28/11/2018

Gender in una scuola cattolica di Modena: il caso “Io e tu”

Siamo ormai abituati a sentir parlare delle battaglie, spesso quotidiane, condotte dai genitori nella scuola pubblica per proteggere i propri figli e il sistema educativo dal dilagare dell’ideologia gender, ma è davvero difficile immaginare  che una situazione simile si possa verificare in una scuola paritaria cattolica come l’istituto Madonna Pellegrina di Modena, che ha addirittura inserito gli “studi di genere” niente poco di meno che all’interno del piano dell’offerta formativa per il 2016-2019.

Ci riferiamo, in modo particolare, al progetto  Io & tu,  affidato e portato avanti da Letizia Lambertini, un’antropologa specializzata in gender studies, la cui attività è pienamente ed entusiasticamente appoggiata dalla preside della stessa scuola, Maria Piacentini. Se si dà uno sguardo al progetto, facilmente reperibile in rete, si noterà che, oltre ad affrontare il tema delicatissimo dell’omosessualità con bambini appartenenti alla fascia di età bassissima che parte dai cinque anni e copre la scuola elementare, esso prevede, tra le attività presentate come divertenti, ludiche e colorate, lo scambio di vestiti maschili e femminili tra bambini e bambine, in base al proprio “sentire”, per non parlare poi della Premessa del progetto che contiene, pari pari, uno dei capisaldi dell’ideologia gender: l’identità psichica maschile e femminile, non come saldamente legata al sesso biologico, ma come costruzione sociale, al limite della convenzione vera e propria. Si legge testualmente nel suddetto “progetto”: «Il ruolo di genere è quanto un determinato contesto culturale e sociale si attende da ogni maschio o femmina per riconoscerli come bambino e bambina, e via via con il loro sviluppo ragazzo e ragazza, uomo e donna. Si tratta di un insieme di atteggiamenti e di comportamenti che sono attribuiti in base a regole, convenzioni, divieti e stereotipi».

Come questo, all’interno di una scuola cattolica possa essere coerente con il Magistero della Chiesa, resta un mistero: pensiamo alle continue parole di condanna dell’ideologia gender espresse a chiare lettere da papa Francesco che l’ha definito in più occasioni “sbaglio della mente umana” “colonizzazione ideologica” o alla lunga  intervista rilasciata ai vaticanisti Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi e raccolta nel libro Papa Francesco, questa economia uccide, in cui il Santo Padre ha definito la teoria gender addirittura una “bomba atomica”. Per questo La Nuova Bussola Quotidiana ha pensato bene di contattare il parroco don Matteo Cavani che risulta essere il legale rappresentante della scuola e partecipe del progetto sull’identità di genere, ma quasi nulle sono state le spiegazioni fornite: il sacerdote si è limitato a minimizzare i (numerosi) contributi forniti dalla Lambertini all’interno della scuola dove, tra l’altro, come si può leggere sul suo profilo Linkedin, dal 2015 al 2018 è stata anche impegnata come “formatrice degli insegnanti” per Teatro Arcobaleno un progetto rivolto a bambini addirittura di tre anni e che vede tra i suoi ideatori realtà Lgbt del calibro di Gender Bender e Cassero Lgbt Center, quest’ultimo distintosi in un recente passato per le sue serate erotico-blasfeme senza freni.

Che il sistema educativo debba rimanere fuori dalla vita intima dei ragazzi che nessuno ha il diritto di violare in nome di una ipotetica lotta contro le discriminazioni, è un assunto che siamo abituati ad affermare riguardo al sistema scolastico statale, tanto più ci aspettiamo e ci auguriamo che ciò venga affermato e rispettato all’interno delle strutture scolastiche “cattoliche” che sono chiamate a non tradire quegli ideali e quei principi ai quali dichiarano di ispirarsi e che, probabilmente, sono il criterio principale che spinge molti genitori a sceglierle per i propri figli, sostenendo anche considerevoli sacrifici economici per il bene della mente e dell’anima dei propri piccoli.

Manuela Antonacci

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