02/07/2019

Il baby gay pride di Catania: quando l’ideologia non risparmia nessuno

«I bambini devono conoscere le diversità e rispettarle»: con questa frase che non ammette repliche, a differenza dell’atteggiamento di pseudo “tolleranza” che si vuol far passare a tutti i costi, Vera Navarria liquida velocemente la questione del discusso “;baby gay pride” di Catania svoltosi lo scorso 28 giugno di cui si è fatta convinta promotrice.

Purtroppo, come accade ormai da un po’ di tempo a questa parte, all’interno di manifestazioni che assomigliano sempre più a sfilate del cattivo gusto, in cui non è raro incontrare adulti seminudi e manifestanti con cartelli e manufatti vari, con ogni genere di riferimento sessuale e blasfemo, si è pensato bene di coinvolgere anche i bambini. Ma non basta che i piccoli si ritrovino a partecipare e ad assistere a spettacoli totalmente inadeguati alla loro innocenza e alla loro età; da loro, ultimamente, si pretende di più: perché l’indottrinamento sia efficace, è necessario creare eventi a misura di bambino, “colorati”, apparentemente “giocosi” e che includano letture “;ad hoc”. E soprattutto mirando a coprire una fascia di età piuttosto bassa, possibilmente i 4-5 anni (si sa che la pianta va “;raddrizzata” finché è piccola).

L’attività principale svolta durante queste discutibili iniziative è la lettura di favole che promuovono “la diversità” (leggi “teoria gender”) rigorosamente raccontate da drag queen. Un teatrino che abbiamo visto in diverse città: a Milano, come in Liguria dove quest’anno c’era addirittura un campo “arcobaleno” per bambini di tutte le età, denominato “Village Kids”, ma l’evento più recente è sicuramente quello che si è svolto a Catania pochi giorni fa.

Proposto dalla scrittrice Vera Navarria, l’iniziativa è stata accolta con entusiasmo dal Comitato organizzativo della Pride Week etnea, ovviamente ha previsto letture “inclusive” per bambini dai cinque anni in su, con l’ausilio di Sovranity e Iris, due drag queen, come da copione. «Bisogna ribaltare gli stereotipi sin dalla prima infanzia: i bambini sono gli esseri più liberi ma imparano presto da noi adulti cose sbagliate», spiega l’ideatrice. In cosa consistano queste “cose sbagliate” non specificate dalla Navarria, è una domanda che non è solo lecito ma fondamentale farsi. Perché ormai la non discriminazione e l’abbattimento dei pregiudizi va sempre più nella direzione di una vera e propria “eterofobia” che include il divieto assoluto di dire che nasciamo maschi o femmine e che un bambino nasce solo da un uomo e una donna: chi dichiara queste realtà incontrovertibili in quanto naturali e oggettive è tacciato di omofobia.

Ma il problema è che questo lavaggio del cervello, proprio in nome della tolleranza e della non violenza, si fa ai danni dei più deboli, i bambini, riempiendoli di ideologie campate in aria e che rischiano di mandare in confusione le loro piccole e fragili menti. Se non è l’indottrinamento il fine, allora non si capisce perché costringere bambini in tenera età, ad affrontare argomenti molto più grandi di loro e, per di più, subdolamente, instillati in una fase della loro crescita in cui l’identità maschile e femminile si sta appena cominciando a formare, alla faccia della libertà e del rispetto.

L’iniziativa di Catania, accolta peraltro nei locali della sezione catanese della Cgil, ha suscitato diverse polemiche sui social e la ferma condanna da parte di alcuni politici: sulla sua pagina Facebook, in merito all’evento, l’onorevole Marcello Gemmato di Fratelli d’ Italia ha scritto «Non so quale sia la rotta del “;modernismo a tutti i costi”, ma rivolgo un accorato appello: LASCIATE STARE I BAMBINI!».

Un appello che dev’essere preso sul serio e che rilanciamo con forza, perché si prenda sempre più coscienza dell’altra faccia di quelle che vengono presentate come “conquiste di libertà” e “di civiltà” ovvero una mera marcia verso la “distruzione intellettuale”, come la definiva il buon Chesterton e verso il retto uso della ragione che non ha pietà di nessuno, neanche dei più indifesi che non esita a calpestare nella sua prepotente furia distruttrice.

Manuela Antonacci

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