22/10/2018

Mozione Meloni in Campidoglio: la vita torna al centro del dibattito politico

Dopo l’approvazione della mozione pro vita al Consiglio comunale di Verona, la questione del sostegno alla maternità è stata nuovamente ripresa, lo scorso 18 ottobre, durante i lavori del Consiglio comunale di Roma in cui si è discusso di due opposte mozioni presentate l’una, dalla presidente di Fratelli d’ Italia, Giorgia Meloni, l’altra da Stefano Fassina (Leu).

La mozione proposta dalla Meloni chiede che il Sindaco e la Giunta capitolina si impegnino a proclamare ufficialmente Roma come “città a favore della vita” e a inserire questo principio generale nello Statuto di Roma Capitale. Per l’esattezza a «predisporre un piano straordinario che rimetta al centro delle politiche capitoline la famiglia e la natalità, a partire dalla leva fiscale, con l’introduzione del quoziente familiare; a prevedere, nella prossima manovra di bilancio, le risorse necessarie per sostenere i centri di aiuto alla vita operanti sul territorio di Roma Capitale; a prevedere, sostenere e adottare nella prossima manovra di bilancio, ulteriori progetti e servizi finalizzati a informare le donne sulle alternative all’interruzione volontaria di gravidanza».

La legge 194 asserisce: «Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio». Quindi, teoricamente, quella dell’aborto, dovrebbe essere una scelta cui ricorrere in casi estremi e invece, oggi, è diventata un vero e proprio strumento di controllo delle nascite al pari di un qualunque contraccettivo (esattamente ciò che l’art. 1 intende escludere).

Un articolo della legge costantemente ignorato è l’art. 2, in cui si fa riferimento agli aiuti a cui hanno diritto le donne che decidono di salvare il bambino che portano in grembo e che lo Stato, attraverso i consultori, deve garantire «contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza». Infatti si è fatto molto poco, fino a oggi, per informare le gestanti che decidono di abortire sulle possibili e valide alternative a cui possono fare ricorso (adozione, parto in anonimato, aiuti economici, assistenza psicologica ecc.). Né si fa abbastanza per fornire alle donne delucidazioni serie sui rischi causati sia dall’aborto chirurgico, sia da quello farmacologico per la salute fisica e psichica, tra cui alcuni molto gravi (infertilità, cancro al seno, dolori addominali cronici, emorragie interne, ecc.), così com’è attestato da varie ricerche scientifiche.

Considerato che la scelta dell’aborto è spesso frutto di solitudine e disperazione, può bastare davvero poco (dal sostegno psicologico anche minimo, a quello economico), a volte, perché una donna torni sui propri passi. E la proposta della Meloni rappresenta proprio un richiamo a tutto questo.

Fassina, che ha presentato una mozione di segno opposto, in cui viene presentato l’aborto come un diritto, sempre e comunque, sostiene che la soluzione non sia nella mozione della Meloni, bensì in una procreazione «cosciente e responsabile che porti ad una maternità consapevole nella salvaguardia della salute delle donne per evitare gli aborti clandestini».

In realtà nessuna delle due mozioni ha voti sufficienti per poter essere approvata (FdI insieme alla lista Con Meloni sindaco può contare su appena 5 voti, così come Fassina sui voti degli 8 esponenti del Pd). Tutto dipenderà dal M5s che è presente in Campidoglio con 28 consiglieri ma fino ad ora nessuno dei pentastellati si è espresso a riguardo.

Comunque vada una cosa è certa: la mozione pro vita approvata a Verona (che è costata il linciaggio mediatico alla Capogruppo del Pd Carla Padovani per aver votato a favore) e quella proposta da Fratelli d’Italia, dimostrano che le numerose e coraggiose iniziative pro life, portate avanti da tante associazioni, cominciano a dare frutto, contribuendo quantomeno a rimettere in discussione ciò che si dava ormai per assodato, ovvero il cosiddetto “diritto” all’aborto. E a prendere, invece, sempre più coscienza del fatto che la vita è in sé un valore, per l’individuo e per la società e la prova di questo è proprio il riaccendersi del dibattito politico, dopo tanto tempo, su questi temi scottanti.

Manuela Antonacci

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