04/05/2015

L’Arcigay nelle scuole trentine con la scusa dell’omofobia

Alcuni giorni fa il Presidente dell’ Arcigay del Trentino ha inviato alle segreterie di molte scuole trentine una comunicazione dove ha richiesto di promuovere “presso studenti e colleghi” uno spettacolo su bullismo e omofobia, chiamato “Le cose cambiano”.

Lo spettacolo è inserito nella settimana “Liberi e libere di essere”, organizzato dall’ Arcigay del Trentino e patrocinato dalla Provincia Autonoma di Trento, dal Comune di Trento e dalla Presidenza del Consiglio della Provincia.

Lo spettacolo teatrale si propone di portare la testimonianza di tutti gli studenti LGBT che subiscono bullismo a causa delle loro scelte di orientamento sessuale, per spiegare agli studenti omosessuali che le cose non saranno per sempre negative, “le cose cambieranno” appunto.

L’invito è esteso a tutti gli studenti e professori, per fare opera di sensibilizzazione sull’argomento.

A questo si è opposto il Consigliere Comunale Rodolfo Borga, presentando un’interrogazione al Presidente delle Giunta provinciale.

Premettendo che studi e dati nazionali e internazionali dimostrano che non esiste nessun “problema omofobia” nelle scuole, Borga chiede se non sia invece intenzione dell’ Arcigay promuovere, con l’aiuto di una classe politica culturalmente non adeguata e succube del politicamente corretto, l’ideologia omosessualista partendo dalle scuole, terreno considerato “fertile”.

Visto il comportamento poco chiaro tenuto dalla Giunta Provinciale, dove, nelle lunghe giornate di discussione del disegno di legge contro l’omofobia si sarebbero visti i rappresentanti di Arcigay dare ordini precisi a membri della stessa sui comportamenti da tenere, e visto che le scuole sono un ambiente “protetto da tutelare”, Borga ha presentato l’interrogazione chiedendo:

a) se l’iniziativa di cui in premessa è stata concordata con la Giunta provinciale;

b) se la richiesta di Arcigay di diffondere la comunicazione a “studenti e colleghi” ha avuto seguito, come pare sia accaduto in qualche scuola;

c) se le famiglie degli studenti minorenni sono state in qualche misura coinvolte o sono state quantomeno informate dell’iniziativa;

c) se l’invio di comunicazioni alle scuole trentine da parte di realtà estranee alla scuola, con diffusione delle medesima tra insegnanti e studenti, costituisca una prassi e, in ipotesi di risposta positiva, quali sono le associazioni che possono accedere a tale canale di comunicazione privilegiato (a titolo d’esempio, SAT, AVIS, Sezione Alpini, etc…);

d) se esistono delle direttive provinciali al riguardo;

e) quale è il giudizio della Giunta provinciale sull’iniziativa di cui in premessa e quali i provvedimenti che essa intende eventualmente adottare.

Siamo curiosi di sapere il contenuto della risposta che darà la Provincia a questa interrogazione, in un contesto dove è palese il tentativo delle lobby di penetrare nelle scuole, diffondendo l’ideologia gender e l’omosessualismo tra le menti per natura più “malleabili”, ovvero quelle degli adolescenti, con la scusa dell’omofobia e di un bullismo che non è dimostrato da nessuno, facendosi scudo dell’appiattimento dilagante e deprecabile di molti politici al politicamente corretto.

L.T.

 

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