13/07/2019

Eutanasia e suicidio assistito: hanno tutti fretta dagli Usa all’Italia 

La lobby del suicidio assistito avanza sempre più spregiudicata nel dibattito attuale, potendo contare su una serie di “assi nella manica”. Tutti menzogneri. La prima delle bugie è quella di assicurare che soltanto chi veramente non trova scampo alla propria sofferenza potrà ricevere la morte e comunque dopo accurate e scrupolose diagnosi. Il secondo grande inganno sta nel promettere la tutela dell’obiezione di coscienza: nessun medico sarà costretto a collaborare con alcuna procedura di suicidio assistito.

Si tratta però di pure tattiche, per mandare in porto le leggi pro morte in tutti gli ordinamenti che ancora non le prevedono. Una volta che il suicidio assistito diventerà legale, tuttavia, ecco che la libertà di coscienza del medico inizierà a essere di intralcio alla “morte dignitosa”, nella misura in cui sarà percepita come una discriminazione al “diritto di morire” di taluni pazienti.

Inoltre, come riferisce il New York Times, non mancano le associazioni pro eutanasia che si stanno battendo affinché i tempi di effettuazione del suicidio assistito siano accorciati e liberalizzati. «Vi sono troppi blocchi stradali nella legislazione esistente», ha dichiarato Kim Callahan, presidente di Compassion and Choices, la principale organizzazione lobbistica per la promozione del suicidio assistito negli Usa. «Hanno reso davvero troppo difficile accedere al processo da parte dei pazienti».

Le attuali linee guida sarebbero quindi troppo restrittive, nell’ottica delle lobby eutanasiche, così come la tempistica risulterebbe, a loro avviso, troppo dilatata, al punto che, prima di trovare il primo medico disponibile e fissare con lui un appuntamento, poi il secondo medico, infine il farmacista, il periodo di attesa supera quasi sempre le due settimane. Ad abbattere questo limite temporale ci ha pensato la legislazione dello Stato dell’Oregon, approvando recentemente una normativa che revoca l’attesa dei quindici giorni, se il paziente è destinato a morire a breve.

 Qual è il punto di contatto tra il dibattito sul suicidio assistito negli Stati Uniti e la discussione parlamentare sull’eutanasia in Italia? La parola chiave è “fare in fretta”. Mancano ormai soltanto due mesi e mezzo di tempo per l’approvazione di una legge nel nostro Paese, così come disposto dalla Corte Costituzionale, a seguito del caso giudiziario Cappato-Dj Fabo. Un tempo che, nella sostanza, è ormai scaduto, nella misura in cui le nuove audizioni sono state spostate dal 24 giugno al prossimo 15 luglio, senza nessun’altra calendarizzazione fino a settembre. «È impossibile rispettare la scadenza del 24 settembre», ha preso atto il senatore Matteo Mantero, parlamentare del Movimento 5 Stelle e relatore di uno dei Ddl sull’eutanasia.

Intanto, mentre l’associazione Luca Coscioni sta cercando inutilmente di fare da mediatrice per un’intesa Pd-M5s, la Lega conferma il suo rifiuto di approvare una legge che liberalizzi l’eutanasia, proponendo a sua volta un Ddl, firmato dai deputati Alessandro Pagano e Roberto Turri, che stabilisce il carcere dai 6 mesi ai 12 anni per chiunque collabori al suicidio assistito. Una proposta irricevibile per gli alleati pentastellati e per il resto del Parlamento, in quanto «non prevede alcuna depenalizzazione, cosa che la Corte Costituzionale aveva invece chiesto venisse contemplata in alcuni casi», ha commentato il senatore Mantero.

In ordine di tempo, l’ultimo Ddl depositato è quello dei deputati grillini Giorgio Trizzino (relatore), Doriana Sarli e Gilda Sportiello, che propone l’inclusione del suicidio assistito e dell’eutanasia nei Lea, quindi nelle prestazioni gratuite erogate dal Sistema Sanitario Nazionale. Il Ddl disciplina anche l’obiezione di coscienza per i singoli medici ma obbliga tutte le strutture sanitarie a svolgere le pratiche eutanasiche richieste.

Intanto, la data del 24 settembre 2019 incombe come una spada di Damocle sulla sanità italiana e su tanti malati gravi, la maggior parte dei quali, verosimilmente, non hanno alcuna voglia di morire. Ma tant’è: per volontà di pochi, la morte va imposta. E in fretta…

Luca Marcolivio

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