29/05/2015

Matrimoni gay, gender, famiglia: intervista a Giorgia Meloni

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Notizie ProVita. La ringraziamo e notiamo con piacere il suo invito che alla fine rivolge a ogni famiglia: scendere in piazza per difendere i diritti dei bambini, il buon senso e la natura umana.

–  E’ ormai alle porte la discussione parlamentare sul ddl Cirinnà, volto ad introdurre le  unioni civili tra omosessuali nel nostro ordinamento. Il voto irlandese sembra aver accelerato questa prospettiva. Qual è la sua opinione in merito?

La proposta Cirinnà utilizza un espediente linguistico per introdurre il matrimonio omosessuale nel nostro ordinamento.  Nel disegno di legge a quelle che vengono chiamate unioni civili si riconoscono tutte le prerogative del matrimonio salvo l’adozione in via diretta. Questo non mi trova d’accordo, la famiglia fondata sul matrimonio gode di una tutela legislativa come comunità dove nasce, si sviluppa e si forma la vita umana, gli “affetti” nelle loro plurali e molteplici forme sono e restano un fatto privato. L’articolo 5 poi, introducendo la “Stepchid adoption ”, ovvero l’adozione del “figliastro”, incentiverebbe le coppie dello stesso sesso a ricorrere all’estero a pratiche di mercificazione del corpo della donna come l’utero in affitto. Non penso ci sia libertà nel ledere i diritti dei più deboli, i bambini hanno il diritto di avere un padre ed una madre.

 –          La scuola è sotto tiro, basti  vedere la proposta della senatrice Fedeli, per introdurre  obbligatoriamente l’educazione di “genere”, nel sistema dell’istruzione nazionale di ogni ordine e grado. Non le sembra un indottrinamento ideologico?  Non sarebbe meglio investire le risorse per le reali esigenze della scuola?

Probabilmente  chi  propone  di  stanziare  200  milioni  per  progetti di  questo tipo non conosce la reale situazione in cui versano gli istituti scolastici  in  Italia.  Dallo storico problema  di una edilizia  inadeguata, degli  impianti  non  a  norma,  fino  a genitori costretti a comprare  la  carta  igienica per  i bagni  e  i  gessi  delle lavagne.  Un conto poi è combattere ogni forma di discriminazione altro è vietare le favole tradizionali o modificarle per allinearle ai dettami delle lobby LGBT. In una scuola di Trieste addirittura hanno fatto travestire bambini da bambine e viceversa, chiamandolo “gioco del rispetto”. Non si può usare la scuola per fini ideologici strumentalizzando i più piccoli.

– Prima Barilla poi Dolce & Gabbana, chiunque esprima opinioni diverse da quelle delle lobby LGBT, anche se omosessuale, viene violentemente aggredito e additato come omofobo. Non le sembra assurdo?

Fa riflettere la violenza di chi dice di difendere le diversità e poi non accetta forme diverse di opinioni, non si possono imporre leggi, come il DDL Scalfarotto, che limitino la libertà di espressione. Emerge con chiarezza che le proposte delle associazioni LGBT trovano contrarietà anche fra gli omosessuali: esiste in Italia e nel mondo una realtà omosessuale che ritiene sbagliato riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso e le adozioni.

– E’ ancora possibile parlare di politiche per la Famiglia in Italia?

Sì, è necessario, anche rispetto all’attuale contingenza economica, rilanciare politiche che mettano realmente la famiglia al centro della società, riconoscendone la funzione insostituibile e valorizzandone i caratteri storici. Ci sarebbe bisogno di una riforma strutturale del welfare da rifondare sulla sussidiarietà, introducendo il principio della libertà di scelta delle famiglie di fronte alla pluralità delle offerte. Inoltre penso sia arrivata l’ora di passare da una fiscalità basata sull’individuo ad una basata sul nucleo familiare. Servono poi politiche strutturali a sostegno della natalità come una dote permanente per ogni nato, un “baby bond” :
Bludentalogni bambino che nasce lo Stato accantona una quota di credito facendo crescere ad intervalli regolari il valore nominale del titolo che entra nella disponibilità del giovane al compimento dei 18 anni, consentendogli di decidere se investirlo nella sua formazione ulteriore o per aprire un’impresa.

In conclusione ritengo  inderogabile che le famiglie italiane scendano in piazza per far sentire la loro voce, contro l’aggressione ideologica e per offrire non solo la loro “bellezza” ma anche un contributo di idee e proposte utili all’Italia.

 Emanuele Fonzo

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