12/09/2014

Omofobia: legittima scelta o vessazione?

Sala dell’UrbanCenter di Rovereto gremita: un inaspettato numero di persone ha voluto prender parte al dibattito organizzato ieri, giovedì 11 settembre, dal Coordinamento Famiglie Trentine in collaborazione con ProVita per fare chiarezza su di un tema che da una decina di giorni è l’appuntamento fisso sui giornali locali –più puntuale del meteo e dell’oroscopo: l’ omofobia -e tutto ciò che ne deriva- in vista della discussione che avrà inizio la prossima settimana in Consiglio Provinciale a Trento.

Dibattito è stato acceso grazie al ritmo battente mantenuto dal moderatore, il Direttore del quotidiano L’Adige, Pierangelo Giovanetti. Sul tavolo dei relatori le due posizioni sono state rappresentate dal Cons. Rodolfo Borga (Civica Trentina) e dall’Ass. Giulia Robol (Presidente provinciale del PD).

Non ci si perde in chiacchiere e si punta subito al centro del problema: il significato del concetto “discriminazione”, termine usato ben 24 volte in un disegno di legge che conta solamente una manciata di articoli, ma che non trova in alcun punto una definizione.

“La discriminazione è un’azione naturale, quotidiana, insita nell’uomo, quindi non censurabile né tantomeno eliminabile in quanto significa scegliere tra le diverse opzioni che la vita offre”, afferma Borga. “Se invece ci si sta riferendo ad un comportamento ingiustificatamente vessatorio, questo è condannabile tramite strumenti giuridici già esistenti.” In ogni caso il cosiddetto fenomeno omofobia , dati statistici alla mano, non è certamente presente, né in Italia, né in Trentino.

Se i contenuti della proposta sono poco chiari, lo scopo pare ovvio: cercare di dissolvere le resistenze culturali rispetto ad un’apertura indiscriminata nei confronti dell’ideologia gender per creare l’humus culturale adatto ad accogliere le riforme nazionali di revisione del diritto penale (come l’introduzione del cosiddetto reato di omofobia – il ddl Scalfarotto) e di quello di famiglia, raggiungendo così l’equiparazione della famiglia naturale alle coppie LGBT con conseguente diritto all’omogenitorialità. E per far questo non ci si ferma dinnanzi a nulla, soprattutto non si considerano gli interessi e i diritti dei minori, e dei bambini, indugiando in “iniziative che non esito a definire disgustose” incalza Borga, facendo esplicito riferimento a quanto accaduto al Liceo Giulio Cesare di Roma o alle superiori di Reggio Emilia, ma anche in alcune scuole d’infanzia trentine. Queste vicende sono da tenere ben presenti, in quanto nell’attuale testo del disegno di legge si fa riferimento all’entrata nelle scuole di associazioni quali Arcigay ed Arcilesbica durante l’orario scolastico curricolare.

“Rimane la perplessità che mi sorge come legislatore nell’avere a che fare con un disegno di legge che non spiega qual è l’oggetto della sua azione e come intende mettere in pratica le enunciazioni d’intenti sbandierate”, salvo ipotizzare l’istituzione di una sorta di non ben definito osservatorio sulle discriminazioni su cui, scherza Borga, “potrei non avere da ridire. Esiste già la Commissione Pari Opportunità e difficilmente si potrebbe creare qualcosa di più inutile.”

 

Giulia Robol rivendica la necessità di sostenere un dibattito analogo, anche a fronte di un contesto socio-economico che apparentemente su altre priorità dovrebbe incentrarsi, perché “quando si parla di diritti, etica e di difesa dei deboli non esiste il metro del tempo e le questioni sono sempre da considerare urgenti.”

“Sì, stiamo parlando di una battaglia culturale ma finalizzata al raggiungimento di un modello di rispetto per le diversità”, risponde Robol, spiegando come la trattazione di questi temi nelle scuole non è finalizzata a promuovere i modelli LGBT ma, invece, a dare un aiuto alle famiglie di ragazzi che si ritrovano in fase confusionale nell’ambito delle proprie scelte di orientamento sessuale. Passaggio, questo, non compreso nelle more dell’articolato del disegno di legge in quanto –a dire del Presidente del PD- l’attuale testo verrà emendato in tal senso. Parola sua, vedremo la prossima settimana i consiglieri del partito di Renzi come andranno a posizionarsi.

“Sempre che il Vescovo od il sacerdote di qualche paese non intervengano in questi giorni”, scherza Borga, alludendo al cambio di rotta di alcuni consiglieri della maggioranza –tra cui anche firmatari del ddl- dopo le parole dell’Arcivescovo Bressan. “Ed anzi” chiude “mi permetto di invitare il PD ad essere più laico nelle sue posizioni: per analizzare questi temi basta un po’ di logica e del buonsenso. Esistono leggi naturali che fortunatamente nessun diritto positivo potrà mai mutare”.

Su quest’ultimo punto siamo proprio d’accordo: la natura fa solo maschi e femmine, destinati ad unirsi in modo stabile per fare figli e mettere su famiglia.

 

Marika Poletti

 

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