30/10/2014

Comitato Articolo 26 – Sentinelle contro l’ideologia gender

Sentinelle dell’educazione e ganglio connettore dell’alleanza scuola-famiglia: questo vuole essere il Comitato Articolo 26 di Roma.

A fronte della dilagante imposizione dell’ideologia gender nelle scuole di ogni ordine e grado, tendenza che è andata anche ad istituzionalizzarsi con la presentazione di mozioni ad hoc nei singoli comuni -come in quello di Roma- o con la redazione di programmi specifici ispirati anche dai famosi opuscoli dell’UNAR, risulta necessario riprendere in mano il proprio ruolo di educatori con coscienza e consapevolezza.

Per questo motivo il 4 settembre l’insegnante Maria Chiara Innarelli ed un nutrito gruppo di genitori, docenti, pedagogisti e psicologi hanno dato vita al Comitato Articolo 26 .

Innarelli è stata intervistata da Marco Guerra di Intelligonews e ed ha avuto modo di approfondire le ragioni che hanno portato alla nascita del Comitato ed agli scopi i cui membri si pongono.

Da dove nasce l’esigenza di formare questo comitato?

«Nell’arco di un anno e mezzo abbiamo assistito alla vicenda degli opuscoli dell’Unar che avrebbero dovuto educare gli alunni alla teoria del gender (poi fortunatamente ritirati), all’attivazione di corsi all’affettività che propugnavano la fluidità dell’identità sessuali e all’affidamento da parte del Comune di Roma a “Scosse”, associazione promotrice delle tematiche di genere a livello educativo, della formazione delle educatrici degli asili nido e delle scuole dell’infanzia di Roma sulla decostruzione degli stereotipi. Davanti a tutti questi tentativi di sottrarre la formazione dell’affettività e della sessualità alle famiglie, alcuni genitori e insegnanti pedagogisti e psicologi hanno sentito la necessità di organizzarsi e riunirsi in questo comitato che ha l’obiettivo di monitorare quello che succede nelle scuole e di aiutare quei genitori che ritrovano i propri figli coinvolti in iniziative di questo tipo. Noi vogliamo offrire loro gli strumenti per essere ascoltati dalle istituzioni scolastiche nel momento in cui l’istituto proporrà progetti educativi di questo tipo».

Quindi è stata un risposta spontanea?

«Certo,ed è nata anche grazie al grande lavoro di sensibilizzazione portato avanti da personaggi del calibro di Mario Adinolfi e Costanza Miriano, gli incontri capillari che stanno svolgendo sul territorio hanno aperto gli occhi a molte persone e molti genitori che hanno voluto raccogliere in maniera più strutturata le istanze dei genitori che si trovano spiazzati».

Siete una sorte di ‘sentinelle’ dell’educazione che viene propugnata nelle scuole…

«Io però metterei il nostro impegno sotto un’accezione positiva, noi non nasciamo solo con l’intento di contrastare una deriva ideologica, ma puntiamo soprattutto a creare quell’alleanza tra scuola e famiglia che è stabilita dalla Costituzione italiana e dalle linee guida del Miur. Scuola e famiglia devono cooperare e noi non vogliamo essere estromessi dalla formazione della sfera intima dei nostri figli. Non si può delegare solo alla scuola un aspetto così importante della persona. Quindi, confrontandoci con questi argomenti molto delicati, che toccano un punto estremamente sensibile come la sfera dell’affettività e della sessualità delle persone, vogliamo subito sottolineare con forza che la nostra non è affatto una battaglia contro le persone o contro le “diversità”; al contrario si configura come un servizio per difendere i più fragili ed indifesi: cioè i nostri ed i vostri figli sui banchi di scuola».

E cosa rispondete a chi afferma che i bambini devono essere educati a non avere pregiudizi nei confronti di nessuno?

«È ovvio che siamo d’accordo sul fatto che i bambini, anche con il contributo delle famiglie, devono essere educati alla non discriminazione ma questo non significa accettare una visione ideologica che non tiene conto della realtà biologica. A fine settembre a Roma l’associazione Scosse ha organizzato il convegno ‘Educare alle differenze’ a cui erano state invitate fondamentalmente le associazioni dei movimenti LGBT (lesbo-gay-bisex-transgender) e del femminismo italiano. In questa iniziativa sono emerse le vere linee guida di queste realtà che vogliono portare avanti battaglie ideologiche sulla pelle dei bambini. Le proposte educative di queste associazioni partono dall’impostazione alla fluidità degli orientamenti sessuali fin dalla più tenera età e dallo smontare l’assunto che le differenze sono un dato ascritto che abbiamo con la nascita. Ci appare evidente che si parla di favorire una educazione delle differenze ma in realtà si vogliono rovesciare le sensibilità con il rischio di far scaturire identità confuse nei bambini e negli adolescenti».

Intervista a cura di Marco Guerra

Fonte: IntelligoNews

 

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