25/06/2019

«Io gay e leghista mi batto per la famiglia». Parla il neo consigliere anti gay-pride

Il gay pride come strumento di propaganda politica per agitare lo spettro di un’emergenza omofobia inesistente e per sostenere la legalizzazione di pratiche deprecabili come l’utero in affitto o l’ideologia del gender a scuola. La presa di distanze arriva da parte di Umberto La Morgia, 30 anni, neoeletto consigliere della Lega a Casalecchio di Reno, dichiaratamente omosessuale. La Morgia non solo ha assunto una posizione fuori dal coro, rispetto alle ideologie che vorrebbero strumentalizzare inclinazioni come la sua, ma ritiene le parate arcobaleno come qualcosa di «anacronistico». A colloquio con Pro Vita & Famiglia, il giovane consigliere comunale ha espresso il suo punto di vista sui recenti Pride.

La Morgia, esattamente qual è la sua posizione sulle manifestazioni di queste settimane?

«Ritengo che, mai come quest’anno, queste manifestazioni siano state soprattutto un’occasione per fare propaganda contro la Lega. Durante i Pride, sono stati fatti inviti espliciti a non votare Lega, con striscioni irrisori verso Matteo Salvini, ma anche verso la Madonna e Gesù, scritte come “Più pom…ni, meno Salvini” o “porti aperti come i nostri c..i”. Mi sembra, insomma, siano state manifestazioni particolarmente politicizzate, in particolare contro Salvini e contro chi cerca di aiutare la famiglia cosiddetta “tradizionale”.
Come già ho avuto modo di dire, l’ostentazione è l’altra faccia della vergogna. Penso che spesso l’insicurezza di fondo non sia di chi si tiene fuori da queste sfilate, ma di chi ci va per cercare di trovare lì una propria identità. E poi, soprattutto, nel 2019, le richieste di questi movimenti non sono condivise da tutti: penso all’utero in affitto o all’imposizione dell’ideologia del gender sui bambini. Non è giusto, quindi, che gli organizzatori di queste manifestazioni e i movimenti e le associazioni a esse legate, siano l’unica voce in capitolo. Non è giusto che si arroghino la pretesa di parlare a nome di tutti. Il mondo omosessuale, se così vogliamo chiamarlo (non è bello catalogare le persone in generale secondo me) è estremamente variegato e non è assolutamente vero che tutti si riconoscono sia nello stile, che nei contenuti delle rivendicazioni attuali di questi movimenti».

C’è davvero un’emergenza omofobia, come vogliono far credere questi gruppi?

«No, non credo ci sia una vera emergenza. Oltretutto parlare di “omofobia” è già di per sé equivoco. L’etimologia richiama al termine greco φόβος, ovvero “paura” ma non mi pare che qui nessuno abbia veramente paura di niente. È un’espressione che ormai viene semplicemente utilizzata per mettere a un angolo chiunque abbia un’opinione diversa dalla totalità degli input dei gruppi Lgbt su questo tema. Chiunque dica qualcosa che non piace a questi signori, sulla famiglia, sulla filiazione e quant’altro, è marchiato come omofobo. Quindi, se omofobi diventano pure Dolce & Gabbana, è evidente dove ormai siamo arrivati. Nessuno vuole discriminare nessuno e non ci sono cittadini di serie A e di serie B. Bisogna, a mio avviso però contenere, porre dei limiti di buonsenso alle richieste che fanno questi gruppi. Il punto è che se dai loro un dito, si vogliono prendere tutto il braccio…».

Tra l’altro, la vostra Regione, si pone all’“avanguardia” in fatto di diritti “arcobaleno”. Qualche mese fa era stato avanzato in consiglio regionale, il ddl sull’omotransnegatività…

«Quel Ddl, dal nome piuttosto fantasioso devo dire, è stato bloccato grazie anche alla Lega, però immagino che cercheranno di rilanciare la questione: sarà infatti ridiscusso in consiglio regionale il prossimo 9 luglio. Io sono consigliere comunale a Casalecchio di Reno da pochissimo. Il nostro sindaco in questi giorni ha fatto esporre la bandiera arcobaleno in Municipio accanto al Tricolore, diffondendone la foto sui social. Il Comune di Casalecchio è partner di RE.A.D.Y., la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti-Discriminazioni sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Essere contro la discriminazione in sé è giusto, ma in realtà l’obiettivo di queste partnership è veicolare contenuti Lgbt con modalità per me non molto opportune all’interno delle pubbliche amministrazioni, in particolare in ambito scolastico. Il mio impegno in consiglio comunale sarà, tra gli altri, anche quello di oppormi alle eventuali iniziative lesive nei confronti dei diritti dei bambini e della libertà educativa dei genitori. Questo non è né di destra, né di sinistra. È solo buonsenso».

Luca Marcolivio

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