20/11/2017

E’ scandalo sul web se scrivi che l’aborto è omicidio

Sul web, su Facebook e sugli altri social media si tollerano stupidaggini e porcherie a iosa, in nome della libertà di espressione.

Ma non c’è libertà di dire la verità, se la verità è “politicamente scorretta”: questo lo decidono i Censori.

I Censori (con la “C” maiuscola) del web (e non solo) sono gli arbitri elegantiarum, membri di quella élite sublime di personaggi super – intelligenti e pomposi che si arrogano il diritto di pensare anche al posto degli altri, popolo ignorante e cafone, che crede ancora nei valori e nei principi irrinunciabili della vita, della famiglia ecc. ecc. (Sono loro quei Censori del web che devono decidere, loro, quali sono le fake news e quali no; perché solo le menzogne gradite a loro devono viaggiare sul web, perché servono a loro per i loro scopi).

Sono gli stessi che si scatenano nella censura di manifesti che – per carità – chi li ha affissi ha fatto male ad affiggere abusivamente, ma che dicono la sacrosanta verità: l’aborto uccide un bambino.

web_aborto_Bonino_RiinaSono gli stessi che sono insorti ieri, quando, orrore degli orrori, un sacerdote bolognese, don Francesco Pieri, ha scritto su Facebook che l’aborto è un omicidio, chiedendosi ironicamente se avesse ammazzato più innocenti il tristemente noto Totò Riina o la quasi santa Emma Bonino, con tutta la combriccola radicale che ha cavalcato l’onda della legalizzazione dell’aborto in Italia.

Che l’aborto uccide un bambino è la verità: bisognerebbe scriverlo su tutti i muri e su tutte le pagine web dell’internet.

I Censori, sul web e sui giornali, hanno ricominciato con la solita solfa: che “fino a tre mesi si tratta solo di cellule” (...come quei piedini nella foto in alto che i nostri Lettori ben conoscono: appartengono a un bambino abortito che era stato concepito da 10 settimane).

Questa gente mente sapendo di mentire. L’opinione pubblica è ora che si svegli e rintuzzi loro le loro bugie.  Abbiamo tutti il dovere morale e civile di dire la verità sull’aborto.

Il sacerdote che ha postato quella sgradita verità, è stato accusato di “offendere milioni di donne”. Sbagliato:

E’ l’aborto che offende le donne

Ogni donna che ha abortito sa benissimo di aver ucciso il suo bambino. E’ una tragica realtà. Sappiamo che se una madre arriva a tanto è spesso segno di un vissuto altrettanto tragico. Di solito è il frutto di una vera e propria costrizione, non di una scelta. E, di fronte a una donna incinta in crisi,  tutti coloro che hanno voluto la legalizzazione dell’aborto hanno offerto la soluzione più sbrigativa: uccidere l’innocente che non ha mezzi né voce per difendersi. Deresponsabilizzando completamente il padre, deresponsabilizzando completamente la società, lasciando la madre con gli stessi problemi (per esempio di povertà)  che aveva prima di abortire, e in più sulla coscienza il figlio ucciso.

Tutti coloro che hanno voluto la legalizzazione dell’aborto, in primis per sua stessa ammissione e vanto la Emma Bonino, hanno sulla coscienza non solo 6 milioni (che poi sono molti di più) di bambini uccisi, ma anche 6 milioni di madri distrutte. Donne che – da sole – devono affrontare le conseguenze psichiche e fisiche dell’aborto.

Gli abortisti non hanno a cuore la salute delle donne, se no firmerebbero la nostra petizione.

I Censori del web che condannano il prete bolognese si stracciano le vesti per difendere i diritti sessuali e la salute delle donne: allora, chiediamo, firmeranno in massa la nostra petizione? Il diritto alla salute passa per il consenso informato, o no?

Se fossero coerenti e veritieri  non continuerebbero ad aggredire il povero don Pieri con slogan,  frasi fatte e  luoghi comuni.

L’aborto è un omicidio.

Venissero a confutare questa affermazione. E se è vera, perché è vera, venissero a spiegarci perché non si può dire. E se è vera, perché è vera,  ne ha più sulla coscienza la Bonino (&C.) che Totò Riina. Ma molti, molti, molti di più.

Francesca Romana Poleggi

 


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