono e saranno i nostri soli padroni.

  • Anche i sovietici usavano il nome Verità (Pravda), per lei la verità è un bene assoluto o soggetto a opinioni individuali?

I comunisti oltre che della verità hanno abusato anche di altri sostantivi, come libertà, democrazia, popolo e perfino repubblica. Dovremmo perciò bandire questi sostantivi dal dizionario perché Stalin se ne impadronì? Non scherziamo: la verità è un bene a cui dovremmo concorrere tutti quanti, garantendo ai cittadini il massimo e non il minimo dell’informazione.

  • Quali sono le sue opinioni su temi come aborto, fecondazione artificiale e utero in affitto, famiglia e matrimonio, gender a scuola, libertà educativa e sul ruolo dei genitori nell’educazione dei propri figli, unioni civili, eutanasia e droga libera?

Andiamo con ordine. Io penso che quando c’è di mezzo la vita umana non ci può essere il Far West. Un bambino è tale anche se non è nato. Anche se non ha personalità giuridica. Anni fa pubblicai la foto di un bambino mai nato. Il padre aveva ucciso la madre pochi giorni prima del parto e i nonni materni scelsero di vestire quel bambino come se fosse nato. L’Ordine dei giornalisti lo considerò un oltraggio, io pensai e continuo a pensare che quella foto servisse a far riflettere. Anche se per la legge il bambino non esisteva, la foto testimoniava l’esistenza di una persona e non di un fantasma.

la_veritaPer quanto riguarda la procreazione artificiale, diciamo che ho molti dubbi. Capisco che ci siano persone che desiderano diventare genitori, ma che questo sconfini in qualche cosa d’altro, come la libertà di scegliersi il tipo di figlio o l’utero in affitto, sfruttando povere donne che vendono la propria maternità in cambio di soldi, lo ritengo eticamente inaccettabile, soprattutto se viene da persone che sempre si impancano a dare lezioni in difesa dei diritti dei più deboli.

Quanto alla famiglia, io credo che lo stato debba aiutare le famiglie, con una politica attiva che favorisca le nascite. Un aiuto che non si deve fermare solo alle politiche di sostegno, ma che deve sancire la libertà educativa e il rafforzamento del ruolo dei genitori nell’educazione dei propri figli. Lo stato invade già a sufficienza la vita delle persone e non credo che ci sia bisogno che si intrometta anche nella libertà d’istruzione.

Quando sento che addirittura si impongono regole per insegnare ai bambini della scuola elementare il gender e la libertà di indirizzo sessuale, inorridisco. E non perché io voglia limitare il diritto di ogni individuo a scegliere o ad assecondare le proprie tendenze sessuali, ma perché penso che non sia una questione in cui si debbano intromettere lo stato o la scuola. La vita sessuale è meglio lasciarla in camera da letto, senza imporre modelli su banchi di scuola.

Venendo invece alle unioni gay, capisco che le persone omosessuali vogliano trovare un modo per definire anche legalmente questioni come l’eredità, l’assistenza sanitariia e altro. Ma che c’entra il matrimonio? Perché copiare una cosa che è altro e serve alla tutela della famiglia?

Infine, due parole su eutanasia e cannabis. Ci sono persone che scelgono di togliersi la vita, perché sofferenti nell’animo o nel corpo. Ma perché lo Stato le deve aiutare? In alcuni paesi ci sono cliniche specializzate che danno la cosiddetta dolce morte e lo stato non solo regola la somministrazione mortale, con le sue leggi, ma perfino incassa le tasse sul mercato dei decessi. Non vi pare un po’ troppo? E il ragionamento sull’eutanasia vale anche per le droghe. Io non credo che uno stato spacciatore sia il modo migliore per aiutare le persone dipendenti dagli stupefacenti. Di sicuro però è un modo per guadagnare. Se non bastano le tasse, ci si rifà con la droga.

Toni Brandi

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