06/11/2014

Denatalità – Italia del sud mai così in crisi

Dati sulla denatalità allarmanti dal sud Italia: nel 2013 il numero delle morti ha superato quello delle nascite. Simili crolli demografici possiamo rinvenirli solo nel 1867 e nel 1918, ovvero alla fine di due guerre: la guerra d’Indipendenza e la prima Guerra Mondiale.

I dati preoccupanti sono rivelati dall’Associazione Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) che ha richiamato l’attenzione del Paese sulla crisi di natalità in meridione: il numero dei nati ha toccato il suo minimo storico ovvero 177.000, il numero più basso dal 1861.

Secondo il citato rapporto, nei prossimi 50 anni il Mezzogiorno perderà 4,2 milioni di abitanti con conseguenze catastrofiche sul PIL.

Sono dati allarmanti, ma niente di imprevedibile: da 40 anni il nostro Paese sostiene una cultura della morte, una cultura in cui il figlio è sconveniente e decisamente sconsigliato. Decenni di propaganda abortista si fanno ora sentire, incidendo chiaramente anche sull’economia. Viviamo in un contesto sociale che non incentiva le “coppie” (parlare di famiglia temo sia anacronistico, o almeno così mi dicono) a procreare, ma semplicemente a ridurre il rapporto sessuale tra i due (oggi anche tra i tre, quattro, cinque ecc...) a mero piacere fisico ed egoistico. Chi semina vento, raccoglie tempesta: ecco i frutti delle battaglie femministe del ’68, della legge 194, delle pillole abortive spacciate per anticoncezionali (pillola del giorno dopo, Norlevo, RU-486), degli slogan “l’utero è mio e me lo gestisco io” (poco importa se all’interno dell’utero c’è un’altra persona con una sua dignità e con un suo diritto alla vita), dei compromessi dei politici dei sedicenti cattolici che hanno rinunciato a difendere ciò che è giusto accontentandosi del “meno peggio”. Nel mondo contemporaneo non c’è spazio per chi vuole costruire una famiglia, per chi vuole realizzare la sua vocazione (quella matrimoniale nel nostro caso); al contrario c’è spazio per chi non esita a sopprimere un figlio in nome della libertà di scelta, per motivi lavorativi, di carriera, di comodo, e per qualsiasi futile motivo. Chi si meraviglia è uno sciocco: da 40 anni noi pro life combattiamo, ci opponiamo, ricordiamo al mondo di come una simile cultura della morte non porti ad altro che ad un’autodistruzione del genere umano. Da sempre siamo dalla parte di chi non può parlare, di colui al quale non viene riconosciuto il primo diritto fondamentale: quello alla vita.

Continueremo a combattere per la vita, sostenendo sempre quelle eroiche mamme che hanno deciso di non conformarsi al pensiero comune, “nel nome di chi non può parlare”.

Elia Buizza

 

Blu Dental

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