07/03/2019

DDL Emilia Romagna contro omotransnegatività. Rebecchi: «Gravissimo, nessuno ne parla»

Si è recentemente costituito il Comitato Famiglia e Vita, che si appresta ad avviare una campagna di sensibilizzazione sull’argomento, prima che sia troppo tardi. A coordinare il Comitato è Franco Rebecchi, teologo e medico veterinario di San Felice sul Panaro (MO), che, già a titolo personale, lo scorso 13 febbraio, è intervenuto con un intervento-audizione alla Regione, per dissentire contro una proposta di legge considerata innominabile e abominevole da molti cittadini emiliano romagnoli.

Dottor Rebecchi, quali sono, a suo avviso, gli aspetti più negativi di questo Ddl?

«Non si doveva nemmeno presentare un progetto del genere per noi che amiamo la famiglia naturale e nemmeno per il Pd regionale che ha sbagliato la strategia: questo progetto gli comporterà la sconfitta alle prossime elezioni. Ci stiamo apprestando ad affrontare le Europee di domenica 26 maggio e le amministrative in tanti comuni tra i quali ad esempio Modena, e molti comuni della mia zona, la Bassa Modenese: San Felice sul Panaro, il mio comune, Mirandola, la famosa città dei Pico...
Questo Ddl è negativo da cima a fondo. Per tredici volte è menzionata l’espressione “identità di genere”, un concetto completamente inventato, per voler dire che il maschile e il femminile non esistono più. Per questa teoria balorda qualsiasi persona è quello che si sente: maschio o femmina indipendentemente dal suo essere sessualmente maschio o femmina e se dopo alcuni anni, mesi o giorni si risente quello che era prima del cambiamento, ha il diritto di ricambiare e ha tutti i diritti di farlo a spese e a scapito della società, senza nessun dovere. Con il concetto di “identità di genere” cade tutta la conoscenza scientifica degli ultimi 60 anni sul Dna.
La scienza non serve più a niente, conta solo come uno “si sente”. Posso sentirmi maschio per due anni, poi, se voglio, divento femmina, poi torno maschio ancora… Le cure ormonali e l’operazione per il cambio di sesso me le paga lo Stato. E tutto ciò quando ci sono migliaia o meglio milioni di persone in Italia che hanno perso il lavoro, o non l’hanno mai avuto, non hanno uno stipendio e non sanno come sfamare i propri figli e la propria famiglia: accade anche qui nella rossa e grassa Emilia, nota per l’efficienza e le nefandezze (vedi i “diavoli della Bassa Modenese”) dei suoi servizi sociali. Chi si dichiara Lgbt godrà di corsie preferenziali nell’ottenimento di un lavoro come le persone diversamente abili. Tutti i cittadini, bambini, famiglie, insegnanti, allenatori sportivi, dovranno sottomettersi a questa rieducazione contro l’”omotransnegatività”. Se diventa legge si potrà essere accusati di essere soggetti di azioni di discriminazione e di “;omotransnegatività”, anche se solo potenzialmente, senza azioni dimostrabili. Non potranno essere più letti in pubblico passi biblici, come, ad esempio, Genesi, capitolo 1, versetti 27-28. Ora non è ancora chiaro se il Ddl verrà votato in assemblea così com’è o se sarà sottoposto a modifiche in Commissione. La maggioranza, però, ha fretta di approvarlo ben prima della scadenza del mandato, il prossimo autunno».

La politica vi sta dando una mano?

«Ho già allertato tutte le rappresentanze dei partiti di centrodestra (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega) della Provincia di Modena e sto facendo lo stesso anche con i coordinamenti del centrodestra nel resto della Regione e di molte associazioni e comitati della regione. Bisogna intervenire a livello provinciale e locale, in modo tale che questa situazione venga resa nota e si intervenga ai livelli più alti. Agiremo anche facendo volantinaggio davanti alle scuole e alle chiese».

Avete avuto riscontri dalle diocesi?

«Tutti i quindici vescovi della Conferenza Episcopale Regionale dell’Emilia Romagna, sono stati informati, hanno ricevuto sia la bozza di legge che il testo del mio intervento in Regione. Molti di questi vescovi li conosco personalmente. Molti rappresentanti di associazioni cattoliche sono andati a parlare direttamente con i loro vescovi ma questi sono impegnati con i migranti e l’inclusione prima di tutto (si veda, a tal proposito, il documento delle Caritas dell’Emilia Romagna sul Decreto sicurezza del 20/02/2019) e ad oggi non hanno espresso il loro dissenso come Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna. Soltanto il Vescovo di Carpi, si è un minimo attivato, facendo uscire un articolo abbastanza completo sul settimanale diocesano. Giorni fa, ho partecipato a un convegno ecumenico e interreligioso a Modena sul tema della vita nascente e mi ha particolarmente colpito quanto ha ricordato il rabbino di Modena e di Reggio Emilia citando un passo del capitolo 33 del Genesi nell’incontro tra Giacobbe ed Esaù: “Se non c’è famiglia, non può esserci nemmeno piena vita”. Da qui, ho tratto spunto per il nome del Comitato».

Com’è nato il Comitato e come si sta organizzando?

«A titolo personale, mi sono già recato in Regione, lo scorso 13 febbraio, il giorno che il Ddl veniva discusso in commissione. Sono andato con i cartelli che ho esposto davanti alla sede della Regione, poi finalmente, per ultimo ho preso la parola, in quanto come libero cittadino ho fatto l’audizione. Per il 23 marzo, stiamo organizzando a Modena, presso la sala Villaggio Giardino, in via Curie 22, un incontro-convegno con la portavoce della Marcia per la Vita italiana, Virginia Coda Nunziante, che si terrà a Roma sabato 18 maggio: la Nunziante farà da madrina al nostro comitato. Lei poi rimarrà a cena con noi, a disposizione per parlare e incontrare le persone e i rappresentanti delle associazioni e dei comitati dell’Emilia Romagna per organizzare la marcia e altri eventi. Sarà il nostro primo incontro a livello regionale.

Luca Marcolivio

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