18/07/2018

Il Piemonte vuol garantire la morte e calpestare la libertà?

Il 3 luglio la maggioranza di centro sinistra del Consiglio Regionale del Piemonte, ha approvato una delibera dal titolo “Indirizzi e criteri per garantire l’effettivo accesso alle procedure per l’interruzione della gravidanza“, di cui abbiamo scritto qui.

Il testo della delibera lascia davvero interdetti.

Acuni volontari dell’Associazione Ora et Labora in Difesa della Vita  e di ProVita hanno volantinato davanti al Consiglio Regionale del Piemonte esprimendo solo alcune delle tante perplessità che sorgono leggendo la delibera. Sono riusciti a consegnare il volantino a pressoché tutti i Consiglieri regionali. Tra questi, Francesco Graglia di Forza Italia ha plaudito all’iniziativa e ha precisato che tutto il centro-destra ha votato compatto contro la delibera.

Il testo del volantino metteva in luce i seguenti problemi:

  • Come mai della legge 194 hanno considerato solo la parte peggiore, l’interruzione di gravidanza, e non la prima parte, la “tutela sociale della maternità”?
  • Come mai vogliono assumere medici dichiaratamente abortisti, violano la stessa legge e anche i trattati internazionali che prevedono il diritto all’ obiezione di coscienza?
  • Citano a sproposito le delibere del CEDS, ignorando che il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa le ha cassate approvando una risoluzione positiva nei confronti dell’Italia in tema di obiezione di coscienza e “diritto” all’aborto.
  • Non sanno che le stesse relazioni del ministero della salute al parlamento italiano dicono che l’11% di personale NON obiettore, a livello nazionale, NON è assegnato ai servizi relativi all’aborto? Ciò vuol dire che evidentemente i non obiettori sono più che sufficienti rispetto alla richiesta di aborto che c’è.
  • Perché non dicono che in Piemonte il numero di strutture in cui è possibile praticare l’aborto è addirittura maggiore del numero dei punti nascita (3,6 contro 3,2 per 100.000 donne)? Inoltre, il carico medio di lavoro per i medici non-obiettori è pari a 1,7 interventi la settimana (meno di un’ora di lavoro a settimana).

La delibera ovviamente ignora del tutto il diritto alla vita del concepito nel grembo materno, probabilmente perché chi l’ha votata ignora i rudimenti dell’embriologia. O forse perché non crede che tutti gli esseri umani abbiano pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, razza e altre condizioni, compresa l’età.

Per non parlare poi, della mancanza completa di attenzione per il diritto alla salute delle donne, che sono in seconda battuta anch’esse vittime dell’aborto: nessuno le mette al corrente in modo veritiero e completo delle conseguenze fisiche e psichiche dell’aborto. La cultura abortista offre alle donne incinte in difficoltà l’aborto come rimedio ad ogni problema. Poi se ne lava le mani e la donna si ritrova con gli stessi problemi (per esempio economici) che aveva prima di abortire e in più madre di un bambino morto.

Il Consiglio regionale del Piemonte non si rede conto che siamo tornati indietro di 2000 anni, quando il pater familias aveva  il diritto di vita e di morte sui figli...

Redazione

Qui il volantino distribuito ieri a Torino.

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