22/03/2019

Il 40% degli italiani è gender fluid, parola di... Coop!

«Gli italiani scoprono di avere un’identità sessuale sempre meno definita. Ai 7000 intervistati è stato chiesto: Come definirebbe la sua identità sessuale in una scala da 1 a 10 dove 1 è esclusivamente maschile e 10 esclusivamente femminile? E ciò che ne è emerso è che il 9% (quasi un italiano su 10 quindi) non riesce a collocarsi in un ambito ben definito ai due lati della scala, ma si rispecchia in quella che potremmo definire un’identità no-gender. Sei italiani su 10 si definiscono esclusivamente maschile o femminile. Un altro quarto (27%) si colloca nelle fasce intermedie di una identità incerta e un 3% dichiara di riconoscersi nel sesso opposto a quello biologico. In sostanza 4 italiani su 10 non dichiarano una identità di genere perfettamente definita e tra i più no-gender ci sono gli uomini e le generazioni più giovani».

Sembra l’incipit del solito pamphlet Lgbt per promuovere l’ideologia gender a loro tanto cara, e invece si tratta di un’indagine condotta dall’Ufficio Studi di Coop che non ci risulta essere un’organizzazione scientifica di fama mondiale e che improvvisamente deve aver deciso che tra le priorità da inserire nei suoi obiettivi prossimi futuri, più che l’aumento del fatturato, ci sia la conoscenza dei gusti sessuali dei suoi consumatori e non si sa bene perché. Certo è che se si prestasse davvero fede alla loro ricerca, il risultato si rivelerebbe almeno apparentemente allarmante (4 italiani su 10, quasi la metà sarebbe gender fluid...).

Eppure ciò che salta subito agli occhi è la domanda tendenziosa su cui si basa cotanto riscontro, ovvero: «Come definirebbe la sua identità sessuale in una scala da 1 a 10 dove 1 è esclusivamente maschile e 10 esclusivamente femminile?». Una domanda che, a guardar bene, contiene un condizionamento, anzi, una vera e propria asserzione di fondo e cioè che le identità sessuali non siano semplicemente due, ma almeno tante quante i numeri che intercorrono tra 1 e 10 e in cui è possibile identificarsi; e la cosa grave è che tutto questo lo si dà per scontato, e sulla base di quali straordinarie evidenze scientifiche peraltro? A noi che siamo dei “cattivoni” malpensanti, il sospetto che questo sia semplicemente l’ennesimo tentativo di diffondere un certo tipo di ideologia il sospetto viene e viene fortemente, diversamente dovremmo pensare che nella società del “così è (se vi pare)” i risultati di una ricerca che dovrebbe, per la delicatezza e l’importanza dell’argomento trattato, essere condotta in modo puntuale e preciso, possa invece, in nome della fluidità (anche scientifica, a quanto pare...) basarsi anche su domande confuse e che altro non fanno che confondere.

Manuela Antonacci

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.