24/01/2019

Luxuria, parla lo psichiatra Cantelmi: «Restituire alla famiglia ciò che è della famiglia»

La “lezione di transgenderismo” tenuta da Vladimir Luxuria in seconda serata su Raitre, continua a suscitare dibattito e reazioni. Secondo lo psichiatra Tonino Cantelmi una puntata come quella di Alla lavagna, trasmessa domenica scorsa, non sarebbe dovuta andare in onda, né in prima, né in seconda serata. Temi così delicati, come l’omosessualità o la transessualità – ha dichiarato Cantelmi a Pro Vita andrebbero affrontati solo in famiglia e, comunque, qualunque format televisivo destinato ai minori, andrebbe attentamente vagliato da rappresentanti di genitori, insegnanti e altre figure educative.

Quanto può incidere su orecchie innocenti un tipo di “didattica” come quella offerta nel programma cui ha partecipato Luxuria?

«Non ho visto la puntata in questione, tuttavia ritengo che ci sia stato un cortocircuito: credo che certe tematiche a età così sensibili andrebbero affrontate in famiglia e che la responsabilità principale dell’educazione su questi temi sia dei genitori. I genitori conoscono la sensibilità dei loro figli e sanno come parlare, come accoglierli, come sostenerli. Dunque, non credo che in una età così delicata sia giusto indirizzare loro un intervento così dirompente».

La “lezione” è andata in onda alle 22.20 ma inizialmente era prevista in prima serata. Vorrebbe mandare un appello al presidente Foa e ai vertici della Rai?

«Credo che la Rai possa svolgere una funzione di servizio e persino una funzione educativa e pedagogica, tuttavia temi così delicati, che riguardano l’identità della persona e che riguardano in definitiva lo sviluppo della persona stessa, non possono essere affrontati né in prima né in seconda serata. Credo che non sia questo il compito della televisione di Stato, la televisione cioè pagata dei cittadini. Inoltre c’è un altro bias in questa faccenda: una lezione rivolta a un pubblico di giovanissimi, di ragazzini. Su questo io credo che la funzione educativa della televisione debba rispettare profondamente le sensibilità e le responsabilità dei genitori».

Quali dovrebbero essere, piuttosto, i temi da trasmettere ai più piccoli (anche in una “lezione televisiva”)?

«Una programmazione educativa richiede la partecipazione dei soggetti preposti alle funzioni educative. Credo che valorizzare l’esperienza di genitori, educatori, insegnanti e altre persone che si occupano di bambini sia giusto e doveroso, in un’ottica però pluralista, attenta e rispettosa del compito costituzionale dei genitori di provvedere all’educazione dei figli. Dunque, prima di mettere in cattedra qualcuno, è opportuno che ci sia una riflessione condivisa».

Dal 29 al 31 marzo, a Verona, si terrà il Congresso Mondiale delle Famiglie: ritiene che questo contesto possa rappresentare una buona opportunità per rilanciare la libertà educativa e le prerogative delle famiglie riguardo alle problematiche cui accennavamo pocanzi?

«Restituire alla famiglia ciò che è della famiglia e creare rete di famiglie che sostengano le famiglie: direi che questo sarebbe un obiettivo importante, perché ricollocare al centro del campo la famiglia fa bene a tutta la società. Espellere la famiglia dal campo è solo distruttivo».

Luca Marcolivio

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