04/09/2014

Adozioni gay: in Emilia Romagna il candidato PD dice “no, ma...”

Il contesto è quello che conosciamo: la discussione in ordine alle adozioni gay , resasi non più procrastinabile alla luce dell’intromissione della magistratura che, pur in assenza di una legge che lo permetta, si è mossa con una ormai consueta forza creatrice.

Sul tema si sono registrate le reazioni dei partiti che di adozioni gay non vogliono nemmeno sentirne parlare, come la Lega Nord che ha annunciato l’attivazione della procedura per richiedere il conflitto di attribuzione e Fratelli d’Italia/Alleanza Nazionale, oggetto di una dura polemica scaturita da un manifestino utilizzato da un gruppo locale per pubblicizzare la proposta di legge di iniziativa popolare atta ad impedire l’adottabilità di un minore da parte di una coppia omosessuale.

Ma non tutti nel PD sono in linea con la possibilità di procedere con la tanto sbandierata stepchild adoption: il deputato piddino Simone Valiante si è detto contrario alla sentenza che, a suo dire, non rispetterebbe minimamente i crismi del buon senso.

Contrario alle adozioni gay anche Matteo Richetti, candidato alla presidenza della regione Emilia Romagna, che afferma: “Non si fanno le battaglie perché sono vincenti, ma perché sono giuste o le si ritiene tali”.

“Abbiamo sempre ritenuto che un affido iniziale ad una coppia di due uomini e due donne non fosse opportuno inserirlo nell’ordinamento. E’ una posizione che faceva e che fa i conti con una realtà di fatto”. Al contempo, però, Richetti compie un bel salto mortale di logica e coerenza: giudica “sbagliato impedire al figlio di una persona che si è unita con un’altra persona dello stesso sesso di essere legalmente riconosciuto in quella famiglia. È un tema molto delicato che va ordinato facendo i conti con la realtà”.

Sia il vostro parlare “Sì – sì, no – no” diceva Uno che se ne intendeva di umanità. I politici, invece, sono campioni del “nì”...

Redazione

Fonte: Repubblica Bologna

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