24/09/2016

Cyberbullismo o legge “silenzia-tutti”?

La Camera ha approvato (con 242 sì, 73 no e 48 astenuti) il disegno di legge “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo”, denominazione originaria del ddl C3139.

Tuttavia, a seguito di varie modifiche apportate dalle commissioni Giustizia e Affari sociali, il testo non ha più come finalità principale «la tutela del minore attuata attraverso una giustizia mite e un’attività di prevenzione». Nella nuova versione della legge rientriamo tutti e le implicazioni giuridiche sono diventate di carattere penale.

A muovere questa denuncia,  a sorpresa, è la stessa prima firmataria della legge, la senatrice Pd Elena Ferrara. In un’intervista al settimanale Tempi, la senatrice avverte che la norma «non è più rivolta ai minori – come prevedeva la versione originale, approvata all’unanimità al Senato – ma è rivolta a tutti, e trasforma un atto di cyberbullismo in un’aggravante dell’articolo 612 bis inserito nel codice penale per cui si prevede il carcere fino a sei anni. Questo mina evidentemente l’equilibrio fra il diritto di informazione/espressione e il diritto alla privacy che nel testo precedente era stato raggiunto».

Cosa ci aspetta nel prossimo futuro, dunque? Richiamiamo quanto scritto – su questo sito già portato all’evidenza dei Lettori – da Il Fatto Quotidiano: «Un blog scomodo, un commento troppo colorito sul forum, una conversazione un po’ ardita tra maggiorenni su Whatsapp, qualsiasi pubblicazione di dati a opera di maggiorenni, qualsiasi notizia data su un blog o su una testata, e che riguardano maggiorenni, ricadranno in quella definizione [di cyberbullismo]” e sarà la fine del diritto di manifestare liberamente le proprie idee».

L’articolo 1 della norma contiene un richiamo all’orientamento sessuale che, similmente al ddl Scalfarotto sulla cosiddetta “omofobia”, potrebbe essere usato per intimidire chiunque si opponga alla nobilitazione dell’omosessualità e allo scardinamento della famiglia.

Il rischio non è remoto. Due esempi, solo in questa settimana. Mio figlio è gay. Iscrizione negata è il titolo di un articolo (qui la foto) sul Corriere della Sera, seguito a ruota dai media mainstream. In realtà, il giovane studente non si era iscritto nei tempi dovuti all’istituto professionale cattolico Ecfop di Monza. La scuola ha poi proceduto, in deroga, ad effettuare l’iscrizione e si farà carico della dote regionale di cui, a causa del ritardo, non ha potuto beneficiare. «Ci sta a cuore il destino di questo ragazzo», ha detto il sacerdote direttore della scuola.

Il bambino che sfida la marcia omofoba hanno titolato i giornali di tutto il mondo, esaltando il gesto di un tredicenne che si è posto davanti alla marcia per la famiglia a cui ha partecipato oltre un milione di messicani. In realtà, chi marcia per la famiglia non è “omofobo” e il bambino (di lui i media avevano scritto che aveva uno zio gay, che non voleva fosse odiato) stava semplicemente giocando.

La legge sul cyberbullismo istituisce presso la presidenza del Consiglio un tavolo tecnico che dovrà varare un “piano di azione integrato” ed un “codice di regolamentazione”. Il Ministro dell’Istruzione presenterà una relazione annuale delle attività svolte, mentre si dovranno programmare “campagne informative di prevenzione e di sensibilizzazione”.

Non pare azzardato prevedere che i suddetti tavolo e piani saranno appannaggio di un certo tipo di associazioni, che godono di buone entrature per la promozione di progetti scolastici, non di certo gratuiti. L’agenda di tali associazioni contempla la promozione dell’omosessualità e di un’ipersessualizzazione dei bambini (contro la volontà di gran parte dei genitori), non l’insegnamento o la ricerca della verità.

«C’è il rischio – dice Giancarlo Cerrelli a La Nuova Bussola Quotidianache si usi un intento buono, come quello di proteggere i soggetti più deboli, per cercare di zittire – attraverso un testo vago, la cui interpretazione potrà cambiare da giudice a giudice – chiunque si oppone a una visione ideologica della natura umana, che verrebbe promossa tra l’altro nelle scuole di ogni ordine e grado». Riferendosi alla legge sulle “unioni civili”, Cerrelli ha parlato di «tasselli di un unico progetto di potenti lobby, che puntano a rieducare il popolo, cominciando dai giovani».

La legge è stata approvata alla Camera, e dovrà passare al Senato. Tornano alla mente le parole del presidente della CEI, cardinale Bagnasco, incontrando i giovani al Congresso Eucaristico nazionale della scorsa settimana. «Nel clima di menzogna in cui viviamo – ha detto -, bisogna aguzzare l’intelligenza, senza credere alle fandonie degli imbonitori. Rimanete in piedi nella verità e nella libertà. [...] Se cercherete la verità delle cose, sarete felici. Ma dovrete andare controcorrente rispetto al “pensiero unico”. Bisogna diventare dissidenti, e dire che il re è nudo».

Bisognerà farlo sfidando il rischio concreto di finire in carcere. Forse.

Francesco Bellotti

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