16/07/2016

Fecondazione artificiale non è soluzione per oncofertilità (AIGOC)

Col comunicato stampa n. 4 del 15 luglio 2016, l’AIGOC, Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici, esprime la sua perplessità sulla fecondazione artificiale, prospettata come unica soluzione per i pazienti guariti dal cancro che vogliano avere figli.

In Italia il cancro colpisce 8.000 cittadini sotto i 40 anni all’anno (5.000 donne e 3.000 uomini). AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), SIE (Società Italiana di Endocrinologia) e SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) propongono che in ogni Regione ci sia un centro per la fecondazione artificiale.

Queste le Raccomandazioni sull’Oncofertilità pubblicate dopo un convegno tenutosi il 12 luglio scorso.

L’AIGOC esprime le sue perplessità: non è certo la fecondazione artificiale il modo più efficace per dare la possibilità di avere un figlio a chi fosse rimasto sterile a seguito di chemioterapia.

Questa Redazione si permette di aggiungere che , però, la fecondazione artificiale è certamente il sistema che fornisce i più lauti guadagni a tutto l’apparato coinvolto per l’assemblaggio del figlio in vitro...

Abbiamo letto con molta attenzione la richiesta, che l’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), la SIE (Società Italiana di Endocrinologia) e la SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) hanno incluso nelle Raccomandazioni sull’Oncofertilità presentate a Roma in un incontro con i giornalisti il 12 luglio u.s. .

Mentre riteniamo molto importante richiamare l’attenzione del Ministro della Salute e dei Responsabili Regionali della Sanità sul come preservare la fertilità nelle donne e negli uomini under 40 affetti da patologia oncologica, che necessitino di trattamenti antineoplastici, rimaniamo sorpresi dall’unidirezionalità delle vie presentate e dall’apparato che si vuole impiantare , che non sempre è garanzia del raggiungimento nei tempi previsti degli obiettivi prefissati e dell’efficacia scientifica dei risultati sperati.

Per quanto riguarda le donne, che sono le più numerose ad avere bisogno di questi trattamenti ci sorprende non vedere indicato il trattamento principe, quello che scientificamente può essere definito tale perché permette di ripristinare nella donna dopo i trattamenti antineoplastici la sua fertilità e la sua capacità riproduttiva e che non richiede neanche di procrastinare i trattamenti antineoplastici.
Ci riferiamo alla crioconservazione del tessuto ovarico, che può essere reimpiantato nell’ovaio della stessa donna dopo il completamento dei trattamenti antineoplasici – anche a distanza di dieci anni ! – e che riprende a funzionare ciclicamente, a far maturare e liberare una cellula uovo matura, che può essere naturalmente fecondata (con un rapporto sessuale) e portare ad una gravidanza e ad un parto naturale.
Il prelievo del tessuto ovarico da crioconservare può essere fatto tempestivamente con una video laparoscopia e dopo poco tempo possono essere iniziati i trattamenti antineoplastici.

AIGOC

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