03/08/2017

Gender e droga nei film per le scuole (e i giovani muoiono)

Un’altra vittima giovane della droga, dell’ecstasy, a Genova. Ma nelle scuole italiane si proiettano film che oltre a veicolare l’ideologia gender e l’omosessualismo fanno anche sottilmente, ironicamente, propaganda alle pasticche per lo sballo... Ci si ride su, cosicché si banalizza la cosa.

Ci scrive un blogger milanese, Angelo Mandelli, e volentieri pubblichiamo

Dopo la recente vicenda della ragazza di Genova morta per aver assunto una pastiglia di ecstasy, diventa ancora più vergognoso e grottesco il fatto che stiamo per raccontarvi.

Molti avranno avuto notizia della pellicola “Né Romeo né Giulietta”, della regista e attrice Veronica Pivetti .

Questo film (e la sua proiezione in alcune scuole; ad esempio Milano) era già stato pesantemente criticato, per la sua propaganda ideologica omosessualista (e, in generale, perchè diffonde una visione distorta e immorale della sessualità e della vita).

Ma molti non sanno che in questa commedia si strizza pure l’ occhio all’uso di sostanze stupefacenti.

Ci riferiamo ad una vicenda apparentemente marginale, ma che tuttavia è presente nel film, e ha un suo preciso peso nell’ ottica trasgressiva e amorale portata avanti dalla Pivetti. E’ la storiella della famosa pasticca “contro il mal di testa” assunta dalla nonna del ragazzo gay.

Ecco il fatto. Un giorno la anziana signora (appunto la nonna del giovane omosessuale protagoniosta del film) si trova seduta sulla panchina di un parco lamentandosi per l’ emicrania. Qui viene avvicinata da una signora più giovane che le offre delle pastiglie dipinte come “toccasana” per il suo mal di testa. La nonna si lascia convincere e assume la pillola.

Però evidentemente le pillole non erano semplici antinevralgici! Più tardi, infatti, cambia la scena del film e ci viene mostrata la anziana signora molto “su di giri” che suona il tamburello in mezzo ad un gruppo di ragazzi e fa altre follie.

Scena successiva quella della nonna, ormai sfinita dalla precedente eccitazione che si addormenta nel gruppetto di ragazzi.

Il tutto fa riferimento molto evidente al consumo e agli effetti di queste pastiglie di sostanze stupefacenti che vengono assunte dai ragazzi di oggi.

Qualcuno dirà che si tratta di vicenda messa ... sul ridere.

Ma è proprio questo il punto. Mettiamo sul ridere l’ uso delle sostanze stupefacenti e induciamo i ragazzi a banalizzare la cosa? Ma vogliamo scherzare?
Si può immaginare una cosa più vergognosa e irresponsabile di questa? E la facciamo vedere pure nelle scuole!?

Sarebbe bello chiedere alla mamma della povera ragazza di Genova, meno fortunata della “nonna” che compare nel film, cosa ne pensa in proposito…

Chiediamo che, come minimo, il film della Pivetti non entri mai più in una scuola!

Angelo Mandelli


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