11/08/2014

Dal Museo MAXXI si difendono – Opera pedopornografica è arte (ma la togliamo...)

Qui non si parla di sofismi, di fini analisi di critica d’arte. Ci sono dei limiti che una mente normale dovrebbe considerare naturali, quanto intoccabili. E l’integrità dei bambini certamente è tra gli ambiti da preservare.

Quella esposta al Museo MAXXI di Roma non è una “provocazione artistica”. Quelle cose si chiamano in ben altro modo: se per la direttrice è arte, per il mondo è pedopornografia.

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Due anni complicati per Giovanna Melandri, al Maxxi, sempre in bilico tra gaffe, polemiche, situazioni imbarazzanti. Disse che avrebbe lavorato gratis come nuovo presidente – nominata sotto il governo Monti, come ricollocamento di lusso dopo cinque legislature alla Camera – del più importante museo d’arte contemporanea di Roma («vado gratuitamente a rilanciare un’istituzione pubblica») e poi spuntò lo stipendio di 45mila euro netti l’anno.

Poi i corsi di yoga al museo (che c’entrano?), l’assunzione come segretario generale del suo ex consulente al ministero, le strigliate ai giornalisti colpevoli di articoli sgraditi (a lei), le polemiche per aver cancellato il film di Bill Emmott ex direttore dell’ Economist , i superfinanziamenti – nelle ristrettezze generali per la cultura – spuntati in Parlamento per il Maxxi dell’ex ministra veltroniana... Ci mancava solo l’accusa di aver organizzato una mostra «pedopornografica». Eccola qui. Colpa di un’opera dei diabolici fratelli Dinos & Jake Chapman, star della Brit Art specializzati in provocazioni, composizioni raccapriccianti (zombie, teschi, vermi, con ani, peni e vagine al posto di naso e bocca) accostamenti studiati per scandalizzare (visi di Madonna orrendamente deturpati, gli acquarelli di Hitler rivisitati in stile hippy) e altre mostruosità pagate a peso d’oro dai collezionisti. Una coppia superquotata, maestri di scandali anche nelle dichiarazioni, come quando proposero di vietare ai bambini l’ingresso ai musei, perché «far stare un bambino davanti a un’opera d’arte è un insulto all’artista».

Quella esposta al Maxxi, all’interno della mostra Non basta ricordare , la prima curata dal direttore artistico chiamato proprio dalla Melandri, il cinese Hou Hanru, si chiama Piggyback, e consiste in due manichini di ragazzine nude (in fibra di vetro con due scarpe da ginnastica), una a cavalcioni dell’altra, con in bocca un membro maschile. Una sofisticata riflessione «su una conflittualità tipica del contemporaneo tra politica, religione e moralità», dicono gli esperti. Un’immagine «a chiaro sfondo pedopornografico» dice invece il presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori Antonio Marziale .

 

Che dopo aver raccolto le «indignate proteste di visitatori», ha segnalato la cosa al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, ottenendo una risposta dalla direttrice del Maxxi, Anna Mattirolo. «Mi ha risposto – spiega Marziale – evidenziando che l’opera intende mettere in discussione la moralità e che anticiperà di qualche giorno rispetto al previsto la sostituzione, giacché rientrante in una turnazione espositiva. Si tratta di una soluzione parziale, che non ci sentiamo di condividere. Non significa attentare alla libertà di espressione artistica, ma evitare che dietro il paravento dell’arte si promuovano raffigurazioni a chiaro sfondo pedopornografico». Risposta della direttrice: «La crudezza fa parte del lavoro dei Chapman, da sempre caratterizzati da opere che denunciano una realtà malata, che mettono in discussione la falsa moralità e vogliono suscitare dibattito. Si tratta di artisti tra i più importanti nel panorama internazionale, le cui opere sono state esposte alla Tate, alla Royal Academy di Londra e al PS1 di New York». Inoltre l’opera «è sempre stata segnalata con avvisi esposti in biglietteria, al punto informativo, e dal personale di sala opportunamente istruito per informare le famiglie in visita con minori». Tuttavia, «dal momento che era prevista una turnazione delle opere, anticiperemo di qualche giorno la sostituzione». Quindi l’opera è un capolavoro, ma la togliamo. Un’altra gaffe di una ricca collezione.

La grana, peraltro, se l’è dovuta gestire la direttrice Mattirolo, non pervenuta invece la Melandri, che pure all’inaugurazione della mostra era esultante: «Da tempo sono convinta della necessità di questa mostra e ne sono molto soddisfatta», disse presentando il primo allestimento firmato dal nuovo direttore artistico da lei designato. Tutto a regola d’arte, comprese le bambine nude con il fallo in bocca, salvo poi ritirarle. Un’abitudine. Come lo stipendio, o le vacanze in Kenya da Briatore...

Paolo Bracalini

Fonte: Il Giornale

 

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