L’obiezione di coscienza è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, riconosciuti e protetti dall’art. 2 Cost. Ma questo al TAR del Lazio non interessa: infatti sostiene che somministrare farmaci abortivi, inserire la spirale, o rilasciare il certificato per l’aborto non implica una partecipazione diretta del medico all’uccisione del bambino.
Ciò significa che i giudici estensori del provvedimento che ha respinto il ricorso contro il decreto Zingaretti ‘Rete per la Salute della Donna, della Coppia e del Bambino: ridefinizione e riordino delle funzioni e delle attività dei Consultori Familiari regionali’, emesso silenziosamente e surrettiziamente dal Presidente, in veste di Commissario ad acta per la Sanità, o non hanno letto il decreto, o non sanno che la spirale, le varie pillole “postcoitali” e l’aborto stesso, anche nei primissimi giorni dal concepimento, comunque pone fine alla vita (= uccide) di un essere umano unico ed irripetibile, dotato di quell’unica ed irripetibile mappa cromosomica.
Il decreto Zingaretti è un provvedimento gravissimo che viola palesemente anche la famigerata legge 194/78, che comunque garantisce l’esercizio dell’obiezione di coscienza fra i medici ginecologi: all’art.9 stabilisce esplicitamente che ‘il personale sanitario non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 (dove per l’appunto si disciplina il processo di certificazione e autorizzazione che precede l’aborto stesso) e agli interventi per l’interruzione della gravidanza, qualora sollevi obiezione di coscienza’ e ciò vale, evidentemente, per ‘analogo motivo’ anche per la prescrizione di sostanze o sistemi meccanici che procurano l’aborto.
Nel decreto, invece, si stabilisce che il personale obiettore operante nel Consultorio Familiare, pur non essendo coinvolto materialmente nella pratica dell’aborto, è obbligato comunque a partecipare alla redazione delle certificazioni e delle autorizzazioni che la precedono e ‘per analogo motivo’, il personale medico obiettore del Consultorio è tenuto alla prescrizione di ‘contraccettivi’ ormonali, anche post-coitali (leggi: varie pillole abortive) e all’applicazione di sistemi meccanici, quali la spirale anch’essa abortiva.
Il decreto Zingaretti, oltre che calpestare un fondamentale diritto, costituzionalmente fondato, di singoli medici-cittadini, quale quello di sollevare obiezione di coscienza, si pone illegittimamente in contrasto con una legge nazionale.
I giudici del TAR del Lazio, se non ignorano la biologia, ignorano la legge.
Francesca Romana Poleggi