04/05/2015

Omosessualismo: anche a Brescia non si adeguano

Dopo la contestazione al disegno di legge contro l’omofobia in discussione al Consiglio Provinciale di Trento, firmato compattamente dal comune ladino di Soraga (TN), un’altra opposizione alla moda gender e all’omosessualismo viene da una scuola in provincia di Brescia.

Al liceo Fermi di Salò è stata organizzata, il 29 aprile scorso, un’assemblea di Istituto con tema “La diversità”.

Tale assemblea è stata al centro di infuocate polemiche: non ha trovato il consenso di tutti e alcuni genitori hanno anche chiamato la dirigente scolastica, Gabriella Podestà, per protestare.

Bludental

Altri hanno scritto ai giornali per chiedere che la propria opinione negativa su questa assemblea venisse diffusa.

Di cosa si dibatteva dunque in questa assemblea tanto contestata? La centralità, come detto era “la diversità” e si proponeva agli studenti di leggere e capire i vari aspetti che disegnano la realtà sociale. Non c’è stata nessuna obiezione per l’autore del romanzo “Io l’assassino”, che racconta la sua esperienza in carcere, nessuna obiezione per i due medici missionari in Africa, che hanno messo in guardia dall’Isis, nessuna obiezione per la presidente dell’Anffas, che ha invitato ad evitare l’ipocrisia sui disabili e nessuna obiezione nemmeno per il fotoreporter di guerra che ha trasmesso immagini tremende.

Chi ha contestato l’assemblea, ha contestato gli esponenti dell’Arcigay di Brescia, che hanno illustrato “la diversità di genere”. Una mail di un genitore diceva: «E noi permettiamo che su un tema così delicato e sensibile come quello della sessualità vengano a pontificare in una scuola il presidente e il tesoriere di Arcigay? E tutto questo senza un minimo di contraddittorio? Ma che scherziamo? Per di più subito dopo avere visto un film di un autore omosessuale, orgoglioso di esserlo, che sdogana completamente l’omosessualità presentandola come la cosa più bella e normale del mondo. Questa lobby gay, chiassosa, potente e ricca, non ha diritto di inculcare idee sbagliate alla nostra gioventù e noi abbiamo il sacrosanto dovere di difendere la nostra libertà di educare i figli secondo le nostre convinzioni. Non posso accettare che la scuola proponga (imponga) dall’alto una cosa del genere, che distorce il giudizio di persone in via di formazione, e noi incassiamo senza battere ciglio».

La dirigente ha respinto l’attacco, dicendo che la scuola non voleva influenzare nessuno, mirando sempre all’obiettività, ma non vengono date risposte alla assenza di contraddittorio, rifugiandosi dietro ad un” non c’è stata alcuna azione deviante o fuori luogo”.

In un età dove le coscienze, anche dal punto di vista sessuale, sono in via di formazione, i ragazzi devono essere liberi di fare da soli le loro scelte, confrontandosi in caso con la famiglia, non certo con una lobby gay, che tenta di imporre il proprio modo di vedere le cose.

Il rispetto per la diversità e la tolleranza sono ben altra cosa ed i genitori, unitamente agli studenti hanno piena libertà di protestare senza venire additati come “bigotti” o “stupidi”, altrimenti gli intolleranti non sono certo loro.

L.T.

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