15/01/2016

Matrimonio gay – Pronti a scendere in piazza il 30 gennaio

Per amore dei nostri figli, dei nostri nipoti e della nostra civiltà dobbiamo scendere di nuovo in piazza per fermare la legge Cirinnà che, sotto le mentite spoglie delle unioni civili, vuole legalizzare il cosiddetto matrimonio gay e le conseguenti adozioni.

Finalmente è giunta la conferma ufficiale: il ritrovo è per il 30 gennaio.

Questo il comunicato stampa del Comitato Difendiamo i Nostri Figli.

Il luogo di raduno e il percorso della manifestazione dovranno essere concordati con le autorità di PS, quindi saranno resi noti appena possibile.

Per ora possiamo dire che un primo appuntamento sarà alle 10 del mattino presso la fermata della metro del Circo Massimo.

Da lì partirà la marcia alle 11.30 e si camminerà lentamente fino a San Giovanni.

In piazza ci saranno dei brevi saluti dal palco e concluderà Massimo Gandolfini alle 15,30. 

Sensibilizziamo parenti, amici, conoscenti, gruppi, comunità, perché sarà l’unico modo per non renderci corresponsabili dell’ennesima legge ingiusta, legge-non-legge, in quanto in aperta violazione della legge naturale, che lo Stato etico e totalitario (travestito da Stato democratico) si appresta ad imporci.

Una mozione di sfiducia sullo scandalo delle banche ha causato il posticipo di due giorni della discussione del ddl Cirinnà al Senato, slittato dal 26 al 28 gennaio prossimo.

Ma non basta: è necessaria la piazza.

C’è chi dice che la Chiesa è favorevole al ddl Cirinnà.

matrimonio gay, Arcigay_piazza_20giugno_family-day_gender_famiglia_ProVitaCorreggiamo: alcuni uomini che fanno parte della Chiesa Cattolica a diverso titolo hanno il solito atteggiamento morbido, assecondante, su “i tempi che cambiano e anche noi dobbiamo cambiare“. La maggior parte si illude sulle espressioni usate nel testo, a cominciare dalla locuzione “unioni civili”. Non si rendono conto – cosa evidente soprattutto ai giuristi, anche illustri uomini di legge al di sopra delle parti, come Cesare Mirabelli – che è solo un escamotage linguistico per introdurre in sostanza il matrimonio gay e le adozioni.

Tanti altri uomini della Chiesa e tantissimi Vescovi, che seguono in questo la secolare e immutabile dottrina della Chiesa, hanno capito l’insidia e si schierano apertamente contro il ddl. Il Santo Padre – anche quando era arcivescovo di Buenos Aires – aveva lui stesso definito il matrimonio omosessuale come il frutto dell’invidia del demonio.

Ma l’invito ad opporsi a questa legge ingiusta è rivolto a tutti gli uomini di buona volontà: è in gioco l’umanità.

Dobbiamo far sentire la voce della ragione a coloro che hanno il dovere di proteggere il bene comune, e non l’interesse bieco ed affaristico di lobby ideologiche.

Molti, scoraggiati, dicono che la casta è sorda alla voce del popolo e scendere in piazza è inutile. Noi crediamo che, se saremo tanti, non potranno non sentire. E, soprattutto, crediamo che la piazza sia l’unico modo per dissociarci da questa follia: solo se scenderemo in piazza potremo dire di aver fatto davvero tutto il possibile.

Il Presidente di ProVita, Toni Brandi ci ricorda: Il ddl Cirinnà è un progetto pretestuoso, ingiusto, discriminatorio e dannoso per i nostri bambini.

Pretestuoso perché tutti i diritti che si reclamano per i conviventi sono già riconosciuti dall’ordinamento (subentro nel contratto di locazione, visite in carcere e in ospedale, ecc. Resta fuori solo la pensione di reversibilità);

ingiusto perché in conflitto con il principio di uguaglianza e non discriminazione che impone non solo di trattare ugualmente situazioni uguali, ma anche di trattare diversamente situazioni diverse (la famiglia naturale idonea alla procreazione e fondamento della società originata da un uomo e una donna, e le coppie dello stesso sesso);

discriminatorio verso le persone, come gli ufficiali di stato civile, che saranno costrette ad eseguire funzioni contrarie ai propri principi morali. Perciò il ddl implica una limitazione della libertà di espressione e di religione, costituzionalmente garantite;

dannoso per i nostri bambini in quanto porterebbe all’adozione da parte di coppie omosessuali e favorirebbe il ricorso all’aberrante pratica dell’utero in affitto all’estero, in vista dell’adozione del figlio del partner omosessuale ottenuto tramite quella pratica.

Per tutti questi motivi, rinnoviamo l’invito ai nostri lettori: ci vediamo il 30 a Roma. Non ci rendiamo corresponsabili dell’approvazione di questa legge iniqua”.

Redazione

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