26/07/2015

Gender a scuola? Niente soldi ...

Una iniziativa esemplare contro il gender a scuola messa in atto dal Consiglio comunale di Arcole in provincia di Verona.

Niente soldi pubblici per le scuole d’infanzia che introducono la teoria gender: ce ne dà notizia L’Arena.it, che racconta del dibattito sorto dopo questa coraggiosa decisione.

Il Consiglio comunale, in occasione del rinnovo delle convenzioni con alcune scuole materne del Comune, ha approvato a maggioranza la scelta di privare dei contributi pubblici quelle scuole che avessero comunque voluto indottrinare i bambini ispirandosi alla ideologia di genere. Mariuccia Longo, assessore ai servizi sociali, spiega il contenuto della decisione: «Il Comune erogherà per ogni scuola dell’infanzia 700 euro a bambino residente e quattromila euro per ogni bimbo disabile residente, a patto che non vengano introdotte nelle nostre scuole le teorie del gender». E se questo invece dovesse accadere: «Ci riserviamo la facoltà di recedere dalla convenzione», afferma Giovanna Negro, sindaco uscente.

Una decisione decisamente controcorrente quindi, che cerca davvero di rendere effettivo il diritto delle famiglie sull’educazione dei figli e che protegge il sano sviluppo di questi ultimi. Naturalmente ci sono quelli che si sono scandalizzati per tanto coraggio: Anna Ferraro, consigliere di minoranza (astenutasi), ha obiettato che la “teoria gender” non esisterebbe a livello normativo. Perché preoccuparsi allora? Nessuna scuola potrà essere privata di alcunché se, tanto, la teoria non esiste ... purtroppo, però, come abbiamo dimostrato su questo sito, la teoria gender esiste eccome.

BludentalAltri, consiglieri dell’opposizione, hanno sostenuto che la riforma scolastica di Renzi non c’entrerebbe nulla con il gender ... nonostante introduca l’educazione alla parità di genere, contro le discriminazioni di genere, e rimandi a una legge (n. 119 del 2013) che costituisce l’attuazione della Convenzione di Istanbul che definisce abbastanza chiaramente cosa intende per “genere” ...

Alessandro Ceretta, il sindaco, ha però le idee abbastanza chiare: «una teoria strampalata, che l’Unione Europea sta diffondendo tramite un progetto preciso. Materiale che è circolato anche in alcune scuole venete, fino a dicembre scorso, con storie di criceti dello stesso sesso che si mettono insieme e cartoni animati di persone che cambiano sesso. Noi dobbiamo tutelare e vigilare sulla formazione dei nostri bambini e ragazzi e vogliamo difendere la famiglia naturale».

Parole sante.

Redazione

 

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