26/06/2015

E’ possibile il dialogo con chi è accecato dall’ideologia gender?

Una signora ha partecipato a un convegno di quelli “Il gender non esiste è un’invenzione dei preti”. Ha scritto una lettra aperta a una organizzatrice dell’evento e ce l’ha inviata per conoscenza.

Gentile Elisa La Paglia,

Le scrivo in merito alla conferenza da lei co-organizzata questa sera, presso la sala della Circoscrizione in via Brunelleschi. Ritengo doveroso premettere che sono tra coloro che seguono i cicli di conferenze dell’avv. Amato, del prof. Gandolfini e “compagnia bella”, sono stata sabato al Family Day a Roma (giuro che non stavo dormendo) e faccio pure parte del Cammino Neocatecumenale. Non finisce qui, ho anche letto tutti i libri di Costanza Miriano.

Insomma, io e lei abbiamo diversità di vedute su varie tematiche e proprio per questo ho voluto partecipare alla conferenza, per sentire l’altra voce, proprio perché credo che, come detto più volte stasera, la diversità sia un arricchimento.

A prescindere dai contenuti dei primi interventi, con i quali sono stata in disaccordo per alcuni punti, mi sono sentita profondamente offesa dall’intervento del sociologo Massimo Prearo, a partire dalle citazioni di Papa Francesco, che quando dice “Chi sono io per giudicare” diventa un paladino, mentre quando conferma il Catechismo della Chiesa Cattolica passa dalla parte dei cattivi. L’ho trovato un intervento che sicuramente non apriva ad un confronto, ma si basava sulla “presa in giro” di chi ha opinioni diverse dalla sua: Costanza Miriano crede che le donne debbano passare la vita a servire il marito (leggete i suoi libri, vi assicuro che non è così), Gandolfini è un noioso bacchettone (che non conosce neppure l’inglese, parola di Laura Sebastio), Kiko Arguello è un istigatore al femminicidio, Pillon un pazzo guerrafondaio, Amato un avvocato piuttosto ignorante, Adinolfi un visionario.

Io questa sera non mi sono sentita libera di pensarla in maniera differente dai relatori (o da parte di essi), mi sono sentita criticata nel mio ruolo di moglie, di madre, di educatrice, spesso a causa di insinuazioni, di frasi estrapolate, di tentativi di ridicolizzare “l’altra fazione”. Mi dispiace molto, perché sono partita da casa motivata, con la sincera e critica volontà di capire su cosa si basi il pensiero di chi ha un’idea differente dalla mia, ma sono uscita con la certezza che un dialogo non ci potrà essere. Se è vero (e lo è) che la diversità è unicità, perché dobbiamo unificarci ad un unico pensiero (scusi il gioco di parole)?

È qui che lo studio di genere, a mio parere, diventa ideologia gender: nel momento in cui una pubblicità di pannolini va boicottata perché sclerotizza degli stereotipi, quando si accenna al caso Money, ma non si dice che il risultato del suo studio più eclatante è stato il suicidio del gemello maschio cresciuto come una donna, quando si ritiene uno stereotipo se i maschi sono più avvezzi all’attività fisica, le femmine al linguaggio, senza parlare del fatto che il fisico di un ragazzo ha masse più potenti, mentre il cervello di una ragazza più connessioni nelle aree del linguaggio... Le conferenze dei vari Gandolfini a cui ho partecipato portavano avanti le proprie idee, ma nessuno dei relatori si è mai azzardato a dire “questo attivista LGBT ha detto così”, “tizio nelle sue conferenze ha fatto così”, “tale ha parlato colà”, con risate a profusione e il chiaro obbiettivo di screditare. Bludental

Ecco, volevo solo condividere con lei il mio stato d’animo e, con l’occasione, invitarla alla prossima conferenza “dell’opposizione”, sperando che lei possa trovare un clima più sereno e senza sottili ironie di quello che ho riscontrato io questa sera.

Grazie per l’attenzione

Elena Dal Pan, moglie e mamma felice.

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