25/10/2014

Omofobia, Amnesty, e diritti negati: botta e risposta

La lotta all’omofobia è diventata un’emergenza anche per Amnesty International, sicché anche noi ci siamo associati ai dubbi che si faceva Luigi Santambrogio sulla Bussola e ci chiedevamo se  per Amnesty i “diritti” dei gay non fossero più “diritti” e più “umani” di quelli degli altri (per esempio dei Cristiani nei paesi islamici o dei Tibetani e degli Uiguri in Cina. Ripetiamo: avete mai visto una campagna di Amnesty per il Tibet o per il Turkestan orientale? e contro la crudele politica del figlio unico del governo Cinese?).

Comunque Riccardo Noury, Portavoce Amnesty International Italia, si è risentito e ha scritto una lettera molto sdegnata alla Bussola in cui ritorce le accuse diendo che è la Bussola a ritenere che i diritti dei gay siano diritti di serie b.

In risposta, Riccardo Cascioli sottolinea che “le persone hanno tutte lo stesso valore. Però semplicemente esistono diritti che sono violati e diritti che sono inventati, ci sono emergenze umanitarie vere e emergenze fantasiose per scopi puramente ideologici.”

Poi spiega a Noury (che in teoria dovrebbe essere un esperto), che c’è una bella  “sproporzione tra una tragedia come quella siriana dove parliamo di oltre 200mila morti in tre anni di guerra con milioni di sfollati e profughi e una presunta emergenza omofobia in Italia. ” e dice “presunta” perché  i  dati dell’Oscad (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori) dicono che  in Italia in un anno, dal 1 ottobre 2013 all’8 ottobre 2014, ci sono state 33 segnalazioni di discriminazione sulla base degli orientamenti sessuali.

Niente a confronto delle discriminazioni vere che subiscono – per esempio – le donne che sul posto di lavoro dichiarano di voler fare un figlio.

“A proposito poi di “persone da proteggere e persone da ignorare”- prosegue Cascioli –  mi permetta di farle notare che riguardo al conflitto in Siria e Iraq, proprio La Nuova BQ ha denunciato la parzialità dell’ultimo rapporto di Amnesty International che, parlando delle vittime irachene del Califfo ha parlato soltanto degli Yezidi, ignorando bellamente il dramma dei cristiani.  Ma non è solo il problema di ignorare delle categorie: ci sono anche persone per cui da qualche anno Amnesty ha deciso di lottare a fianco di chi le vuole sopprimere. Parlo dei bambini non nati, Amnesty International da anni partecipa a campagne per la promozione dell’aborto come diritto umano e non si contano su questo tema gli interventi di Amnesty contro singoli paesi che proteggono la vita dei nascituri”.

Siamo sempre più convinti che Peter Benenson (nella foto), fondatore di Amnesty, si stia rivoltando nella tomba.

Redazione

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