30/06/2015

Gender a scuola: un’altra testimonianza diretta

Maria Scicchitano, psicologa e mamma, racconta la sua esperienza con l’ideologia gender all’asilo di sua figlia alla Radio Vaticana.

R. – L’anno scorso, quindi quando mia figlia aveva un anno e qualcosa, ho scoperto che le educatrici stavano facendo da settembre un corso di aggiornamento. Quando sono andata ad informarmi, anche da un punto di vista professionale, essendo una psicologa, ho scoperto che la teoria di fondo è quella degli studi del gender. Quello che mi ha lasciato molto perplessa sono le infondatezze scientifiche di questa teoria. Sono andata a parlare con la dirigente ed ho chiesto proprio questo: “Lei, che cosa ne pensa? Questo corso di aggiornamento avrà delle ricadute sui nostri bambini?”. La dirigente mi ha tranquillizzata – l’anno scorso – dicendomi che assolutamente non avrebbero messo in atto alcuna attività educativa e qualora lo avessero fatto, avrebbero preventivamente avvisato i genitori.

D. – Ed è andata così?

R. – Non è andata così. A settembre ogni sezione aveva un elenco di libri dal titolo “Perché hai due mamme?”, “Perché hai due papà?”, “Qual è il segreto di papà?”… Incuriosite da questi titoli siamo andati a leggere questi libri, che sono quasi tutti della casa editrice “Lo Stampatello”. E abbiamo visto che, ad esempio, in un libro – “Qual è il segreto di tuo papà?” – alla fine della storia si scopre che il padre è un omosessuale. Il libro, invece, “Perché hai due mamme?” parla della storia di due ragazze – Mary e Francy – che stanno insieme, si amano – le dico esattamente così come c’è scritto – e hanno il desiderio di avere un bambino: visto però che loro hanno due ovini, devono andare a cercare un semino e questo semino lo cercano in Olanda, da alcuni amici gentili, che danno loro questo semino. Dando questo semino, che si unisce con l’ovino di Mary, anche Francy adesso può essere mamma, perché Mary è incinta. E il bambino sarà di Mary e Francy, che sono due mamme felici.

D. – La favola dell’inseminazione artificiale…

R. – La favola dell’inseminazione artificiale proposta a bambini di 2 anni, anzi da 0 a 3 anni. Un’altra cosa ci ha lasciati molto perplessi: la stessa autrice di questi libri afferma che questi libri siano da proporre a bambini dai 3 anni in su. Fatto presente tutto ciò alla dirigente, la dirigente ci ha risposto che se non ci andava bene questa linea educativa, noi avremmo potuto portare via mia figlia dalla scuola.

D. – Quando la legge è dalla vostra parte, in quanto genitori, e dovrebbe tutelare il vostro diritto di scegliere come educare i figli…

R. – Sì, noi come genitori siamo i primi responsabili dell’educazione dei nostri figli. Abbiamo fatto questo colloquio con la dirigente e dopo il nostro colloquio ha detto che questi libri non li avrebbe letti immediatamente ai bambini, ma che avrebbe prima fatto un laboratorio per i genitori… A quel punto, noi abbiamo fatto un foglio-firme, che hanno firmato gran parte dei genitori del nido, in cui si diceva che questi libro non li voleva nel nido.

D. – Che effetti può produrre una didattica di questo tipo?

R. – Il problema è proprio questo. Quello che io ho fatto presente alla dirigente, ma anche alle educatrici, è che questo laboratorio è un laboratorio totalmente sperimentale ed essendo un esperimento nessuno sa quali potranno essere gli effetti sui bambini.

Bludental

Quello che le posso dire, da un punto di vista psicologico, è che dare una visione del mondo così tanto frastagliata, così tanto divisa a un bambino così piccolo può generare in lui una confusione che a me preoccupa sinceramente. Da 0 a 3 anni è l’età in cui il bimbo costruisce la sua identità di genere.

D. – Quindi, il maschile e il femminile devono essere dei riferimenti solidi?

R. – Il maschile e il femminile devono essere riferimenti solidi e non perché abbiamo un punto di vista confessionale o politico dalla nostra parte, ma proprio da un punto di vista scientifico. Non stiamo parlando di insegnare noi qualcosa ai nostri figli, stiamo semplicemente chiedendo di far crescere questi figli nel modo più naturale possibile. Non imponete loro nulla che non venga spontaneamente da loro.

D. – Quanto accaduto è qualcosa che, a chi lo ascolta dall’esterno, suona come incredibile, tant’è che spesso le critiche che vengono mosse a queste testimonianza è “sono inventate”…

R. – Incredibili, ma vere. Io capisco chi non ci crede, perché non ci credevo neanche io fino a qualche mese fa… Mi sono sempre fidata ciecamente delle nostre educatrici. Eppure, i fatti dicono il contrario: tante risposte che ha dato a noi la dirigente hanno detto il contrario… Allora, anche se questa è una realtà che non ci piace, purtroppo è una cosa che sta accadendo e in cui io mi sono ritrovata. Devo dire che proprio perché tante persone non ci vogliono credere, io mi sono ritrovata da sola. (...)

Paolo Ondarza

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