24/06/2015

Gender – Se non c’è differenza, si calpesta la dignità del diverso

Un commento di Barbadillo sulla manifestazione del 20 giugno: il gender è lesivo della dignità delle donne.

Ieri ho partecipato alla riuscitissima manifestazione di Piazza San Giovanni a Roma, organizzata dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”, contro l’indottrinamento gender nelle scuole e il disegno di legge sulle “unioni civili” che, di fatto, apre la strada ai matrimoni omosessuali, alle adozioni da parte di coppie gay ed alla pratica dell’utero in affitto.

Ho aderito, insieme alla Onlus “Hands Off Women – HOW” ed all’Associazione “Noi X Roma”, e la Piazza che ho visto era espressione della società civile, del mondo dell’associazionismo cattolico e laico, e – soprattutto –  del popolo delle famiglie.

Il violento nubifragio che si è abbattuto su Roma non ha scoraggiato la partecipazione, gli stessi ombrelli portati per proteggersi dalla pioggia sono serviti, poi, per coprirsi dal sole feroce uscito subito dopo; una piazza colorata che celebrava la sua festa, una festa di popolo.

In una Piazza San Giovanni stracolma e traboccante di persone, c’erano famiglie con passeggini, genitori, gruppi parrocchiali, associazioni del Terzo Settore, comitati per la vita e per la famiglia naturale, molti insegnanti e molti giovani; un’iniziativa partita dal basso che ha superato ogni previsione e che è riuscita – in poco tempo – a portare a Roma una folla oceanica, spontanea e non orchestrata; non “truppe cammellate”, né lobby potenti dietro gli organizzatori, né sigle e Istituzioni ma persone, liberi cittadini, realtà territoriali e reti sociali, comunità, animate dal bisogno di ribadire un sì alla famiglia naturale e al diritto del bambino di crescere con una mamma ed un papà –  e non con il genitore1 e il genitore2 – e ribadire un NO al disegno di legge Cirinnà e alla diffusione dell’ideologia gender nei programmi scolastici di tutte le scuole.

Il mondo dell’associazionismo è sceso in piazza non in odio e contro qualcuno – come polemicamente e strumentalmente è stato detto – ma a favore e in difesa di qualcosa; non c’era traccia di arroganza e nessuna tracotante ostentazione ma solo gioia e fierezza delle bellezza della famiglia e di battersi per salvare il diritto dei bambini ad essere educati nel rispetto delle identità maschile e femminile. BludentalCertamente si è scesi in piazza per lanciare un messaggio forte e chiaro alla politica ed a tutti coloro che si mantengono tiepidi ed incerti mentre si sta attuando una strategia, nazionale ed internazionale, vocata dichiaratamente alla distruzione della famiglia.

Ed il messaggio è questo: la difesa della famiglia deve tornare al centro del dibattito pubblico – come ha sottolineato il Presidente del Comitato Promotore Massimo Gandolfini – e delle scelte politiche; la manifestazione ha voluto dare voce al disagio delle famiglie, una maggioranza silenziosa che si fa cittadinanza attiva per respingere la destrutturazione della famiglia e l’invadenza, violenta e pervasiva, delle teorie gender nell’educazione scolastica a cominciare da quella  infantile.

Si è voluto protestare – finalmente – contro questa manipolazione ideologica ed educativa; l’ omofobia in piazza non c’era e non c’entra! E bisogna dirlo a chi, lanciando questa accusa, vorrebbe svuotare di contenuti e di energie questo evento! Non è omofobia affermare – come accade da alcuni secoli – che esistono differenze sessuali tra donne e uomini, differenze di identità maschile e femminile; bisogna affermare ciò che appare scontato nella e dalla natura per rispondere ai manipolatori, ai negatori della differenza ed a tutti coloro che favoriscono l’offensiva gender, la sua portata ideologica e colonizzatrice basata sull’indifferentismo sessuale dell’essere maschio e femmina.

La manifestazione di Piazza San Giovanni non è stata la riproposizione della formula del “Family day” del 2007, ma una protesta per scuotere le coscienze addormentate e fare pressing sul legislatore e sulla politica per – appunto – “difendere i nostri figli” dalla propaganda gender; nella consapevolezza, inoltre, che quanto si vorrebbe introdurre ed attuare in Italia su questo fronte risponde ad una  ”strategia” europea  che vuole distruggere il nucleo tradizionale della famiglia. E va dichiaratamente in questa direzione il recente sì del Parlamento europeo di Strasburgo alle nozze gay, arrivato dopo i risultati del referendum irlandese; inoltre, la “Strategia dell’Unione Europea per l’uguaglianza tra uomo e donna 2015/2020″ , che contiene alcuni principi fondamentali di parità, di pari opportunità e non discriminazione, di accesso ai servizi e di conciliazione vita-lavoro etc, rischia di essere strumentalizzata e deviata e di diventare la copertura dell’offensiva gender .

E questo è un altro punto sul quale occorre essere chiari e ci tengo essendo, da sempre, impegnata sul versante delle questioni femminili, delle pari opportunità e della tutela antidiscriminatoria: la teoria gender minaccia la parità dei diritti perché nega le differenze e liquida l’identità biologica come indifferente. Per la teoria gender non c’è [meglio: non è rilevante, ndr] una differenza biologica tra i sessi determinata dalla natura, insomma non si nasce maschi e femmine ma “lo si diventa” per costruzione sociale e per fattori culturali.

E come ha detto Papa Francesco, nel discorso ai vescovi portoricani ricevuti l’8 giugno scorso, la complementarietà tra l’uomo e la donna, è minacciata dalla cosiddetta ideologia gender che mette a rischio il valore della differenza. E insieme al valore, anche il rispetto della differenza.

Isabella Rauti

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