06/10/2016

Gender a scuola: il CDNF di Massa davanti all’USP

Lo scorso 30 settembre, il Comitato Difendiamo i Nostri Figli promotore del Family Day 2015 e 2016, è tornato in 15 piazze italiane, con centinaia di persone appartenenti alle sezioni locali manifestando contro il gender a scuola davanti agli uffici scolastici provinciali,.

Anche la locale sezione di Massa ha partecipato all’iniziativa.

L’avvocato Sonia Mannella  è Presidente della sezione di Massa del Comitato Difendiamo i Nostri Figli.

Avvocato Mannella, lei quale Presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli di Massa, è stata l’organizzatrice del flash mob presso gli Uffici Scolastici Provinciali di Massa, ci spieghi come è nata questa iniziativa.

L’iniziativa è nata per esprimere le preoccupazioni delle famiglie riguardo ai tentativi di introdurre la teoria gender nelle scuole, al fine di destrutturare l’identità sessuata dei bambini.
Così per la libertà educativa, in attesa dell’uscita delle linee guida del comma 16 della legge 107, la Buona scuola, relative all’attivazione di percorsi educativi di lotta alla “discriminazione per orientamento di genere”, il Comitato Difendiamo i Nostri Figli, ha consegnato un dossier sui casi di gender nelle scuole e chiedendo di poter argomentare con i dirigenti scolatici rispetto a queste tematiche così sensibili.
Anche il nostro Comitato locale ha evidenziato la necessità di ufficializzare il consenso informato preventivo su tutte le attività extraccurriculari che attengono a temi educativi sensibili e divisivi tra le famiglie ( relativi alla sfera etica, affettiva e religiosa). Gli stessi genitori, infatti, chiedono che le proposte di natura extracurricolare, legate alle tematiche del comma 16, legge 107 /2015, siano spiegate dettagliatamente per consentire alle famiglie una corretta comprensione dei progetti proposti e l’espressione di un assenso pienamente consapevole.

Avvocato Mannella lei è stata ricevuta dal Delegato del Dirigente Scolastico Territoriale, ci dica in breve come è andato l’incontro.

Con il Delegato facente funzione è’ avvenuta una lunga chiacchierata e, dopo avergli consegnato il dossier sui casi gender nelle scuole italiane, espresso le tematiche cui si occupa il Comitato ed avanzate le nostre richieste, lo stesso si è manifestato chiaramente contrario all’inserimento dell’ideologia gender all’interno della scuola e collaborativo.
All’’incontro sono stata accompagnata da David Coltelli del Comitato Art. 26 che ha rappresentato le preoccupazioni anche dei genitori della Lunigiana.

Il nostro territorio, l’anno scorso è stato sotto i riflettori per un caso di indottrinamento gender avvenuto in una scuola primaria, cosa è cambiato da allora?

– Dopo il caso avvenuto nella scuola primaria, il nostro Comitato ha appoggiato la famiglia ed il progetto scolastico è stato ritirato. Altre, comunque, sono state le segnalazioni avvenute da parte di genitori e riportate nel dossier elaborato al fine di certificare quanto accadeva nelle scuole. Il dossier porta alla luce l’ideologia gender che, se in passato era stato detto che non esisteva, possiamo dire oggi, anche dopo le segnalazioni del Santo Padre, non solo che esiste, ma ne fanno esperienza coloro che si sono trovati e che si trovano di fronte a questa problematica, dalla quale non è possibile difendersi.

Avvocato Mannella, spesso il gender nelle scuole viene occultato, sotto forma di iniziative per contrastare il bullismo oppure la violenza sulle donne, che consiglio dà alle famiglie per difendersi da tutto questo?

Ancora una volta dobbiamo rinnovare la richiesta di fare chiarezza assoluta riguardo ai contenuti dei progetti, prima che tali percorsi vengano implementati. Non è infatti ammissibile che, utilizzando il nobile scopo della lotta alle discriminazioni, al bullismo e al violenza contro le donne, si propongano percorsi educativi che educhino alla libera scelta dell’identità di genere, come trapelerebbe da alcune indiscrezioni di stampa risalenti allo scorso luglio e mai smentite.
Vi è quindi l’esigenza profonda di lavorare sul metodo e il metodo è coinvolgere i genitori, ufficializzare l’uso del consenso informato preventivo con annesso esonero da attività non condivise.
Ci tengo a ribadire ancora una volta, che la posizione è contro l’ideologia gender e non contro la persona.
Il Comitato che rappresento è il primo a voler valorizzare una sana lotta ad ogni forma di discriminazione. Ma se vi sono segnalazioni di progetti che tendono a decostruire lo stereotipo, in qualche forma diluendo la figura del padre o della madre e così come mettere dubbi nei bambini sulle origini della vita, ecco allora credo che tutto ciò non sia lottare contro le discriminazioni, ma sia introdurre all’interno del percorso educativo del bambino dei dati che non rispondono alla realtà oggettiva.
Per riprendere una frase del Papa -che proprio il giorno del flash mob, si è espresso sulla teoria del gender a scuola “come una cattiveria”-, la cattiveria è proprio porre un dubbio esistenziale profondo nella costruzione dell’identità del bambino, a partire anche dai bimbi in tenere fasce d’età. L’indottrinamento avviene, infatti, sin dal nido e dalla scuola materna fino ad arrivare all’università.

Avvocato, ci dica brevemente quali saranno le prossime iniziative del comitato da lei rappresentato. specialmente alla luce dell’ormai prossimo referendum sulla riforma costituzionale.

Il Comitato Difendiamo i Nostri Figli continua a diffondere istanze in ogni contesto perché questo è il senso preciso dell’opera di sensibilizzazione che si è deciso di portare avanti in Italia. Lo scorso 28 maggio il Comitato Difendiamo i Nostri Figli (CDNF), ha dato voce alle preoccupazioni e alle istanze di libertà delle famiglie italiane dando vita al ‘Comitato famiglie per il No al referendum’. Durante tutta l’estate i rappresentati del Comitato hanno già tenuto decine di incontri e conferenze, che hanno visto la partecipazione di migliaia di attivisti e semplici cittadini che hanno riempito teatri, auditorium, piazze e parrocchie di diverse località italiane.

Scendere in campo per il ‘No’ alla riforma costituzionale scritta dal governo Renzi non significa infatti essere contro il rinnovamento della Costituzione, che anche le realtà che hanno animato il Family day auspicano attraverso, però, un processo di concertazione fra tutte le rappresentanze della società civile. Il nostro ‘No’ deciso e argomentato al referendum costituzionale è soprattutto orientato infatti a impedire che il nuovo assetto istituzionale, che accentra tutti i poteri nella figura del premier e nel partito di maggioranza anche causa di una pessima riforma elettorale, venga utilizzato, come dicono pubblicamente gli stessi vertici del Partito Democratico, per completare la trasformazione del tessuto sociale italiano e la destrutturazione della famiglia e della stessa antropologia umana. L’iter di approvazione delle unioni civili, con ben due voti di fiducia, è stato l’evento concreto che ha svelato la vocazione autoritaria dell’attuale governo che ha voluto ignorare due piazze di milioni di persone. E, come da ammissione diretta, è stato il primo passo di una strategia contro l’uomo e la famiglia che va assolutamente fermata. Sempre per stessa ammissione di esponenti di spicco del Pd, le unioni civili sono solo il capo fila di un programma politico teso all’approvazione delle adozioni per tutti, compresi ai single a alle coppie gay; alla regolamentazione della barbara pratica dell’utero in affitto e dell’eutanasia; all’estensione della procreazione artificiale a coppie gay e single; alle leggi liberticide sulla trans-fobia e omo-fobia che ridurranno gli spazi di espressione della libertà di pensiero; alla diffusione dei programmi di educazione all’indifferentismo sessuale nelle scuole; e all’approvazione del divorzio express e della legalizzazione delle droghe.

Con un parlamento sostanzialmente mono camerale, composto da una maggioranza di parlamentari nominati da un solo partito che rappresenta solo una modesta minoranza degli italiani, il premier e il governo riuscirebbero a far approvare queste leggi negando di fatto qualsiasi dibattito democratico ed eliminando qualsiasi bilanciamento dei poteri. E’ quindi in gioco la democrazia e il futuro della famiglia in Italia, per questo abbiamo il dovere di essere determinati nel far conoscere a tutti gli italiani le nostre ragioni per il ‘No’.

Gianluca Giovannini

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