10/07/2016

Gaystapo a scuola: prof sospeso con metodi cambogiani

Al liceo Parini, della  Milano bene, la Gaystapo ha provveduto alla punizione esemplare di un professore che ha osato esprimere il proprio parere su unioni omosessuali, famiglia e matrimonio.

Su La Croce di ieri e sul sito del Popolo della Famiglia è stato dato il resoconto dei fatti.

Anche ProVita esprime la sua solidarietà al professor Walter Caligiuri, e ravvisa nel sistema ormai in uso alla Gaystapo – che strumentalizza pure i ragazzini – un non so che di “Guardie Rosse” e di “Rivoluzione culturale” maoista, e forse anche sistemi degni del caro, vecchio PolPot.

Contro il  professore di  Filosofia e Storia, l’Ufficio Scolastico di Milano (quello che una volta si chiamava Provveditorato) ha  avviato un procedimento disciplinare nel maggio scorso e e gli ha comminato una sanzione disciplinare (due giorni di sospensione dall’insegnamento).

Nel testo del provvedimento si legge: il professore è responsabile  di “aver voluto rimarcare, oltretutto con un linguaggio inappropriato, la sua contrarietà alle unioni civili, ponendo in essere un tentativo di indottrinamento degli studenti”.

E’ uno di quei casi in cui “il bue dice cornuto all’asino”.

Durante una discussione – dibattito in classe su quello che era un tema di attualità, le unioni civili, il professor Caligiuri ha espresso la sua opinione.

Scrive su La Croce: “Il dibattito in aula, che assunse toni particolarmente accesi proprio per la reazione di vera e propria intolleranza mostrata dalla classe verso le mie idee, spinse gli studenti – con ogni probabilità su istigazione di qualcuno del personale docente (dichiaratamente omosesssuale) che non deve aver gradito la mia presa di posizione in tema di omosessualità – a presentare una lettera di protesta al Preside, il quale girò la cosa all’Ufficio Scolastico di Milano perché si pronunciasse in merito.

Uscì anche un articolo su Repubblica, che democraticamente – in linea con il fare della Gaystapo,  riportava solo la versione degli studenti.

Il professor Caligiuri denuncia “la prepotenza di un sistema culturale ben radicato nelle Istituzioni scolastiche, che, in nome di una presunta difesa dei principi democratici, pone in essere, poi, pericolosamente, nella pratica, azioni e atteggiamenti tutt’altro che democratici; a partire dalla lettera di contestazione degli studenti, nella quale mi sono state rivolte svariate accuse false – come quella secondo cui io avrei inveìto con toni offensivi e parole sprezzanti contro gli omosessuali, manifestando un atteggiamento discriminatorio nei loro confronti – fino alla stessa decisione dell’Ufficio Scolastico Provinciale di sanzionarmi, il tutto entro un contesto, quello del Liceo Parini, fatto di veleni e sospetti, tra le bugie degli studenti e le meschine macchinazioni di qualche collega di cui sono stato vittima”.

Il professore non ha fatto altro che esprimere il suo parere in linea con la legge e la ragione naturale, a proposito della famiglia, del matrimonio e dell’omosessualità, guardandosi bene dal fare apprezzamenti negativi circa le persone omosessuali. Anzi:

“Ciò che ho affermato durante la discussione con gli studenti e che ribadisco con forza, non ha nulla a che vedere con con il rispetto dovuto per gli omosessuali come persone...

Ho cercato di spiegare agli studenti che non è affatto in discussione la libertà sentimentale e sessuale degli individui. Non vi è dubbio, come io stesso ho affermato anche nel corso del dibattito con la classe, che il valore intellettuale e morale della singola persona umana non dipenda in alcun caso dall’orientamento sessuale; anzi, sempre nel corso della medesima discussione, ho anche ricordato che tanti uomini illustri, nella storia dell’arte e del pensiero, avevano notoriamente tendenze omosessuali, eppure ciò non ci impedisce affatto di onorarne la grandezza. Il punto qui è un altro: si tratta di comprendere il nesso tra orientamento sessuale e quel concetto di famiglia “naturale” (di cui parla anche la nostra Costituzione), che possiede un preciso significato pedagogico-politico.

E’ ovvio che non c’entra niente la discriminazione sessuale, come pretestuosamente vogliono far credere gli ideologi del pensiero unico dominante e come impone nella pratica la psicopolizia, la Gaystapo, appunto,  ma della funzione stessa che la sessualità riveste ai fini della costruzione della famiglia,  nel suo aspetto generativo e procreativo, che rende possibile la “famiglia”.

Analogalmente, la posizione del docente, contraria alla stepchild adoption e all’adozione omosessuale, era motivata dal supremo interesse del minore ad avere una mamma e un papà, con tutto quello che ne consegue.

Sono stato accusato di “indottrinare” gli studenti, quando, invece, ho cercato di metterli in guardia dal rischio di affrontare temi del genere in modo superficiale, e di spronarli ad andare al di là della mera ricezione passiva ed acritica di ciò che essi assorbono quotidianamente dal bombardamento mediatico, invitandoli a sottoporre dati ed informazioni al vaglio della ragione riflessiva ed all’approfondimento. Gli “esimi” ed “illustrissimi” funzionari dell’Ufficio Scolastico di Milano che mi hanno sanzionato non sanno, o fanno finta di non sapere, che la funzione dell’insegnamento è quella di formare in senso critico, razionale e responsabile, le coscienze degli allievi, ovverosia, tra le altre cose, educare l’allievo ad una pluralità di idee, punti di vista e prospettive ermeneutiche; ed è appunto questo ciò che ho rimproverato agli studenti, il fatto, cioé, di assumere, nel difendere ciecamente e dogmaticamente la legge Cirinnà, proprio il medesimo atteggiamento di intolleranza che essi attribuiscono agli avversari di tale legge.

Invece la scuola gli ha addirittura impedito, pretestuosamente, di pubblicare la sua versione dei fatti.

Concludiamo col professore: La mia vicenda deve far riflettere i lettori sulla urgenza di una battaglia innanzitutto culturale; tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati ad una coraggiosa ed energica reazione contro il relativismo nichilistico e secolaristico oggi imperante, venato di anticlericalismo fanatico e alla moda, sempre pronto a criticare il presunto dogmatismo dei valori tradizionali attraverso un “dogmatismo dell’antidogmatismo”.

Noi siamo nella pugna.

Redazione


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