07/04/2018

La dittatura censura, ma la solidarietà per ProVita è più grande

Le tantissime e meravigliose manifestazioni di solidarietà che abbiamo ricevuto ci confermano nel proposito di continuare a testa alta la nostra battaglia per i più deboli e indifesi, i bambini nel grembo materno.

foto di maxi manifestoTra coloro che ci hanno espresso solidarietà, su Twitter abbiamo ricevuto l’incoraggiamento di Giorgia Meloni, e non poteva mancare il neo senatore Simone Pillon:  “Forse gli esponenti del Partito democratico dimenticano le regole della democrazia quando qualcuno esprime idee diverse dalle loro” osserva Pillon. Nel merito della polemica, “Vorrei ricordare alla gentile senatrice Cirinnà che a meno che lei non sia un’aliena, anche lei è stata embrione, e che se sua madre avesse proceduto ad aborto, lei oggi semplicemente non ci sarebbe. Quindi ci pensi bene quando parla di diritto delle donne e di rimozione dei manifesti ProVita” afferma il senatore della Lega; “Esiste infatti il primario diritto dei figli a venire al mondo. E normalmente dovrebbe esser data preminenza al diritto dei bambini rispetto a quello degli adulti”.

Per queste ragioni mercoledì 11 aprile alle ore 11 alla sala Nassirya del Senato terremo una conferenza stampa congiunta con gli amici di PRO VITA per rilanciare il diritto dei minori a venire al mondo e il diritto di tutti noi attivisti pro life a manifestare liberamente il nostro pensiero” conclude il sen. Pillon.

Eugenia Roccella ha personalmente telefonato alla Redazione e ha detto in un comunicato stampa: “Inutile ricordare ai nuovi censori che – continua – il diritto di parola, fondamentale in democrazia, va difeso anche e soprattutto quando questa parola non ci piace, quando il pensiero espresso è diverso, magari opposto, al nostro. Il manifesto è stato rimosso perché “lesivo dei diritti individuali”: ma in che modo l’immagine realistica di un feto di 11 settimane può ledere i diritti di qualcuno? Dopo il massacro di Parigi, in tantissimi hanno rivendicato la libertà di parola dichiarando: “Je suis Charlie“. Oggi gli stessi, se non sono in malafede, dovrebbero protestare con forza contro questa aggressione illiberale al diritto ad esprimere le proprie idee, dichiarando: sono io quel bambino non nato, sono io la creatura di poche settimane raffigurata nel manifesto cancellato.”

Mario Adinolfi ha rilasciato un attestato di solidarietà a ProVita definendo l’atto della Raggi “liberticida violento. Ormai si può dire ogni cagnata, si possono intervistare gli stragisti, gli assassini di Moro, c’è libertà per tutti, tranne che per i cattolici cui è impedito di affermare che è un bene non abortire. I cattolici che difendono la vita sono gli unici a non avere cittadinanza in questa Nazione. C’è un problema di democrazia, il pericolo riguarda tutti. Quel cartellone è stato smontato non si capisce perché. E’ stato un atto liberticida della giunta Raggi e di quella donna assatanata che è Monica Cirinnà”.

ProVita_aborto_manifesto_rimosso_vitaAnche Massimo Gandolfini si è schieato dalla parte della verità, per la vita, contro la dittatura della morte: “A prescindere dalle sensibilità personali sui temi di natura etica, chiunque abbia a cuore la democrazia oggi dovrebbe essere seriamente indignato per l’avvenuta rimozione del manifesto di ProVita affisso a Roma.

“Di questi tempi dire la verità può scandalizzare ma non è ammissibile alcuna censura del libero pensiero, espresso nel pieno rispetto della legge, senza che siano minati i cardini fondamentali dello Stato democratico. Tutti gli slogan presenti sul cartellone sono infatti corroborati da un’evidenza scientifica inconfutabile e non presentano toni offensivi o denigratori ai danni di qualsiasi tipo di categoria, persona, associazione o movimento. Si tratta di un messaggio di tipo educativo, teso a far prendere coscienza fino in fondo di cosa sia la realtà dell’aborto”, ha detto Gandolfini.

“Qui non stiamo parlando della possibilità di esprimere un giudizio sulla 194, il che dovrebbe essere comunque consentito nell’ambito della libera circolazione delle idee, ma del sacrosanto diritto di poter informare le donne e le giovani generazioni sulle dolorose conseguente psichiche e fisiche che comporta un’interruzione di gravidanza. Proibire che questo venga fatto su un spazio privato ottenuto dietro regolare concessione e pagamento è un ignobile tentativo di nascondere la verità degno delle peggiori ideologie totalitarie”.

“Non si illuda l’amministrazione comunale, non basterà strappare un manifesto per silenziare la ragione e negare l’evidenza della verità. Soltanto chi vive di menzogna può avere paura di chi ricorda alle coscienze di tutti i cittadini che l’aborto è la soppressione di una vita innocente”, conclude Gandolfini

Redazione

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