07/08/2019

La band formata da marito e moglie che canta i valori pro life

Sono una “band”, ma prima ancora sono due persone e, soprattutto, una coppia di sposi. Anita Baldisserotto e Giuseppe Signorin, rispettivamente 26 e 34 anni, sono marito e moglie conosciuti dal popolo del Web con il nome di Mienmiuaif.

Una band un po’ atipica, appunto, formata dalla giovane coppia che si autodefinisce una coppia musicale dal cristianesimo un po’ punk, il tutto portato avanti con una certa gioia missionaria nel dedicare le loro canzoni (ma anche un libro e un programma su Radio Maria) ai valori che sono al centro delle loro vite. Intervistati da Pro Vita & Famiglia ci hanno raccontato la loro esperienza e come riescono, «sarebbe impossibile non farlo» dicono, a coniugare la musica con i valori pro life e pro family.

Come è nata l’idea della band Mienmiuaif e come è proseguita fino a oggi, con un discreto successo che vi ha portato ad essere, secondo Aleteia, fra i 30 migliori musicisti cattolici del 2018?

«L’idea della band è nata qualche mese dopo esserci sposati, e ci siamo sposati in seguito a una conversione “;di coppia” avvenuta nel 2012. Eravamo distantissimi dalla fede cattolica, ma in poco tempo Dio ha stravolto le nostre vite e le nostre idee artistiche. Abbiamo cominciato a registrare delle canzoni sul divano di casa, così, come venivano, e dal divano di casa siamo finiti in altri divani di altre famiglie in giro per l’Italia, poi in qualche parrocchia, poi su Radio Maria a condurre una trasmissione, e insomma la cosa è gradualmente cresciuta e ora andiamo a suonare le nostre canzoni dove ci chiamano. Abbiamo appena sfornato un doppio lavoro, un disco e un libro chiamati entrambi Mienmiuaif Cake, una “;torta” che contiene tutti gli ingredienti del nostro progetto – vita di coppia, cose di tutti i giorni, temi pro-life e pro-family, e soprattutto quello che chiamiamo l’ “;Ingrediente principale”, cioè Dio, attorno a cui, da quando lo abbiamo incontrato, ruotano le nostre esistenze».

Come riuscite a conciliare musica e valori?

«Sarebbe impossibile non farlo. I nostri valori – e più ancora dei valori, la Persona da cui questi valori derivano – sono al centro della nostra vita (o almeno così cerchiamo che sia), quindi in automatico finiscono al centro delle canzoni. È vero che la musica oggi (rock, pop, indie, rap, trap, techno, punk, ecc...) ha un immaginario molto diverso da quello pro family o pro life, ma crediamo sia necessario proporre un’alternativa. La cultura non deve essere a senso unico».

Cantare portando avanti determinati valori e tematiche non potrebbe risultare noioso? come fate a coinvolgere chi vi ascolta?

«Le tematiche pro-life e pro-family, come tutto ciò che riguarda la fede, sono così controcorrente oggi che il rischio, più della noia, sono gli attacchi da parte di chi ci ritiene omofobi, bigotti, medievali. Oppure l’emarginazione da un sistema che non accetta chi la pensa in maniera diversa. Poi noi non cerchiamo sistematicamente di portare avanti dei valori, noi parliamo di Medjugorje come i Thegiornalisti parlano di New York, o della Panda come Achille Lauro delle Rolls Royce. Ognuno ha i suoi riferimenti. Comunque è tutto molto spontaneo: è inevitabile che dei testi veicolino una certa visione del mondo. Citando Borges: “;Chi dice che l’arte non deve propagandare dottrine si riferisce di solito a dottrine contrarie alle sue”. Quindi non facciamo niente per non far risultare noiosi i nostri temi o valori, non ne hanno bisogno se vengono proposti per quello che sono e non annacquati per paura».

Il pubblico giovane vi segue? Quanto recepisce e quanto è interessato a ciò che dite e portate avanti?

«Noi ci rivolgiamo a chiunque: bambini, giovani, meno giovani, adulti, anziani. Non ci piace l’idea di fare i giovanilisti per piacere ai giovani. Ce ne sono parecchi che sono interessati, ad altri facciamo schifo. Ci sta. Però uno dei nostri concerti più belli è stato con un pubblico di ragazzi delle superiori e dell’università. Coglievano (e sembravano apprezzare) una certa demenzialità presente in alcune canzoni che non sempre viene capita».

Salvatore Tropea

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