03/08/2014

Omofobia: Salesiani in Alto Adige

Dopo la montatura contro la Preside dell’Istituto Sacro Cuore di Trento, nelle mire dei militanti del politically correct allo stato puro è ora finito l’Istituto Raneirum, condotto dai Salesiani, in quel di Bolzano.
Qual è la colpa, grave e omofoba, del Preside? Aver predisposto “un patto formativo” da far sottoscrivere agli studenti e alle famiglie in cui si chiede di condividere gli ideali cristiani e le pratiche religiose della scuola.
Si precisa che non è obbligatorio essere Cattolici praticanti, ma chi vuole frequentare quella scuola deve partecipare alla Messa e tenere un comportamento coerente con la morale cattolica. Di qui, conseguentemente, niente propaganda omosessualista. Chi fosse omosessuale ne parla in privato – se vuole – con i precettori e – se vuole – si attiva un percorso riservato di supporto e di aiuto. 
Questo è stato più che sufficiente per scatenare il livore di gente come Sarah Franzosini, autrice del pezzo pubblicato su www.salto.bz.
Di fronte a tanta violenza e intolleranza, a questa Redazione preme innanzi tutto far pervenire la massima solidarietà al Rainerum.
E poi qualche considerazione per tutti coloro che ancora ritengono di poter ragionare con la propria testa.
– Ogni scuola pubblica, laica, statale, da anni usa far firmare un “patto educativo” agli studenti e alle famiglie. Qualche volta si tratta anche di documenti ben fatti e con un senso: la scuola non può essere l’unica responsabile della crescita culturale e umana dei ragazzi. E tutti – docenti, discenti e famiglie – devono cooperare sulla base di “regole condivise”.  Tanto per dirne una, nella mia scuola tutti si impegnano a non fumare (in ottemperanza della legge), neanche nel cortile. Ciò vuol dire che se un ragazzo viene colto in fallo e viene sospeso, i genitori sosterranno il rigore della scuola. Di fronte a ciò professori o studenti incapaci di stare qualche ora senza accendersi una sigaretta, possono scegliere un’altra scuola per lavorare o per studiare.

 

Mutatis mutandis non vedo perché un patto del genere non possa essere fatto in una scuola ebraica, per esempio, in cui tutti si impegnano a non portare pane e salame per merenda. E così in una scuola cattolica, magari, tutti dedicano tot ore allo studio della religione e alla Santa Messa. Chi fosse allergico, scegliesse un’altra scuola!
– Quanto alla solita solfa sull’omofobia: il Preside ha detto chiaramente che no, mai un ragazzo sarebbe espulso perché omosessuale. Ma anche ad un ragazzo omosessuale si chiede un comportamento in linea con certi principi educativi.
Penso ancora alla mia scuola (pubblica, statale, laica): se le coppiette assumono atteggiamenti teneri per i corridoi, li si invita fermamente e cortesemente a capire che la scuola non è il luogo deputato a pratiche pomiciatorie, le quali tradizionalmente vanno svolte “per fratte” o siti equipollenti. Allo stesso modo si invitano studenti e studentesse a vestire abiti da spiaggia al mare e quelli  da discoteca in locali da ballo. A scuola gli abiti siano contegnosi, così come il linguaggio, ecc. Tutto ciò finora è andato bene per “l’educazione” delle coppie maschio – femmina. Se invece si trattasse di coppie omosessuali o di ragazzi che vengono a scuola vestiti come Platinette, avremo il dovere di sorridere, accettare e plaudire, altrimenti saremmo omofobi?
Speriamo con tutto il cuore che sia solo una sfortunata coincidenza, dopo Trento , Bolzano.
Speriamo di non dover assistere all’inizio una “crociata” contro le scuole cattoliche, con lo scopo di intimidire, vessare e indebolire chi ancora tenta di usare il buon senso e la legge naturale nello svolgere il suo ruolo educativo.
Francesca Romana Poleggi
Blu Dental
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