26/11/2017

Lombardia: cancellato il fondo Nasko

Triste notizia ci giunge dalla Lombardia attraverso l’intervista che Benedetta Frigerio, per la Nuova Bussola Quotidiana, ha fatto alla presidentessa di un Cav.

I politici che finora si dicevano schierati per la vita e per la famiglia hanno abolito il fondo Nasko, sostituendolo con un bonus bebé di tutt’altra natura: non più uno strumento per prevenire l’aborto.

Ecco ampi stralci dell’intervista.

«Sono riusciti a cancellare il contrasto all’aborto dalle politiche della Regione Lombardia con il placet di tutti i partiti che si sono sempre detti a favore della vita e della famiglia. Tutti, Lega, Forza Italia, Ncd, hanno preferito l’opzione politicamente corretta, mentre diversi Cav (Centri di aiuto alla vita) si sono arresi per ragioni economiche e a prezzo della propria identità».
Un «gravissimo danno culturale, che dà un colpo mortale al lavoro fatto sul territorio in difesa della vita nascente»,  dice Tea Ceni Longoni, presidente dei Cav di Abbiategrasso, Magenta e Rho, su La Nuova Bussola Quotidiana.

aborto_neonato_LombardiaEra stata, nel 2010, «una rivoluzione che spiazzò tutti e che ci ha resi un modello eccezionale per tutto il mondo» quando Formigoni istituì il fondo Nasko perché  «In Regione Lombardia non ci dovrà essere più alcuna donna che abortisce per ragioni economiche».

Da quando, poi, fu possibile ai CAV richiedere la certificazione di gravidanza, il fondo fu razionalizzato e reso più efficiente. Riuscirono anche a mantenere la destinazione degli stanziamenti a favore esclusivo delle donne incinte in difficoltà: « Per 18 mesi, la durata del fondo, accompagnavamo la madre in collaborazione con i consultori e i medici, persino quelli abortisti», spiega la Longoni.  Nel 2014, nonostante i tagli, il fondo continuava a funzionare: Infatti, spiega sempre la Longoni a Bendetta Frigerio, «il problema dell’aborto non è economico e il fondo aveva come unico scopo l’incontro con la donna prima della dodicesima settimana (limite legale previsto per abortire, salvo altri casi previsti dagli articoli 6 e 7 della legge 194) e la possibilità di entrare in relazione con lei per aiutarla ad accettare il suo bambino. Non siamo un business, lavoriamo come volontari e il nostro compito non è quello di salvare bambini, ma di permettere alla madre di farlo attraverso uno strumento, donandole uno sguardo nuovo sul figlio».

Oggi il fondo Nasko, in Lombardia, è stato sostituito da un “bonus per il sostegno alla maternità” che  dice la Longoni «ci priva dello strumento per salvare le vite dei figli delle donne incerte. Lo riceveranno, infatti, solo le mamme che sono già oltre la quattordicesima settimana di gravidanza e che quindi non possono già più abortire a meno di pericolo di vita della madre e malformazione del nascituro».

«Grazie al Nasko e alle certificazioni esterne ai Cav, accadeva ormai che diversi abortisti ospedalieri ci mandassero le donne. E lo stesso è successo con tutti i consultori della zona che siamo andati ad incontrare. Fino a ritrovarmi a parlare, durante un convegno sulla vita, della maternità della Madonna davanti alle operatrici abortiste invitate e sedute in prima fila».

La Longoni, però, ci tiene a precisare che, «purtroppo, parte del Movimento pro vita, e ormai molti Cav si sono piegati riducendo la maternità a una questione economica e al diritto di scelta della donna a essere madre... :si è poi finiti per concentrarsi sui soldi e per cedere sul principio pur di ottenerli dalla Regione, non importa se non serviranno più a salvare bambini. Noi ed altri Cav, come quello di Varese, abbiamo sempre difeso il fondo: per ridotto che fosse ci permetteva di incontrare le donne che volevano abortire. È solo per questo che i centri di aiuto alla vita sono nati. Diversamente? Moriranno».

Redazione

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