28/07/2019

Landini e Cgil con gli schiavisti di deboli e malati

La Cgil è sempre stato un sindacato ideologico, ispirato al pensiero comunista: operai e poveri devono essere difesi, perché sono la parte debole, contro i ‘padroni’, ovvero il grande capitale, ovvero i ricchi. Si poteva esser d’accordo o meno con le battaglie promosse da questo sindacato, noi non lo siamo mai stati perché crediamo nel magistero sociale della Chiesa, nella grande opera del sindacalismo bianco, delle cooperative, della bontà dei talenti e dell’impresa, in una parola breve: nella nostra tradizione.

Vedere però che la recente elezione di Landini alla guida del glorioso sindacato comunista abbia trasformato non solo il protagonista di tante lotte della FIOMM, settore sindacale della CGIL dedito alle recriminazioni dei metalmeccanici, ma anche il sindacato stesso in una lobby a favore delle più bieche richieste di ricchi e forti, non possiamo digerirlo.

L’appoggio della Cgil e di Landini alla maternità surrogata di giugno scorso è il contrario di tutto ciò che storicamente quel sindacato ha difeso e promosso: il sostegno all’utero in affitto è il sostegno ai ricchi che con i loro soldi schiavizzano donne e “orfanizzano” i bambini, privando entrambi i soggetti deboli di ogni diritto umano inalienabile.

Grazie al Cielo diverse esponenti del femminismo italiano, che con la maggioranza delle femministe di tutto il mondo si oppongono a questa terribile forma di schiavitù, hanno alzato la voce con forza. Non è ancora certo che siano state ascoltate, sempre più sicura invece una nuova alleanza cementata dal nuovo corso della Cgil di Landini, che invece di poveri e deboli guarda all’Associazione Luca Coscioni e a quei radicali noti in Italia per molte battaglie a nostro avviso poco civili e progressiste.

A conferma di queste preoccupazioni c’è l’ennesima scelta compiuta, in questi giorni, dal segreterio Landini, che sposta il sindacato a favore dell’eutanasia. Questa volta Landini invece di interessarsi e mobilitare il sindacato a sostegno delle crisi industriali, invia una lettera di sostegno alla Coscioni per la battaglia a favore della “dolce morte”, o “eutanasia caritatevole”. «Vi confermiamo», scrive, «il pieno impegno della nostra Confederazione a sostegno delle battaglie per la libertà delle persone. Dal principio di laicità – uno dei principi fondamentali che delineano il tratto costitutivo, identitario e militante della nostra Organizzazione – discende il riconoscimento dell’autodeterminazione della persona in tutte le forme e in tutte le fasi della vita».

Che queste uscite, borghesi e padronali, vadano nella direzione di difendere deboli, poveri e operai è difficile dimostrarlo per lo stesso Landini ed è impossibile trovare nella tradizione del sindacato comunista italiano qualcosa che unisca le prese di posizione recenti a favore di schiavisti e “terminators” di vite umane con la ricca storia della Cgil. Ora dovremo considerare il sindacato comunista non più come un corpo intermedio che rappresenta i lavoratori e i pensionati, ma un’organizzazione che promuove i ricchi schiavisti della surrogata e sostiene i “terminators” di malati e anziani.

Come ha ben detto il filosofo Diego Fusaro, tutto ciò farebbe ridere, se non facesse piangere, «È il trionfo della solitudine dei lavoratori, abbandonati tanto dalle sinistre, quanto dai sindacati, passati entrambi a difendere il Capitale contro il Lavoro».

Ci saremmo attesi un Landini in formato diverso, dedito ai diritti sociali, le sfide del lavoro, la difesa dei più deboli della società, della vita del concepito, della famiglia, delle cure sanitarie per i poveri e malati abbandonati. Abbiamo trovato invece un leader che, dismessa la tuta del metalmeccanico, ha perso la bussola. Peccato, la vecchia Cgil ci mancherà.

Luca Volontè

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