11/05/2018

Maxi manifesto ProVita: «Aborto, dire la verità brucia»

Il Tempo ha recentemente intervistato la professoressa Francesca Romana Poleggi, direttore del nostro editoriale, “Notizie ProVita”, in merito alla vicenda dell’affissione e della consecutiva rimozione ad opera del Comune di Roma del maxi manifesto di ProVita Onlus.

Il suo intervento ci dà modo di riflettere sia su quanto accaduto nella Capitale lo scorso mese, sia su quanto sta accadendo a Perugia, dove affissioni analoghe stanno sollevando un vespaio di polemiche  assurde,  sul delicato tema dell’aborto e delle sue gravi conseguenze.

aborto

Come vediamo, il manifesto in questione, da molti ritenuto “contro le donne”, si limita unicamente a sostenere una verità evidente: «Tu eri così a 11 settimane. Tutti i tuoi organi erano presenti. Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento. Già ti succhiavi il pollice. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito».

Si chiede allora la professoressa Poleggi se il bambino possa essere trattato alla stregua di un qualsiasi organo del corpo di sua madre o se abbia una dignità propria. Ed è la scienza a darle supporto, affermando che dal concepimento un uomo nuovo è venuto all’esistenza.

Peccato che la “neolingua orwelliana” intervenga nella nostra società a controllare il nostro modo di pensare, orientandolo a non guardare più al soggetto dell’aborto come a un bambino, bensì come a un “grumo di cellule” di cui potersene disfare.

Ed è in questo contesto che si inserisce la censura del sindaco Raggi, un atto che ostacola la libertà espressione, appellandosi all’inconsistente “diritto all’aborto”, che altro non è che un diritto all’omicidio, antidemocratico e indifendibile sotto tutti gli aspetti.

E, per concludere, un’attenzione alle donne, che, dell’aborto, sono vittime tanto quanto i loro figli. L’aborto “sicuro e legale” infatti nuoce anche alla psiche ed al fisico delle donne, è per questo che la nostra Redazione invita tutti a firmare una petizione per informarle sulle sue gravi conseguenze.

Quanto poi all’immancabile spauracchio dei “numerosi” aborti clandestini come ragione per legalizzare l’aborto, abbiamo già mostrato come essa non sia altro che una clamorosa bugia dei radicali e dei grandi media.

«Basta – dunque – con la disinformazione!»

Luca Scalise

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