17/12/2017

Natale “arcobaleno” a Milano: Arcigay ringrazia il Municipio

Con il sostegno del Municipio 3, l’Arcigay a Milano ha tinteggiato con i colori LGBTQIA(...) dell’arcobaleno anche il Natale.

Circola ancora la favola secondo cui scopo delle associazioni LGBT sia di combattere le discriminazioni. Niente di più falso: sono proprio loro a volerle creare, mantenere ed esasperare.

Dalle sfilate di orgoglio gay, al cinema gay, al teatro omosessuale, ai locali di intrattenimento riservati alle persone con certe tendenze, al turismo lgbt, fino ai congressi della “polizia arcobaleno”, in questi anni è tutto un succedersi di iniziative per creare un vero proprio “mondo separato” per il “popolo LGBT”. E questa ghettizzazione è voluta proprio da loro.

L’ ultimo e più delirante esempio di questo atteggiamento viene da Milano.
Sabato 16 dicembre è  in una zona del centro si è celebrato addirittura il “Natale Arcobaleno”, promosso dal “Milano Pride”, una sigla che raccoglie la galassia delle associazioni LGBTQIA(...), Arcigay in testa, e con il sostegno del Consiglio di zona 3.

Tutti si chiedono per quale motivo il Natale non possa essere Natale e basta. Perché non ci possono essere le bancarelle e basta, e i cori natalizi e basta. Ma ci devono essere le bancarelle arcobaleno e i cori gay. Già, sembra incredibile, ma nella kermesse natalizia promossa dall’ Arcigay a Milano c’è stata pure l’ esibizione di un coro che si chiama “Checcoro”.

Non è questa precisamente questa la discriminazione che loro dicono di voler combattere?

Di questa contraddizione si sono benissimo resi conto gli organizzatori del convegno, che nel loro comunicato affermavano che “la festa vuole rivolgersi a tutti, senza distinzione legate alla provenienza, alla cultura e all’orientamento sessuale.”

Se avessero voluto veramente fare cosa aperta e non discriminatoria, avrebbero potuto semplicemente festeggiare il Natale “normale”, quello di tutti (anche loro!).
Ma questo ovviamente non andava bene alle esigenze di propaganda di questi gruppi, per cui hanno dovuto inventare la messinscena del Natale LGBT, per poi far finta di smentirlo e dire che era una cosa aperta a tutti, tirando in ballo anche gli extracomunitari e il multiculturalismo.

In realtà la strumentalizzazione politica ed ideologica si vede benissimo dal documento emesso dagli organizzatori  e il tentativo (mai riuscito, tanto che deve essere reiterato continuamente) di far passare la condizione omosessuale come “normale”.

Peccato (o per fortuna) che ci sia sempre la realtà a cozzare contro questa pretesa.

E non solo perché le unioni gay sono strutturalmente sterili, ma anche perché mettono a particolare rischio la salute della gente: si dà il caso che, anche durante il “Natale Arcobaleno” c’era un servizio di test per l’ HIV, e altre malattie sessualmente trasmissibili.

Angelo Mandelli


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