07/12/2015

Gender a scuola e transgenderismo a teatro, dagli 8 ai 16 anni

Il Comitato Articolo 26, ci offre alcune considerazioni su uno spettacolo teatrale destinato ai giovanissimi (8 – 16 anni) che promuove il transgenderismo alla luce della più tipica convinzione degli ideologi del gender: uomini o donne non si nasce, lo si diventa (e se uno vuole resta nel mezzo, né maschio, né femmina).

Infatti, il protagonista della piece teatrale Fa’afafineAlex, i giorni pari è maschio e i giorni dispari è femmina.

Lo spettacolo ha vinto un premio per l’infanzia (link) ed è andato in scena a Palermo e a Torino con tanto di partnership e sostegno istituzionale del Comune, della Regione, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e di altre autorevoli fondazioni ed enti istituzionali (dal sito casateatroragazzi link spettacoli e partners). Sarà prossimamente in tournee in altre città d’Italia.

Fa’afafine è un termine “che, nella lingua Samoa, definisce coloro che sin da bambini non amano identificarsi in un sesso o nell’altro […] un vero e proprio terzo sesso cui la società non impone una scelta, e che gode di considerazione e rispetto”. Non dice, la presentazione dello spettacolo, che questo termine della lingua Samoa è stato creato solo all’inizio del XX secolo. “Nulla di ancestrale, quindi, come facilmente si potrebbe intendere sentendo parlare di remote e paradisiache isole polinesiane in cui tutti vivono da sempre felici e contenti”.

Quindi il solito spettacolo che invia messaggi confusivi sull’identità sessuale a soggetti che si trovano proprio nella delicatissima fase dello sviluppo della loro identità sessuata, maschile e femminile, con la scusa che promuovere l’autodeterminazione nell’identità sessuale concorrerebbe a contrastare le discriminazioni.

gender_apriliaAgire in tal senso sull’identità dei bambini e dei ragazzi, invece, ha l’effetto di mettere a rischio il loro sviluppo psicofisico.

“Interessante notare che neanche esista un’emergenza tale da motivare tanti e tanto radicali interventi focalizzati esclusivamente su questa specifica tematica educativa. Come dimostrano infatti i dati sui crimini d’odio appena pubblicati dall’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea), su 596 casi registrati durante il 2014 in Italia, quelli contro persone LGBT sarebbero 27 rispetto ai 413 dovuti a crimini xenofobici, ai 153 contro i cristiani e membri di altre religioni e 3 contro le persone disabili (http://hatecrime.osce.org/italy). Senza contare che gli “hate crimes” comprendono per la maggior parte delle denunce insulti verbali. Allora, seppure un solo caso di discriminazione è da ritenersi intollerabile ed odioso, è chiaro che non vi è alcun motivo per cui la scuola ammetta su questi temi complessi e delicati, indebite e pericolose strumentalizzazioni ideologiche”, nota giustamente il Comitato Articolo 26.

Anche AGAPO (Associazioni Genitori e Amici di Persone Omosessuali) ha ritenuto “doveroso”, in una lettera aperta agli organizzatori ed ai promotori di Fa’afafine, “porre alcune domande in merito alla fondatezza dei messaggi trasmessi e alla coerenza dei modelli culturali promossi attraverso la performance” (pdf).

Conclude il Comitato, che, per quanto il regista abbia cercato di rappresentare in modo artistico e commovente dei sentimenti, “il problema è che non possiamo inappellabilmente sottomettere i sentimenti alla ragione” ...

E’ opportuno che i genitori siano informati sui temi trattati dallo spettacolo perché, dato l’argomento delicato e la fascia di età, essi hanno il diritto di dialogare puntualmente con i figli, sia prima che dopo la rappresentazione, qualora decidano di farli assistere.

Redazione

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