26/11/2015

Gender – La protesta di una mamma a San Benedetto del Tronto

La teoria gender viene instillata goccia a goccia, con decisione e sistematicità. Ma il tutto avviene in modo tale che quasi nessuno se ne accorga. E così ci si ritrova spesso inconsapevolmente indottrinati.

Non sempre però il Grande Fratello riesce nel suo intento. A volte capita infatti che qualcuno vegli, si informi e alzi la testa per denunciare il male. Anche grazie, permetteteci di dirlo, ad associazioni come ProVita, che ormai da tempo fanno contro-informazione per difendere la ragione ed il buon senso. E la libertà di chi dissente dal pensiero unico LGBT.

Su Riviera Oggi leggiamo di quanto accaduto sabato 21 novembre a San Benedetto del Tronto (AP).

Durante l’iniziativa “Nati per Leggere”, tenutasi presso la Biblioteca Comunale e dedicata a bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni, ai piccoli e ai genitori che li accompagnavano è stato letto il libro “Una bambola per Alberto”, scritto da Charlotte Zolotow e con illustrazioni di Clothilde Delacroix. Ecco come la casa editrice Edt presenta il racconto: «Alberto desidera una bambola, ma suo fratello e gli amici lo prendono in giro, e il papà gli propone trenini elettrici e palloni. Alberto gioca con palloni e trenini, ma continua a desiderare una bambola. Un giorno la nonna gli fa una sorpresa e gli regala proprio la bambola tanto sognata. Il papà è perplesso e la nonna gli spiega quanto sia importante e utile assecondare questo desiderio, che contribuirà a fare di Alberto un padre attento e sensibile. Un libro contro gli stereotipi di genere – si legge ancora – quelli che vorrebbero imporre giochi per femmine e giochi per maschi, cercando di correggere eventuali diverse e legittime aspirazioni; una bella figura femminile (la nonna) che si pone in ascolto del nipote e con naturalezza asseconda il suo desiderio».

bambino_confusione_ genderLa scelta della storia ha destato perplessità e preoccupazione in una mamma, che ha voluto esprimere il proprio dissenso. Abbiamo raggiunto la signora, che ci ha riferito di essersi alzata per dire che il contenuto della favola non le sembrava adatto a bambini di 6 mesi-6 anni. La lettrice ha spiegato il contenuto del libro, ma si è ben guardata dal leggere le finalità ben espresse sulla seconda di copertina: laddove, in pratica, si parla di “identità di genere...contro gli stereotipi”. E ben sappiamo che dietro a parole belle e condivisibili, spesso si nasconde ben altro.

La mamma coraggiosa è stata zittita dalla maggioranza degli altri genitori, che alla fine della lettura hanno applaudito vigorosamente. Solo pochi altri hanno sostenuto la signora, ma sono passati per... omofobi e prepotenti.

Anche il Comune di San Benedetto del Tronto ha preso posizione. In un comunicato, l’ufficio stampa ricostruisce i fatti ma – a detta della mamma che ha protestato – mette in bocca alla signora varie imprecisioni. E riporta le dichiarazioni della dott.ssa Laura Olimpi, pediatra di famiglia ad Ascoli Piceno e referente regionale della ACP (Associazione Culturale Pediatri) da anni impegnata nel programma “Nati per Leggere”, nonché membro dell’esecutivo nazionale dell’AIED, l’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica (basta visitare il sito per capire qual è l’orientamento ideologico dell’associazione: essa è anche orgogliosa di far parte della International Planned Parenthood Federation, l’abortificio americano che vende, un tanto al chilo, feti abortiti, senza chiedere il consenso delle madri, e fa diseducazione sessuale nelle scuole di mezzo mondo). La dott.ssa Olimpi precisa che nel libro letto si parla solo di genitorialità.

Il putiferio scatenato, però, dimostra che qualche problema c’è. E che forse, ai grandi burattinai che tentano di seminare idee strane nei bimbi e nell’opinione pubblica, la vigilanza e la protesta di alcuni non piace. Tant’è che devono correre ai ripari, negare e insultare.

Quella mamma, che ha avuto il coraggio di parlare, ha tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno.

Federico Catani

Nota di Redazione: “Una bambola per Alberto”, così come i bambini veri che di tanto in tanto giocano con le bambole, non ci fa “impressione”. Tutti coloro che hanno avuto a che fare con dei bambini li avranno visti ogni tanto scambiarsi spontaneamente i giochi. E nessun adulto sano di mente si è mai scandalizzato per questo. Il problema lo creano gli adulti quando pretendono che i bambini si scambino ruoli e giochi. Quando intervengono per contrastare non i veri stereotipi (donna sexy  e di facili costumi, uomo – macho, volgare e sciupa- femmine), ma le preferenze naturali e ancestrali che i bambini esprimono da sé. Per questo una favola (che comunque può piacere o meno), come quella di Alberto, di per sé può anche non far alcun male. Dipende tutto da chi e con quale intento viene letta: se l’intento è quello descritto in seconda copertina, allora non ci va bene. E se a leggerla fosse un funzionario della Planned Parenthood, ci preoccuperemmo non poco.  

 

 

 

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