05/04/2017

Omofobia – La legge umbra che calpesta la libertà di pensiero

Il Consiglio Regionale dell’Umbria ha approvato la legge intitolata “Norme contro le discriminazioni e violenze determinate dall’orientamento sessuale” , cioè la legge che punisce l’orrendo crimine noto come omofobia.

Il problema è che nessuno sa di preciso in cosa consista detta omofobia.

Ha votato a favore la maggioranza di centrosinistra  con i Cinquestelle, ha votato contro il centrodestra e si è astenuto un consigliere (Forza Italia).

Gli emendamenti della Lega Nord  sono stati respinti. Accolti quelli del Pd e quello della presidente della giunta, Catiuscia Marini, che stanzia 40 mila euro per l’attuazione della normativa: una cifra che non poteva essere usata per i terremotati: la questione omofobia è certamente più importante delle persone rovinate dal terremoto...

Ecco il commento video dell’Avvocato Simone Pillon.

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Fa notare Assuntina Morresi, sull’Occidentale, che se le leggi sul gender e sull’omofobia sono ferme in parlamento, la propaganda aggira l’ostacolo facendole approvare nelle Regioni, cominciando da quelle “rosse”, come l’Umbria, appunto (in Trentino non ci sono riusciti, grazie al buon senso del popolo e dei rappresentanti dell’opposizione che hanno combattuto strenuamente e efficacemente).

Spiega la Morresi che «essendo una legge regionale, non ci sono le sanzioni penali previste nel testo Scalfarotto sull’omofobia che giace abbandonato in Senato. Lo scopo di questa proposta di legge è quindi finanziare istituzionalmente le associazioni LGBT presenti nel territorio regionale perché pubblicizzino massicciamente la loro attività e diffondano capillarmente a tutti i livelli – dalle scuole agli ambienti di lavoro – la loro ideologia, quella oramai universalmente conosciuta come “teoria del gender”, cioè quell’ambito di pensiero secondo il quale gli esseri umani non sono caratterizzati dall’essere uomini e donne, ma si distinguono per preferenze e comportamenti sessuali (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, appunto, e altre lettere che nel tempo si stanno aggiungendo: I come Intersex, Q come Queer etc.). Si tratta di proclamare il “verbo” della scomparsa della differenza sessuale...».

Continua: «La sinistra in crisi ha una disperata necessità di rendersi identificabile dai propri elettori che, una scissione dopo l’altra, rischiano di non orientarsi più; che cosa di meglio, quindi, se non sventolare alta la bandiera della “identità di genere” e dell’”orientamento sessuale” ?

In 14 articoli la legge dispone le regole per l’”educazione” del popolo: Integrazione sociale, formazione e lavoro (art.2); Istruzione (art.3), e poi Responsabilità sociale delle imprese (art.4), Formazione del personale regionale (art.5), Salute e prestazioni sanitarie (art.6), Interventi delle aziende unità sanitarie locali e dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari in materia di orientamento sessuale ed identità di genere (art.7), ovviamente Promozione di eventi culturali (art.8), Tutela della famiglia (!) e accesso ai servizi pubblici e privati (art.9), Misure di contrasto alla discriminazione e alla violenza determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere e sostegno alle vittime (art.10), istituzione di un Osservatorio regionale sulle discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere (art.11), e poi Monitoraggio, comunicazione e informazione (art.12) , per chiudere con Norma finanziaria e Clausola valutativa (artt.13 e 14)».

Andrea Smacchi, del Pd, aveva presentato un emendamento che recitava: “Ai fini della presente legge non costituiscono discriminazione, violenza, istigazione alla discriminazione o istigazione alla violenza il manifestare liberamente il proprio pensiero, le proprie opinioni o i propri convincimenti riconducibili al pluralismo di idee, né attuare condotte conformi al diritto vigente o ai principi e valori di organizzazioni riconosciute nell’ordinamento giuridico, che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione, di religione o di culto”.

Hanno tuonato contro il senatore Miguel Gotor, le senatrici Monica Cirinnà e Valeria Cardinali hanno detto, scrive la Morresi che «non è tollerabile che si possa pensare di stare in un partito – che a livello nazionale è stato promotore delle unioni civili – avanzando proposte, come quella del consigliere Smacchi, che ne contraddicono in maniera inequivocabile i valori, gli orientamenti, i propositi.

Insomma: libertà di parola svuota la legge contro le discriminazioni, e, soprattutto, è contraria alla natura stessa del PD!»

Insomma è chiaro: le leggi “anti omofobia” come questa, servono a calpestare i diritti umani inviolabili che i Paesi civili hanno impiegato secoli a far rispettare.

Noi l’abbiamo sempre detto: ora loro lo ammettono apertamente.

Redazione

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