07/06/2014

Politica ed ideologia gender: Trentino, un esempio d’azione di una maggioranza di centro sinistra

La promozione delle pari opportunità per i diversi orientamenti sessuali: spazi di azione per gli enti localiquesto il titolo del documento redatto da Chiara Bertone e Valeria Cappellato per conto della Giunta della Provincia Autonoma di Trento – Commissione Provinciale Pari Opportunità. Siamo nel 2006 ma ciò che nel Trentino governato dal centrosinistra autonomista è nato, ha avuto poi specifici riscontri nel resto d’Italia. La stessa maggioranza che ora ha in discussione il ddl contro l’omofobia.

Per permettere a tutti di apprenderne i contenuti principali, abbiamo steso un sunto, una sorta di lettura agevolata con i riferimenti specifici alle pagine dove poter ritrovare i passaggi in originale.

educazione_affettività_sessuale_TN (3)La Commissione provinciale Pari Opportunità tra uomo e donna, nata, come denuncia il nome, per trattare il rapporto tra i due sessi, ha inaugurato un nuovo capitolo delle proprie competenze: come equiparare la famiglia tradizionale con quelle alternative. Non più coppie di fatto, la Provincia va oltre, trattando le coppie gay-lesbiche-bisessuali-transessuali.

Il documento è da considerarsi importante per diversi motivi, tra cui l’immagine che la Provincia dà di sé e perché esso costituisce un modello per l’azione dei diversi enti locali (pag 23)

Quella che segue è una proposta di lettura-agevolata di alcuni punti trattati dal documento provinciale.

POLITICA SOCIALE
A giudizio della Commissione Pari Opportunità i vari livelli di governo locale hanno il dovere di attuare delle politiche sociali atte ad estendere i diritti sociali alle coppie GLBT. L’impostazione di base prevede infatti che i diritti civili provengano direttamente dalla sovranità statuale, ma l’elargizione dei servizi alla cittadinanza è riposta nella volontà e nella capacità delle Regioni-Province-Comuni. Tutto questo con due scopi: equiparare la famiglia tradizionale a quella alternativa per le politiche sociali locali e creare l’humus per poi influenzare la definizione istituzionale di cittadinanza a livello nazionale (pag. 17).

RUOLO DEI COMUNI
Riassumendo gli ambiti dell’intervento locale sono quattro: assistenza, lavoro, salute, abitazione (pag. 20). Ma nulla ostacola che si possa agire in altri settori. Anzi, la Provincia si augura che ogni ente locale si organizzi nei modi più disparati per preannunciare progetti che possano modificare lo status quo verso un cambiamento di mentalità. Alla luce del fatto che nella nostra Provincia vi sono forti resistenze culturali (pag. 113), ci si propone di cambiare la società per prepararla al totale annullamento delle differenze tra famiglie normali ed atipiche. Questo sotto una moltitudine di aspetti: basti pensare al “registro comunale” delle coppie di fatto, comprensivo del fenomeno GLBT (pag. 38), che può assumere un valore simbolico oppure, come si augura la Provincia, essere fonte di diritti sociali. Ci si aspetta che i Comuni siano pronti ad offrire un uguale trattamento per coppie gay e famiglia nei servizi per l’infanzia (pag. 140), come ci si auspica che vi siano legami continuativi di collaborazione e finanziamento nei confronti delle associazioni GLBT (pag. 52-55, per il Trentino: pag. 141).

RIFERIMENTO COSTITUZIONALE – TITOLO V
Il documento si inserirebbe, secondo la Commissione Pari Opportunità, tra le righe della Costituzione italiana, laddove, nel novellato Titolo V, dipana la differenziazione delle competenze statuali tra enti periferici e centrali. Si estrapolano alcuni articoli per poter giustificare questo progetto: l’art. 117 Cost., laddove prevede la “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”, asserendo altresì che le finalità esposte siano “utili all’interesse generale” (Cost., art. 118) (pagg. 72-75). Non crediamo però che questo passo sia da considerarsi congruo per l’interesse generale; tutt’altro, nel nostro modo di concepire la comunità e lo Stato, una famiglia il più possibile affine al concetto tradizionale può porre le radici per una crescita armoniosa e corretta dello Stato stesso.

RIFERIMENTO COSTITUZIONALE – LA FAMIGLIA
La Costituzione invece parla chiaro quando intende dire di cos’è la famiglia: nel suo art. 29 la definisce “società naturale fondata sul matrimonio”. Qui si può essere d’accordo o meno, ma non si può pretendere di modificare e strumentalizzare la Carta Costituzionale come più ci aggrada. Oltre a questa considerazione di carattere normativo, ci possiamo assolutamente considerare concordi con ciò che viene previsto in questo articolo, in quanto frutto di considerazioni sagge e integre. Ma non sono tutti di quest’idea. Sempre nel documento provinciale si legge il pensiero dell’Assessore Marta Dalmaso: “Quando si parla di nucleo familiare, si intende nucleo familiare anagrafico e non ci si riferisce alla famiglia fondata sul matrimonio.” (pag. 133). Se dal punto di vista del censimento, il concetto di famiglia anagrafica ha il suo importante ruolo, in ambito politico le gerarchie debbono essere diverse. Ed è molto grave che un politico facente parte della Giunta provinciale di questo non tenga conto.

INTERVENTO CAPILLARE
Tutto deve essere trattato e interpretato sotto l’ottica GLBT: dall’educazione dei bambini all’organizzazione delle nostre scuole (pag. 12; per il Trentino: pag. 131); dalla formazione continua (=sistema formativo integrato che si compone di una rete di diverse agenzie sul territorio –scuole, associazioni, musei, corsi serali, percorsi culturali, oratori, progetti pubblici…- atta ad educare la persona durante tutto il suo ciclo vitale) (pag. 129) alla pubblicità; dalla famiglia alla genitorialità (pag. 15). Da sottolineare è quest’aspetto: si intende mutare la cultura agendo nelle scuole, facendo sì che vi siano dei percorsi che trattino la questione GLBT, libri di letteratura omosessuale e transessuale, persone che spieghino come sia normale l’esistenza di coppie di questo tipo e di come esse possano tranquillamente avere figli. Nel documento ci si lamenta del fatto che nelle nostre scuole i bambini diano per scontata l’eterosessualità e quindi la famiglia tradizionale (pag. 12) e che i bambini abbiano a disposizione libri che raccontano di favole in cui vi sono madre-padre-figli e non di genitori transessuali in un mondo composto pure di tutte le altre sfaccettature di queste diverse inclinazioni sessuali (pag. 92). Perché, secondo la Provincia di Trento, uno degli aspetti fondamentali di tale questione è garantire i tre livelli di diritto sessuale: le pratiche sessuali, l’identità sessuale e le relazioni (pag. 14). Ritiene che il matrimonio GLBT sia segno di integrazione nella società (pag. 35) e che il diritto alla propria relazione affettiva sia garantito solo se i GLBT possono diventare genitori (pag. 15). Noi riteniamo invece che lo Stato debba avere come propria interlocutrice la famiglia tradizionale, naturale nucleo per la crescita e l’educazione dei figli e, quindi, per la crescita sana della società. Non dovrebbe essere posta in posizione di difesa, ma oggetto di tutte le tutele possibili per la sua integrità. Questo per il diritto individuale e per l’interesse collettivo.

LE “BUONE PRASSI”
La provincia, con a capo l’Assessore Dalmaso, definisce “buone prassi” degli interventi già avviati in alcuni esperimenti europei o da attivarsi al più presto. Gli esempi sono molteplici: pagg. 48-49; pag. 59; pag. 87; la libera sessualità nella sfera pubblica a pag. 88; il monitoraggio sui mass-media affinché presentino in modo positivo le famiglie GLBT a pag. 139…

LINGUAGGIO NEUTRO
La Provincia vuole annullare il linguaggio sessuato, nel senso che non si debba più parlare di “sesso” (quindi solo maschile e femminile), bensì di “genere”, termine più adatto ad essere flessibilizzato in varie forme (maschile, femminile, transessuale, transgender, bisessuale, gay, lesbica…). Il linguaggio, sia nella scuola che nella collettività deve essere neutro (pag. 59) e queste attenzioni devono essere prese soprattutto da chi lavora nei servizi pubblici, in
particolar modo dagli agenti di polizia, accusati dai GLBT di discriminazione: non dovranno fare domande dirette sull’appartenenza sessuale e non dovranno dare per scontato la sessualità della persona (pag 62).

LA CRESCITA ECONOMICA
Nel documento si legge che, a giudizio dell’Assessore Margherita Cogo, l’integrazione di queste coppie GLBT produrrà effetti positivi sull’economia del Trentino (pag. 124)

ESEMPIO EUROPEO
A tutti coloro che fanno proprio il cavallo di battaglia europeo, cioè che saremo l’ultimo Stato ad attivare queste politiche d’integrazione sessuale, anche per colpa della Chiesa cattolica, come nostra presa di posizione, rispondiamo che noi vogliamo essere il primo Stato che si batte affinché tale disegno nefando, disgregativo e controproducente per la comunità tutta sia soltanto ritrovabile in qualche vaneggiante documento, come quello promosso dalla Provincia Autonoma di Trento.

Redazione

 

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