14/07/2018

Gay pride all’asilo nido: c’è chi dice che va bene così

I bambini di un asilo nido di Casalecchio, vicino Bologna, hanno festeggiato con una delle maestre il gay pride: si sono dipinti la faccia dei colori dell’arcobaleno, hanno letto fiabe gay friendly (di quelle che è “normale” avere due mamme o due papà) e hanno disegnato cartelloni a tema.

Il consigliere comunale Andrea Tonelli, della “Lista civica Casalecchio di Reno”, ha protestato e il deputato di Forza Italia Galeazzo Bignami ne ha fatto un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’istruzione e della famiglia.

La cooperativa Dolce, «che gestisce il centro estivo 0-6 anni, assicura di non voler comminare alcun provvedimento disciplinare, ma martedì prossimo convocherà le educatrici per un chiarimento. E in queste ore cooperativa e amministrazione comunale, stanno valutando se organizzare un incontro aperto rivolto ai genitori», scrive la Repubblicatra i tanti che riportano la notizia.

Sempre la Repubblica riporta il commento della referente regionale delle famiglie Arcobaleno, Elisa Dal Molin: «Non è mai troppo presto per abituare i bambini alla diversità: si tratta soltanto di spiegare loro che esistono tanti tipi di famiglie e che due persone che si amano possono voler avere un bambino, niente di più. Credo che le educatrici abbiano fatto bene a cogliere la palla al balzo e voler introdurre con la scusa del Pride la tematica delle tante famiglie».

Ciò vuol dire che bisogna insegnare ai bambini fin da piccoli che possono “nascere” da due mamme o da due papà? E quindi al più presto bisogna spiegare loro che l’utero in affitto e la fecondazione artificiale sono “normali”? Sempre il prima possibile, poi, bisognerà spiegar loro che un rapporto sessuale vaginale uomo – donna è equivalente a un rapporto anale o orale? Anche da questi nascono i bambini?

Per un momento lasciamo perdere la questione morale (che non è affatto secondaria e comporta conseguenze importanti sull’affettività, sull’equilibrio e sulla felicità delle persone). Ma alla radice di questi “insegnamenti” c’è un male oggettivo e indiscutibile: un completo scollamento dalla realtà delle cose, in altri termini, la menzogna.

È quindi giusto, secondo la signora Dal Molin e quella minoranza rumorosa di gay e lesbiche accecati dall’ideologia omosessualista, educare i bambini alla menzogna?

Redazione

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