16/09/2018

La bandiera arcobaleno, il rispetto e il totalitarismo gay

I militanti gay, per imporre il loro vessillo arcobaleno a tutti, ricorrono al metodo usato da tutti i tiranni: la menzogna. Nel caso specifico cercano di far passare la bandiera gay come un simbolo “super partes“, una generica rappresentazione del “rispetto”, e che quindi dovrebbe andare bene per tutti.

Ma loro travisano cosa sia il rispetto.

Infatti l’unico rispetto dovuto è quello alle persone. Invece i militanti gay pretendono il rispetto anche dei comportamenti e stili di vita, che non è detto siano sempre condivisibili. Pretendono che le inclinazioni e i comportamenti erotici delle persone debbano venir considerati buoni in ogni caso, per il solo fatto di esistere: chi li mette in discussione è bollato come “fomentatore di discriminazione” e “incitatore all’odio”.

La cosa è completamente assurda: se il rispetto delle persone implicasse l’accettazione incondizionata delle loro azioni, e il divieto di criticarle, allora l’unico modo per “rispettare” un fumatore , o un obeso, o un bevitore sarebbe affermare che fumare, o mangiare troppo, o bere a dismisura sono cose buone.

La natura totalitaria della ideologia gay emerge proprio così: gli ideologi LGBTQIA(...) vorrebbero vietare alle persone di pensare ed elaborare un giudizio morale. Così, sotto il vessillo del gay pride, spacciato per “antidiscriminatorio”, si cela la peggiore discriminazione, la negazione della libertà.

Ecco cosa dice uno dei documenti ufficiali del movimento gay, e cioè il documento politico 2018 del Milano Pride«Civili ma non abbastanza siamo, se permettiamo a visioni ideologiche o religiose di limitare o delegittimare i diritti di altre persone, non riconoscendo ai cittadini la libertà e la piena determinazione loro dovuta.

Assistiamo costantemente ad episodi simili: autorità ecclesiastiche invitate nelle scuole* a divulgare messaggi discriminatori nei confronti delle persone LGBT, farmacisti che violando la legge rifiutano la vendita della pillola del giorno dopo, un elevato numero di medici obiettori che di fatto rende troppo difficile abortire, leggi quale ad esempio quella sul fine vita che non vengono neanche discusse in Parlamento perché si ritiene possano turbare il sentimento religioso.

La nostra Costituzione sancisce negli articoli 7 e 8 i principi di laicità, dichiarando la separazione tra Stato e Chiesa cattolica nel primo, e l’equidistanza da tutte le confessioni religiose nel secondo. Troppo frequentemente però questi principi non sono rispettati: una società che voglia essere di tutti e per tutti dev’essere fondata su una piena, vera e reale laicità, non solo a parole».

Non si può “permettere” che certe visioni “limitino o delegittimo” i diritti di altre persone? Quindi cancelliamo la libertà di pensiero e di parole: non si può esprimere un giudizio critico! Anche se criticare certi comportamenti, non vuol dire impedire agli altri di tenerli.

La citazione* riportata si riferisce a un intervento del Vescovo di Pavia in un istituto superiore della città, dove il porporato si era “permesso” di esprimere le sue idee (e quelle del catechismo della Chiesa Cattolica) sulla omosessualità. Apriti cielo! Il vescovo era stato insultato. Mentre in quello stesso istituto l’Arcigay aveva tenuto un ciclo intero di “lezioni”: i gay hanno diritto di parola, il Vescovo no.

I medici e i farmacisti non hanno il diritto di rifiutarsi di commettere degli omicidi, e i bambini interessati non hanno diritto di vivere, perché lo stato “laico” secondo loro  consiste in uno stato dove alcuni (solo alcuni, si badi bene: i gay) hanno il diritto di fare tutto quello che vogliono...

Confondono i “sentimenti religiosi” con i diritti altrui (a cominciare con il diritto alla vita). Cioè: i gay hanno “diritti” che vanno rispettati, tutti gli altri hanno “sentimenti religiosi” che non contano niente.

Ecco cosa si cela dietro il vessillo arcobaleno.

Angelo Mandelli

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