17/04/2016

Educazione sessuale alle elementari: una mamma ci scrive

Una mamma, che ci ha scritto e ha firmato con nome e cognome, si è meritata un po’ di spazio sul nostro portale, a proposito di  un corso di educazione sessuale a scuola, proposta in una scuola elementare di Desio.

“Mia figlia, che frequenta, l’Istituto comprensivo di via Tolstoj,  stasera mi porta una “circolare” da firmare e ovviamente le maestre hanno detto che deve essere firmata”.

Lo chiamano Progetto affettività” e prevede tre incontri: “L’imbarazzo – il disagio per il mio corpo che cambia”, tenuto da una dottoressa Kovacic, insegnante con master in counseling, “nuova figura di accompagnamento psicologico presso gli istituti scolastici” (così è stata presentata alle mamme); e  “Come il mio corpo cambia e cambierà” e “Il concepimento e la gravidanza”, tenuti dalla dottoressa Lissoni, insegnante, dottorata in immunologia, specializzata in disturbi specifici dell’apprendimento.

“Prosegue la mamma: “A mia figlia di quinta elementare, che ha 10 anni, vogliono loro “insegnare” il concepimento e la gravidanza. Quando ho letto questa “circolare” dapprima mi sono sentita imbarazzata, io per prima, poi mi è salita una rabbia indescrivibile. Come si permettono di parlare di questi argomenti così importanti e delicati nella vita di un bambino, e in special modo quando si tratta di una bambina!

Decido io il momento e soprattutto il luogo e il modo migliore per spiegare a mia figlia i fatti della vita, secondo il mio modo di pensare e secondo le mie idee!

Rimango basita di fronte allo scempio che stanno facendo della famiglia, ma dov’è finito il rispetto? La famiglia è la prima, la base di tutte le istituzioni.

Perché certe “politiche” si sentono autorizzate a sminuire l’istituzione famiglia pretendendo di prevaricarla?

Ho con piacere notato che devono avere il permesso per fare questi “progetti” il che la dice lunga sulla “normalità” della cosa... se fosse una cosa normale non chiederebbero l’autorizzazione a procedere.

Ma purtroppo ho paura che tutto questo sia solo l’anticamera per un futuro dove certe autorizzazioni non si chiederanno più e i nostri figli verranno indottrinati senza alcun rispetto per il proprio senso del pudore o sensibilità alcuna. Una sorta di “prova generale” per vedere come va.

E’ una cosa vergognosa!! E vorrei che questo messaggio passasse attraverso le barriere del qualunquismo e del “tutto è possibile”, vorrei aprire gli occhi a tutti coloro che dicono che queste cose in Italia non le fanno”.

Questa lettera, viscerale, scritta col cuore, merita una risposta.

Infatti, solleva un problema duplice. Da un lato la questione dell’educazione sessuale. Un argomento sensibile, delicato, soprattutto per i bambini. Se da un lato è giusto dare una corretta informazione sui dati reali, biologici, fisiologici, costitutivi del corpo umano – e per questo si studiano le scienze, a tutte le età – da un altro lato c’è la questione psicologica che non si può e non si deve sottovalutare. Ogni bambino è un “pezzo unico”. In certi campi l’educazione deve essere individualizzata. Quindi non può essere la scuola a farla, in quanto – per forza di cose – la scuola parla a bambini e bambine diversi, più o meno della stessa età, ma tutti insieme. In tutti i Paesi dove si è introdotta per legge l’educazione sessuale fin dalle elementari, si sono moltiplicati i casi di rapporti sessuali precoci e gravidanze precoci indesiderate (vedere per esempio qui).

Secondo problema – che è quello che giustamente sembra più urgente per la nostra lettrice: le istituzioni che anche in questo campo, ma non solo, vogliono prevaricare la famiglia. Sappiamo bene quali sono i luoghi in cui la scuola sostituisce la famiglia: la Russia Sovietica, la Germania Nazista, la Cina, la Corea del Nord...

Contro questa mentalità dilagante anche qui ed ora in Paesi “democratici ed evoluti” fa bene la mamma di Desio a sollevare la testa e ad opporsi, a dire no. Il primato educativo, in tutto, non solo nell’educazione sessuale, spetta alla famiglia. Lo Stato, la scuola, servono da supporto, laddove la famiglia sia assente. Nel rispetto del principio di sussidiarietà che è universalmente riconosciuto a livello nazionale e internazionale, come principio base di qualsiasi organizzazione democratica.

Consideri, la signora, che è davvero fortunata: le hanno chiesto il consenso, prima di cominciare i corsi. Non sempre le scuole rispettano questo che è un obbligo di legge tutelato direttamente dalla Costituzione.

La ragazzina in questione pare sia la sola a non partecipare al progetto: trascorrerà il tempo relativo in un’altra classe e – alla faccia dell’inclusività e della lotta al bullismo – è stata stigmatizzata dalla maestra e dagli altri bambini, le cui famiglie ritengono opportuno delegare alla scuola “l’insegnamento” dell’educazione sessuale, della gravidanza e del concepimento.

Certe cose non “si insegnano”...

Francesca Romana Poleggi

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