09/02/2016

Fecondazione artificiale, ovodonazione e salute femminile

Premesso che il termine "ovodonazione" non è corretto, perché gli ovuli vengono comunque pagati, quindi comprati (e venduti), la neolingua ha ormai introdotto nell’uso comune questo termine per intendere tutte le pratiche annesse al prelevamento degli ovuli per realizzare la fecondazione in vitro.

Anche la fecondazione artificiale omologa, infatti, richiede l’iperstimolazione ovarica della donna per poter prelevare gli ovociti necessari a produrre gli embrioni che – in questo caso – sono impiantati nel grembo della stessa “donatrice”.

Fatta salva la questione lessicale, sarà interessante sottolineare l’aspetto scientifico della questione, dal punto di vista della salute dei soggetti coinvolti: la donna “donatrice” , la donna ricevente e il futuro – eventuale – bambino.

Soprattutto in relazione alla salute femminile, c’è da rilevare come tutti coloro che denunciano in modo altisonante i vari “femminicidi” e le varie forme di violenza e di abuso sul corpo delle donne, siano incredibilmente silenti di fronte a questi rischi gravi e concreti cui sono sottoposte le donne. Ad aggravare la questione, c’è il fatto che più o meno colpevolmente alle donne sono nascosti o sminuiti i gravi effetti collaterali comportati dalla iperstimolazione ovarica (per le “donatrici”) e dall’impianto di embrioni prodotti in laboratorio (per le riceventi). Se queste sono madri surroganti, mere “portatrici”, l’informazione è ancor più lacunosa o assente.

Il documentario denuncia di Jennifer Lahl, Eggesploitation, è illuminante, in materia. Ed è stato presentato da ProVita in una recente conferenza stampa in Senato.

Nella stessa occasione, il Professor Pino Noia, ginecologo di fama internazionale e primario presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma (il “Policlinico Gemelli”) ha illustrato la questione da un punto di vista strettamente scientifico, ancorato a dati ed evidenze oggettive e inoppugnabili.

Ecco alcuni dei dati che ben poco sono e saranno divulgati dall’informazione politicamente corretta, a cui – evidentemente – poco importa della salute femminile.

  • La fecondazione artificiale fa aumentare significativamente per le “donatrici” il rischio di tumore al seno (confermato da studi e metanalisi olandesi e norvegesi).
  • Dopo la iperstimolazione ovarica circa il 10% delle donne soffrono di complicazioni immediate, soprattutto della “sindrome da iperstimolazione” e più del 10% sono divenute sterili.
  • Durante una gravidanza ottenuta con ovodonazione aumenta il rischio di gestosi grave, gravidanze plurime e parti pretermine.
  • Se l’ovulo fecondato apparteneva ad un’altra donna, questi rischi si moltiplicano. E si aggiunge il rischio di ipertensione gestazionale e anomalie placentari.
  • Anche in donne giovani e in ottima salute, aumentano   significativamente i rischi suddetti e anche il rischio di emorragie post partum, placenta ritenuta, parto cesareo.
  • Per la “donatrice” di ovuli le emorragie interne e il sovradimensionamento delle ovaie hanno portato anche alla morte.
  • Per i bambini, concepiti artificialmente, aumenta considerevolmente il rischio di parto pretermine. In generale si riscontra una maggior difficoltà di sviluppo del feto e dopo la nascita si riscontrano più facilmente problemi di crescita, sia fisici che intellettivi e psichici.

Redazione

 

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