26/06/2015

Gender a scuola: gli interventi dei senatori che si sono opposti

Non tutti si sono accodati al governo nel votare la fiducia alla “buona scuola”. E non tutti hanno dimenticato che la riforma prevede, di fatto, l’introduzione dell’educazione gender nelle aule scolastiche.  

Segnaliamo gli interventi dei senatori Malan (Forza Italia), Candiani (Lega Nord) e Gasparri (Forza Italia).

MALAN (FI-PdL XVII) Grazie, signor Presidente. Vorrei parlare di quello che è diventato il comma 16, il comma gender. Signor Presidente, so che poi anche altri parleranno di questo, ma io voglio fare riferimento solo ad una cosa. Ho letto un comunicato in cui si riferisce che il Ministro ha preso impegni riguardo all’applicazione di questo comma 16, sull’educazione alla prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni. Si preannunciava una nota del Ministro, che al momento le agenzie non riportano. Già ad un ordine del giorno viene data poca retta; ma qui neanche può essere presentato un ordine del giorno, perché è stata posta la fiducia; men che meno alle dichiarazioni private – con «private» intendo dire non pubbliche – di un gruppo di rispettabilissimi senatori nei confronti del Ministro.

Il punto è che questo comma, dove si parla dell’educazione contro ogni discriminazione, deve essere messo in parallelo con il documento: «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere», messo a punto dall’UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali). Questa strategia è contenuta in un documento che non è fatto da un ente privato, ma porta il timbro della Repubblica italiana, in quanto del Dipartimento delle pari opportunità e della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si tratta di un piano per il 2013-2015; per cui, è in vigore e viene, ahimè, spesso applicato nelle scuole. In tale documento c’è una spiegazione estremamente chiara sul fatto che la cosiddetta educazione di genere viene fatta già oggi e, a maggior ragione, quando ci sarà questo comma. Il Governo deve ritirare questo ignobile documento, fatto peraltro contro la legge perché l’UNAR dovrebbe occuparsi di discriminazione etniche e razziali e non mi risulta che le persone di orientamento omosessuale siano né un popolo, né una razza, né una religione.

Qui ci sono delle cose rivolte proprio alla scuola: c’è un capitolo intero sull’asse educazione‑istruzione. Si dice che le tematiche LGBT trovano spazi marginali nelle aule scolastiche e che invece va rafforzato il loro ruolo nella scuola. Si dice che è «auspicabile un’integrazione e aggiornamento sulle tematiche LGBT nei programmi scolastici e una promozione dell’informazione e comunicazione non stereotipata», a cominciare dagli asili nido e nelle scuole d’infanzia e per tutti i bambini. Ci vuole «il riconoscimento di crediti formativi. In particolare la formazione dovrà riguardare: lo sviluppo dell’identità sessuale nell’adolescente; l’educazione affettivo-sessuale; la conoscenza delle nuove realtà familiari (promuovendo come famiglia, ciò che la Costituzione dice che non è tale). Si fa inoltre riferimento all’avvio «di accordi di collaborazione in materia di formazione a livello locale tra Uffici scolastici regionali e provinciali, enti locali e le associazioni LGBT». Si parla inoltre di «valorizzazione dell’expertise delle associazioni LGBT» sulle nuove realtà sociali, «integrazione delle materie antidiscriminatorie», cioè LGBT, nelle realtà scolastiche. In questo comma 16 si parla di discriminazioni e questo documento della Repubblica italiana dice che così si fa la politica antidiscriminatoria. Infine, a proposito di accreditamento delle strutture LGBT, a pagina 41 di questo documento c’è un paragrafo intitolato «Gli strumenti della governance» – l’italiano non si può usare – in cui si dice che nel gruppo nazionale di lavoro che ha collaborato alla stesura di questo documento c’è il Circolo culturale omosessuale «Mario Mieli». Costui era un giovane, perché è morto giovane, intellettuale, omosessuale militante, che scrisse, tra le altre cose: «Noi checche rivoluzionarie» – lo scrive costui cui viene intitolato uno dei circoli che partecipa alla formazione delle scuole – «sappiamo vedere nel bambino (...) l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro». Questo è quello che si vuole fare nelle scuole?

CANDIANI (LN) Signor Presidente, in fondo c’è ancora un ricatto. Il maxiemendamento contiene ancora il comma 16, quello che prevede l’istruzione gender e che nulla ha a che fare con la famiglia, perché in questa riforma della scuola (e non c’è ancora il Ministro in Aula), non si parla per nulla di famiglia e di educazione ma si declina tutto in termini di cultura gender. No, signor Presidente, noi non vogliamo questa deformazione della scuola. Noi difendiamo la famiglia e chiediamo a Giovanardi e a tutti gli altri senatori del Nuovo Centrodestra, che vengono sempre qui a parlarci della retorica della famiglia, se voteranno la fiducia. Voi siete sotto ricatto, infatti, perché altrimenti Renzi caccia Alfano e voi non siete più nulla. Questo è il ricatto che vi fa svendere il diritto alla famiglia e la nostra cultura di base, che noi invece difendiamo. È vero, signor Presidente, che Parigi val bene una messa, ma qui per voi la coscienza e la viltà sono esattamente la stessa cosa! Vergognatevi! (Applausi dal Gruppo LN-Aut. I senatori del Gruppo LN-Aut espongono uno striscione con la scritta: «Difendiamo i nostri bambini», nonché dei cartelli recanti lo slogan: «La scuola non si chiama Renzi e il preside non si chiama Agnese»). Bludental

GASPARRI (FI-PdL XVII) Il pasticcio e la confusione legislativa fanno male, come la cosiddetta questione del gender, di cui ha parlato il senatore Malan. Ministro Giannini, su questo tema ci attendiamo parole chiare. Non vogliamo discriminare niente e nessuno. Abbiamo visto cose strane nelle scuole e ciò che prima ha citato il senatore Malan a proposito dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR) e di alcune cose che stravolgono la realtà naturale delle cose. Vedete, siamo un’Assemblea libera e democratica, laica e ovviamente non confessionale. Sono cattolico, ma non c’è l’obbligo dell’appartenenza alla religione cattolica. Delle questioni gender, però, stiamo discutendo anche in occasione di altri provvedimenti, che sono all’attenzione del Parlamento. Mi avvio a concludere, signor Presidente, e spero di avere un minuto per una citazione. Presiedendo l’Assemblea ho consentito a tutti i colleghi di fare delle citazioni e ne voglio fare una anche io. Nei giorni scorsi molti si sono espressi sulla questione gender, dal momento che è in corso la discussione sul provvedimento riguardante le unioni civili. In questi giorni è stata anche pubblicata l’enciclica del Papa sull’ambiente, intitolata «Laudato si’» e tutti a lodare il Papa, che di certo merita le nostre lodi. Ho visto che molti da sinistra hanno detto: «Bene il Papa!». Addirittura che il corsivista de «La Stampa», “iena” Barenghi, in uno dei suoi brucianti epigrammi ha scritto «Compagno Bergoglio» e così facendo, come avrebbe detto Totò, ha detto tutto. Sul tema gender non c’è l’obbligo di seguire il Papa, ma quelli che sono neopapisti... (Commenti del senatore Zanda). Senatore Zanda, mi faccia citare il santo Padre. Non posso? Senatore Zanda, la vedo tenere le mani giunte: sta forse pregando? PRESIDENTE. Senatore Gasparri, sono qui. Si rivolga alla Presidenza. GASPARRI (FI-PdL XVII). Mi rivolgevo al senatore Zanda, sulla base di una consuetudine antica. Ebbene, invito a leggere il punto 155 dell’enciclica «Laudato si’»: mi rivolgo in particolare a coloro che citano il «compagno Papa», come dice “iena” Barenghi, e che però lo devono lodare tutto. Lascio questa riflessione al ministro Giannini, che non c’entra, perché lei è il laico Ministro dell’istruzione della Repubblica italiana. Ebbene, al punto 155 dell’enciclica è scritto che «l’ecologia umana implica anche qualcosa di molto profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge morale inscritta nella sua propria natura, relazione indispensabile per poter creare un ambiente più dignitoso. Affermava Benedetto XVI che esiste una ecologia dell’uomo perché “anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere”. In questa linea, bisogna riconoscere che il nostro corpo ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi. L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra (...). Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di “cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa». Non c’è l’obbligo di seguire il papa, ma ho voluto fare questa citazione, poiché molti hanno inneggiato al «compagno Papa», vi invito a leggerlo tutto e a tenerne conto, anche nell’attuazione di questa riforma. Infine, c’e` un passaggio. Si è parlato molto, dopo il passaggio del disegno di legge alla Camera, del cosiddetto comma pro gender. Si dice che è tutto una montatura perché, si dice: «Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere – e qui abbiamo una parola perché la lingua italiana parla di sesso fino a prima dell’introduzione dell’ideologia gender – e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e sensibilizzare...». Che cos’è questa cosa antidiscriminazione? Naturalmente siamo contro le discriminazioni, però il 29 aprile 2013 l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali (UNAR), occupandosi di una cosa di cui non si deve occupare perché la legge istitutiva dice che si deve occupare di discriminazioni per motivi razziali, religiosi o etnici, ha pubblicato ufficialmente, con il timbro della Presidenza del Consiglio e dunque della Repubblica italiana, la strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, dove si spiega bene la faccenda sulle discriminazioni. Per esempio, bisogna curare la predisposizione della modulistica scolastica in chiave di inclusione sociale, rispettosa delle nuove realtà familiari costituite anche da genitori omosessuali, dove non ci sono un marito e una moglie di cui uno omosessuale, come succede, ma due papà o due mamme. Poi si dice che non e` vero che si vuole introdurre il gender. Per carità. Poi si parla dell’accreditamento delle associazioni LGBT presso il MIUR in qualità di ente di formazione, dell’arricchimento dell’offerta di formazione con la predisposizione di bibliografie su tematiche LGBT. Il gender c’è; è scritto chiaro; basta mettere insieme due documenti ufficiali della Repubblica italiana, uno è il testo del disegno di legge governativo e l’altro è il documento dell’UNAR. Per cui, chi vota questo pacchetto – magari qualcuno è anche contento – lo vota interamente senza poter modificare nulla, ivi incluso l’indottrinamento gender nelle scuole in violazione dell’articolo 30 della Costituzione e della Carta dei diritti dei umani che danno ai genitori il diritto e il dovere di scegliere l’educazione per i propri figli e che garantiscono che non venga imposta da signori che hanno l’unica qualifica di appartenere a organizzazioni LGBT.

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