25/09/2013

«Famiglia tradizionale contro la dittatura gay»

Sindaco e vescovo intervenuti all’evento promosso in Gran Guardia. Monsignor Zenti: «Smascherare le lobby che vogliono imporci  lo tsunami della cultura che tenta di modificare il Dna della società»

Grande trambusto intorno alla Gran Guardia per il contestato convegno «La teoria del gender: per l’uomo o contro l’uomo?».  Promosso dal Movimento europeo difesa della vita, Associazione famiglia domani e Centro culturale Nicolò Stenone, con il patrocinio di Comune di Verona (che ha concesso la sala) e della Provincia, l’evento aveva l’obiettivo di difendere il «valore sociale, culturale e morale dei principi e delle istituzioni su cui da secoli si fonda la nostra civiltà, a cominciare dalla famiglia naturale formata da un uomo e una donna allo scopo di mettere al mondo ed educare dei figli». Un trinomio che gli organizzatori, supportati da un accorato discorso del vescovo Giuseppe Zenti, dall’introduzione del sindaco Flavio Tosi e dagli interventi di una serie di docenti universitari di estrazione cattolica, hanno definito «principi irrinunciabili e non negoziabili» davanti alle oltre 500 persone accreditate al convegno. Dall’altra parte della strada, all’inizio di via Roma, altrettanti manifestanti, molto più colorati e molto più allegri (forse merito anche delle «birrette» e dei «giochi satirici» improvvisati sotto l’occhio vigile di almeno una trentina di agenti di polizia e carabinieri), sostenevano l’esatto contrario: ovvero che le «verità assolute», rimarcate come tali dagli stessi relatori del convegno, sarebbero in realtà «dichiarazioni omofobe che istigano all’odio e alla discriminazione nei confronti di omosessuali, transessuali e bisex». Per questo Alberto Zelger, consigliere comunale nonché presidente del Centro culturale Nicolò Stenone, aprendo l’incontro, ha voluto precisare con forza: «Noi non odiamo nessuno, non vogliamo male a nessuno, rispettiamo tutte le persone. Possiamo avere perplessità su certi comportamenti, ma siamo disponibili ad aiutare chicchessia per migliorare il suo benessere e la sua situazione che, a volte, è critica». Il sindaco Flavio Tosi, intervistato prima di entrare in sala, ha bollato come «scempiaggini» le teorie di alcuni relatori secondo i quali alla base dell’omosessualità vi sarebbe una patologia. Con il pubblico del convegno ha, invece, toccato altri aspetti della questione sottolineando: «La Costituzione, che non fu certo scritta da omofobi e fascisti, tutela il matrimonio e la famiglia tradizionale. Per tanto, se si vogliono far passare principi diversi, occorre modificare la carta costituzionale». E ha aggiunto: «C’è poi il tema delle coppie di fatto, etero o gay, sulle quali è necessario un dibattito costruttivo su assistenza sanitaria, materiale e rapporti patrimoniali, senza partire però da posizioni estreme, come adozioni o matrimoni per le coppie omosessuali, che alimentano solo lo scontro ideologico e la demagogia». E, riferendosi alla legge sull’omofobia, approvata alla Camera l’altro giorno, (vale a dire l’integrazione dell’attuale legge Mancino che introduce tra i reati come l’odio razziale e religioso anche quello nei confronti dei gay), Tosi ha cautamente concluso: «L’aggravante omofobica per reati ci sta, è quando si comincia a entrare nella sfera delle opinioni che il campo diventa minato, perché nei Paesi civili tutte le opinioni vanno rispettate». Su questo punto ha cercato di intervenire anche il deputato del Movimento 5 stelle, Francesca Businarolo, che ha seguito direttamente l’iter della legge. Ma non essendosi accreditata al convegno, le è stato consentito solo di lasciare per iscritto le sue domande che sono state lette nello spazio dedicato al pubblico. «Si vuole far passare la legge come quello che non è», ha detto la Businarolo, «in realtà si è solo estesa le legge Mancino all’omofobia. Direi che si è trattato di un compromesso al ribasso», dice facendo riferimento al cosiddetto emendamento «salva associazioni» che esclude gruppi politici e religiosi dal rispondere di discriminazione nell’espressione dei propri ideali.  Il vescovo Giuseppe Zenti ha infine parlato della necessità di «smascherare le dittature invisibili». E, senza celare il proprio trasporto, ha detto: «Che diritto hanno lobby fin troppo interessate di imporci una cultura simile? Non faremo le crociate contro i diritti di pochi, ma vogliamo che anche i nostri siano rispettati. Qui parliamo ormai di una dittatura culturale, uno tsunami che travolge chi non ha una forte personalità e che punta a modificare il Dna della società che ha il suo nucleo vitale solo nella famiglia. Ma se passa questa cultura, come si assicurerà la continuità genetica e il diritto di un bambino di nascere per un atto di amore e non per la tecnologia?».

FN E CHRISTUS REX. Sempre il 21 settembre , ma in sala Ater di piazza Pozza, si è tenuto un altro convegno in difesa della famiglia promosso da Forza Nuova e dai tradizionalisti cattolici. Roberto Fiore, segretario nazionale Fn, ha annunciato che se la legge contro l’omofobia entrerà in vigore, darà vita a una raccolta firme per un referendum per abrogarla, mentre don Floriano Abrahamowicz ha illustrato il manifesto di Christus Rex contro i «continui tradimenti della fede giunti all’apice con le esternazioni di Bergoglio, tra cui quelle sui gay».

di Giorgia Cozzolino

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