14/06/2019

Liguria Pride, spunta il Village Kids. No, grazie

«Il compito di un educatore è aiutare il bambino a esplorare il mondo con i suoi occhi e le sue forze, così che, crescendo, diventi un adulto libero da pregiudizi e dotato di spirito critico». Parole che, isolate dal contesto, potrebbero anche essere prudentemente condivisibili. Se non fosse che si tratta della frase illustrativa del Village Kids, una sorta di mini-campo estivo, con relativi laboratori per bambini fino ai 14 anni, organizzato nell’ambito del Liguria Pride Village. «Durante il Village Kids ci auguriamo che adulti e bambini/e possano giocare, divertirsi e crescere insieme assaporando persone, giochi e letture differenti!», si legge ancora nella locandina.

Da lunedì 10 a venerdì 14 giugno, i bambini saranno coinvolti per un paio d’ore pomeridiane nelle attività più disparate: Piccoli pompieri crescono (da 6 a 10 anni); ColoriAmoci (per tutte le età, 12 mesi/ 4 anni accompagnati da un’imprecisata «figura di riferimento»); Piccola Biblioteca: leggere senza stereotipi. A ciò si aggiungono due sessioni di Truccabimbi e altrettante di yoga, in due distinte sessioni: Yoga Family (fino ai 6 anni, con le «figure di riferimento» di cui sopra) e Yoga Bimbi (dai 6 ai 9 anni).

Un programma che richiama l’approccio dei gruppi Lgbt al mondo della scuola e i tentativi di inculcare l’ideologia gender nei minori, fin dalla più tenera età?

Il soggetto organizzatore di Liguria Pride è il Coordinamento Liguria Rainbow, che, sulla pagina web, si presenta come «una rete di associazioni e singole persone che hanno sentito la necessità di confrontarsi sui temi legati ai diritti civili nell’idea che sessismo, omofobia, transfobia e ogni altra forma di violenza e discriminazione riguardino l’intera società e sostiene l’idea che la conoscenza delle differenze porti al superamento delle paure che sono alla base del disvalore, della discriminazione e della violenza che riscontriamo nella nostra società». Le stesse associazioni facenti parte del network hanno nomi inequivocabili, in alcuni casi anche piuttosto noti: Famiglie Arcobaleno, Gay is not a clubber – gruppo giovani universitari, GenovaGaya, Gruppo Bethel Lgbt, M.I.A. Arcigay Imperia, Rainbow Pangender Pansessuale – Genova Liguria Gaynet, fino all’onnipresente Uaar.

Dove sia la necessità di coinvolgere anche dei minori, fin dall’età prescolare, in un discorso più grande di loro, non ci è dato saperlo. Accostare bambini così piccoli alle problematiche dell’omosessualità o della transessualità, fosse anche solo ai fini del superamento del pregiudizio, sarebbe ardimentoso, in quanto lo sarebbe anche soltanto il parlare loro di sessualità in senso lato, in un’età ampiamente prepuberale. In linea generale, aiutare il bambino a combattere e vincere i pregiudizi è cosa buona e giusta, tuttavia richiede in primo luogo un approccio prudente e graduale e spetta ai genitori al limite. In secondo luogo: cosa si intende davvero per «pregiudizi»? Siamo al solito tranello? Che nasciamo maschi o femmine, ad esempio, e che un bambino nasce solo da maschi femmine sono solo pregiudizi o delle realtà incontrovertibili? Per fortuna i bambini non sono soli e noi vigileremo.

Luca Marcolivio

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